Rifondazione: no ai movimenti anti-abortisti nei consultori
Lunedi 16 Luglio 2012 alle 22:22 | 0 commenti
Bruna Giovanna Pineda PRC Federazione della Sinistra Veneta - No ai movimenti anti-abortisti nei consultori. Lasciamo le donne libere di scegliere. Mercoledi 18 luglio dalle ore 10.30 presidio delle donne davanti al Consiglio Regionale del Veneto
Mercoledì prossimo, 18 luglio, verrà discussa in Consiglio regionale la proposta di legge di iniziativa popolare che vuole i volontari dei Movimenti antiabortisti nei consultori, nei reparti di ginecologia ed ostetricia, nelle sale d' aspetto e negli atri degli ospedali.
E' una vecchia proposta, risalente al lontano 2005, che ogni tanto come la salsa peperonata rancida si ripropone. Lo scopo, si legge nella premessa, è quello di dare «informazioni che potrebbero salvare molti bambini e mamme e di dare finalmente attuazione alle 194 visto che la nostra regione gode il triste primato di numero di interruzioni di gravidanza volontarie dopo la dodicesima settimana." Ma allora, se il dato allarmante per il proponente è questo, allora perché invece di proporre di inserire le associazioni volontarie antiabortiste in un servizio pubblico, come dovrebbero essere i consultori, non vengono potenziati quest'ultimi e non viene proposta una vera soluzione per l'accellerazione dei tempi? I proponenti di questa legge, che puzza di antica crociata medievale, non sanno forse che questo protrarsi dei tempi d'attesa non è dovuto alla volontà o alla negligenza delle richiedenti, ma purtroppo dal numero sempre più numeroso di medici, ginecologi e infermieri obiettori che ostacolano l'attualizzazione della legge? Ricordiamo che obiezione di coscienza è "il rifiuto di assolvere a un obbligo di legge gli effetti del cui espletamento si ritengano contrari alle proprie convinzioni ideologiche, morali o religiose. Colui che pratica tale opzione si chiama obiettore di coscienza. Caratteristica dell'obiezione di coscienza è l'assunzione in prima persona delle conseguenze civili e penali che dall'obiezione derivano". L'obiezione di coscienza non è riconosciuta in altri stati europei come Francia, Gran Bretagna e Spagna. Perché difendiamo la 194 Prima della istituzione della 194, si stimava avvenissero in Italia 350.000 aborti clandestini l'anno. Quando nel'78 venne varata, il legislatore s'era posto due obiettivi: abbattere il ricorso all'aborto clandestino ed evitare che l'Ivg divenisse un sistema di controllo delle nascite. Secondo i dati presentati ogni anno dai ministri della Salute, dall'82 ad oggi il numero di aborti si è ridotto del 43%, quelli clandestini del 94% e l'Ivg non è mai divenuta un sistema di controllo delle nascite. Grazie alla 194 ed agli sforzi dei consultori per diffondere le conoscenze sui contraccettivi, gli aborti si sono dimezzati. Dal 1978 ad oggi si sono evitati 3 milioni e 300.000 mila aborti e le donne non ne muoiono più. Il numero degli aborti legali Sono stati 121.406 gli aborti volontari in Italia nel 2008, il dato provvisorio è comunque in calo rispetto al 2007 (-4,1% con 126.562 casi) e rispetto al 1982 il calo è del 48,3%, anno in cui si verificò il dato più alto di 234.801 casi; segno che la legge 194 funziona. La situazione in Veneto Per le donne venete la richiesta di una Ivg è comunque un calvario. Secondo i dati del ministero della Salute, il Veneto è: 1) al secondo posto in Italia per percentuale di ginecologi obiettori (l'80%); 2) al primo nella graduatoria delle Ivg praticate dopo la 12ª settimana, a causa dei tempi di attesa delle strutture preposte; 3) la regione con i tempi di attesa più lunghi tra la richiesta di intervento della donna ed il momento in cui lo ottiene: il 34% delle donne attende più di 3 settimane; 4) tra le regioni con i tempi di ricovero più lunghi per l'intervento; 5) nessuna delle sue numerose strutture private convenzionate pratica Ivg; 6) costringe il 13,2% delle residenti a rivolgersi a strutture esterne alla Regione. Si tratta dell'erogazione di un'assistenza sanitaria che, in base agli indicatori di qualità (tempi di attesa, complicanze e tempi di ricovero) pone il Veneto in coda alle regioni italiane. Il tutto si traduce in un aumento di sofferenza per le donne, mentre l'allungamento dei tempi di ricovero e l'esecuzione di interventi fuori regione determinano un aumento di spesa per la regione stessa.La situazione è ancora più drammatica nelle province periferiche: in Polesine ad esempio vi è un unico ginecologo non obbiettore per una popolazione ci circa 250 mila abitanti, senza contare gli anestesisti, gli infermieri e il personale paramedico in generale. In Polesine abortire è quasi impossibile e spesso l'usl è costretta a reperire un medico esterno per far rispettare la volontà di chi vuole usufruire della legge, con una ricaduta sui costi maggiore anche sulla collettività .L'aborto comunque va ribadito che rimane per la donna sempre un dramma e una decisione presa in solitudine e sofferenza, e dietro c'è sempre il fallimento personale e anche di una buona politica sulla maternità consapevole e responsabile. L'unica vera medicina contro l'aborto e la prevenzione e l'educazione: fare educazione alla sessualità nelle scuole; parlare di contraccezione con le donne che hanno bambini piccoli, con quelle che chiedono o hanno fatto una Ivg. Noi sappiamo che dietro ogni Ivg c'è il fallimento di un tentativo di contraccezione che, nonostante le speranze, non ha funzionato. Diffondere la cultura della procreazione consapevole tramite i consultori è stata l'azione più efficace contro il ricorso all'Ivg. Evidentemente, dovrebbero essere maggiormente sviluppati i servizi sociali preposti all'intervento di prevenzione e educazione alla contraccezione in particolar modo in quelle regioni in cui il tasso d'immigrazione è più elevato. I servizi pubblici forniti dai CONSULTORI FAMILIARI sono stati invece sottoposti a revisione e ad un continuo ridimensionamento. La Regione Veneto, ad esempio, avrebbe più di altre regioni bisogno di potenziare questo servizio, ma in realtà ha fatto l'esatto contrario avendo un tasso di 0,6 consultori ogni 20.000 abitanti (Italia 0,7; Piemonte 0,8; Lombardia 0,5; Liguria 1,1; Emilia 1,1; Toscana 1,1... il quadro completo sul web del Ministero Salute; http://www.ministerosalute.it/ lo standard fissato dal Progetto Obiettivo Materno Infantile del 1998 è di 1 consultorio ogni 20.000 abitanti). Ora poi con il nuovo Piano Sociale Sanitario e la spending review sarà tutto di nuovo messo in discussione. Non dimentichiamo poi i soldi che ogni anno la stessa Regione Veneto elargisce ai consultori privati. Sarebbe bene andare a vedere quanti soldi in bilancio la Regione Veneto mette a disposizione ogni anno per questi ultimi a scapito dei consultori pubblici e anche quanti contributi già elargisce alle associazioni "amiche" antiabortiste. Ecco perché la Federazione della Sinistra del Veneto si contrappone fortemente a questa proposta di legge, poichè va a ledere i già precari servizi che sono oggi a nostra disposizione e la nostra libertà di scelta, cioè compromette la già difficile attuazione della 194.
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