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I Sì diversi ai referendum per il Veneto "provincia" di confine e per la Lombardia "capitale" d'Italia mettono in gara Zaia e Maroni con Salvini in difficoltà. I primi passi: sbagliati dal veneto, azzeccati dal lumbard

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 26 Ottobre 2017 alle 23:34 | 0 commenti

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Prima del doppio voto per i due referendum per l'autonomia del Veneto e della Lombardia gli astensionisti, tra cui chi scrive, e i dubbiosi, tra i propugnatori del "sì" a rimorchio della Lega Nord, obiettavano, su piani diversi ma concordanti su questo, non sull'utilità di un'autonomia ben gestita ma sullo scopo autopromozionale dei due leader, più Luca Zaia di Roberto Maroni, in funzione politica e nazionale. Ora qualche prima osservazione va fatta soprattutto dopo i primi, diversi, passi dei due governatori nei confronti di due Sì che paiono profondamente diversi.

Il Sì massiccio del Veneto, al di là delle pur lecite attese di conquiste economiche e decisionali, tutte da ottenere, ha goduto dell'arroccamento della regione in cui non a caso i cittadini dei capoluoghi sono andati al voto in misura inferiore degli abitanti dei paesi e dei centri delle varie province; quello della Lombardia, che non a caso non aveva posto un quorum per la validità della consultazione, è stato un Sì che ha pagato lo scotto o, per chi non è andato alle urne, ha beneficiato del vero, storico sogno della città meneghina: non separarsi da Roma, ma essere riconosciuta come la vera Capitale d'Italia.

Ecco che allora si capisce l'inizio aggressivo, provincialotto, di Luca Zaia nel "riscuotere" il successo: oltre alle rivendicazioni su tutti tutti i 23 punti da contrattare con lo stato centrale anche la richiesta del federalismo fiscale e della nascita di una regione a statuto speciale, non previsti oltre che nella Costituzione anche nel quesito sottoposto agli elettori.

A fare da contraltare al "secessionismo" dialettico di Zaia, da presidente di un club di provincia che non vince mai i campionati e, se vince una partita, organizza cortei da trionfo in Champions, c'è Maroni che, da una città abituata in tutti i campionati ai vertici nazionali ed europei, precisa subito di voler aprire il tavolo delle trattative con Roma, con pari dignità, sui punti contrattabili. E addirittura lancia un messaggio al collega dell'Emilia Romagna,+ che sulle autonomia ha già intavolato discussioni avanzate col governo senza indire un referendum: "frena un mese - gli dice ufficialmente - per fare in modo di attendere le determinazioni del Pirellone, ora Palazzo Lombardia, e poi procedere insieme sulla via delle richieste all'attuale capitale".

Ecco, quindi, che ora si può dare una prima risposta al dubbio sull'eventuale scopo autopromozionale dei due governatori nell'indire i due referendum o, almeno, sull'uso che faranno del loro successo.

Se questo obiettivo c'era, oggi lo sta raggiungendo chi, apparentememte, ha vinto di meno nelle urne.

Il presidente della Lombardia non rompe, infatti, con l'Italia di cui i lombardi vogliono diventare il fulcro ufficiale e, automaticamente, si accredita come possibile leader lumbard in quota Lega del centro destra nazionale al posto di un Matteo Salvini che almeno nel 2018 non potrà esserlo per le sue posizioni barricadiere e lepeniste.

E Luca Zaia capisce l'errore fatto nella competizione con Maroni, più che col governo nazionale,  radicalizzando subito lo scontro, prima ancora di attivare il confronto con Roma per qualche giorno ancora ladrona, e fa un passo indietro ufficializzando già ieri, 25 ottobre, in regione il disegno di legge statale di iniziativa regionale (quello sui 23 punti) ma rinvia i proclami sul federalismo fiscale e sullo stauto speciale.

Zaia ha capito che si è fatto trascinare dalla sua malcelata ambizione che, se ha obiettivi romani, non può esaudire con la boria del provinciale reduce da una partita vittoriosa in un campionato giocato da due mandati nelle retroguardie e in cui il Veneto sarà ricordato per fattacci come il Mose, i financial project e il crac delle due banche venete piuttosto che per i proclami di riscossa dopo sconfitte storiche come queste.

Zaia ha capito di aver sbagliato ed è un passo avanti per lui.

Ma lo sbaglio conferma che mai sarà un leader nazionale.

Al massimo lo sarà di una regione, che, se continua così, diventerà magari più autonoma di quanto possa realmente esserle utile pechè dovrà fare i conti, quelli veri, con i disastri dei due decenni a predominanza e, con Luca Zaia, a guida leghista.

E i conti veri non sono quelli a breve, economici, ma quelli di lungo termine, patrimoniali.


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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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