Referendum, gli appelli di Usb e Pci per votare No
Venerdi 2 Dicembre 2016 alle 17:19 | 0 commenti
Di seguito gli appelli a votare No al referendum costituzionale di Germano Raniero per USB e di Giorgio Langella per il PCI
USB: Dopo una campagna referendaria lunghissima durante la quale si è parlato di tutto meno che dei contenuti della proposta di modifica alla Costituzione, è arrivato  il momento del voto. Non poteva che essere così perché la caratterizzazione Renzi si - Renzi no è emersa sin dalle prime battute prima dell'estate. Per primo è stato lo stesso capo del governo a legare il suo destino politico al risultato referendario. Un voto che esprimerà quindi esplicitamente il grado di sopportazione del popolo italiano rispetto alla situazione generale del paese, alle condizioni di vita e di lavoro che si fanno sempre più pesanti, alla disoccupazione che non accenna a diminuire, alle privatizzazioni che stanno mangiando pezzo a pezzo quel poco stato sociale che era rimasto.
Il NO espresso da tanti giuristi e costituzionalisti e che mirava ai contenuti delle modifiche apportate alla Costituzione dalla maggioranza Renzi-Alfano-Verdini, pur se legittime e centrate sui problemi e sulle contraddizioni che tale proposta contiene, è stato prima integrato, poi superato e infine travolto dalla battaglia sul NO a Renzi e al suo governo.
Come USB ci siamo subito schierati per il NO facendo nostre sia le ragioni giuridiche e costituzionali, sia quelle relative alla lotta ad un governo che, in assoluta continuità con i precedenti ed a prescindere dalle sceneggiate televisive di Renzi, sta di fatto attuando tutte le indicazioni dell'Unione Europea, della BCE e dei grandi gruppi finanziari ed economici internazionali.
A queste due ragioni del NO abbiamo aggiunto un NO sociale che ha prodotto lo sciopero generale del 21 ottobre e la grande manifestazione del 22 ottobre.
Un NO sociale che parte dai bisogni e dalle condizioni di vita e di lavoro di milioni di donne e uomini che si sentono ormai esclusi, emarginati e che vivono senza alcuna certezza del proprio futuro.
Un NO sociale al divario sempre più ampio tra chi ha le tasche sempre più piene e chi vive ormai tra mense dei poveri, sussidi e pensioni sociali.
Un NO sociale all'imperante logica e filosofia della privatizzazione di tutto ciò che è rimasto pubblico e che si trasforma da una parte in ulteriore miseria e dall'altra nell'alimentazione di un'orgia di interessi che produce ricchezza e potere senza limiti nelle mani di pochi.
Un NO sociale non solo alle politiche che vengono da Bruxelles ma alla stessa Unione Europea che è per noi una gabbia non più riformabile e quindi da abbattere.
E come forza sindacale non possiamo non sottolineare che Cisl e Uil sono di fatto per il SI, mentre la Cgil formalmente si dichiara per il no ma volutamente non fa assolutamente nulla per sostenerlo.
D'altra parte come potrebbe se ricerca in tutti i modi di compiacere il PD di Renzi, la Confindustria e la stessa Cisl.
L'ultimo schifoso contratto dei metalmeccanici sottoscritto pochi giorni fa da fimfiomuilm e l'accordo politico extra contrattuale del Pubblico Impiego che cgilcisluil firmano al solo scopo di sostenere il Governo a pochi giorni dal voto, dimostrano ormai l'assoluta omogeneità delle politiche di queste tre sigle sindacali e la scomparsa della presunta â€anomalia†Landini-Fiom.
Anche per questo è importante un forte e chiaro NO sociale, non possiamo regalare il NO ai Salvini, Meloni, Berlusconi di turno: se passerà il NO al Referendum sarà più facile e più rapida la costruzione di una vera alternativa sindacale in questo paese e la ripresa delle lotte per riconquistare salario, condizioni di lavoro migliori, diritti e dignità per il mondo del lavoro.
Le tante mobilitazioni che hanno intrecciato questo periodo, lo sciopero generale, le manifestazioni, l'imponente mobilitazione delle donne, le scuole occupate, un nuovo protagonismo di giovani e studenti, pongono le basi di una reale ripresa del protagonismo di massa e di un confitto che si fa di giorno in giorno più intenso.
Per questo USB sta lavorando e anche per questo chiediamo a tutte e tutti di votare NO e di utilizzare queste ultime ore prima del voto per sostenere in ogni modo il NO sociale al Referendum.
PCI: Tra due giorni andremo a votare al referendum costituzionale. Lo facciamo dopo una campagna referendaria che, spesso, ha tralasciato di entrare nel merito della revisione costituzionale voluta dal governo soffermandosi a parlare della stabilità che ci sarà dopo una vittoria del Sì e dei disastri che potrebbero esserci qualora vincesse il NO.
Della forma e della sostanza di una revisione costituzionale confusa e spesso incongruente si conosce, in definitiva, abbastanza poco.
La propaganda e l'annuncio sono state le caratteristiche principali degli interventi di questi ultimi mesi. In particolar modo in questi ultimi giorni si è scatenata la “verve†di Renzi presente in ogni rete televisiva e a qualsiasi ora.
Un'occupazione dei mezzi di informazione che ha superato di gran lunga quella già imponente del Berlusconi del decennio scorso.
Renzi e il suo governo hanno fatto promesse di ogni tipo. Dai 30 o 50 euro in più per i pensionati all'intesa per il contratto della Pubblica Amministrazione (ancora tutto da confermare), dall'esibizione di una scheda per l'elezione del nuovo Senato che non può esistere dal momento che la legge elettorale “si farà †alla promessa di modificare la legge elettorale per la Camera dei deputati recentemente approvata (che però resta quell'Italicum che sarà sottoposto al vaglio della Corte Costituzionale).
Nel frattempo ci sono state prese di posizione “importanti†a favore del Sì. Da Marchionne a Briatore, da Renzo Rosso allo chef Bottura. E ci sono, poi, gli scenari apocalittici prospettati dal Financial Times (otto banche che falliranno con il NO, come se il problema delle banche fosse stato causato dalla Costituzione nata dalla Resistenza). E ci sono anche gli “endorsementâ€, per il Sì, di importanti personaggi politici esteri come Obama e Schauble; quelli di “istituzioni†internazionali come OCSE e BCE.
Infine arriva la recentissima dichiarazione di Romano Prodi che, adottando la storica linea del “turarsi il nasoâ€, sente il dovere di rendere pubblico il suo Sì per la sua storia personale e le possibili conseguenze sull'esterno "anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarieâ€.
Non c'è che dire una visione da vero statista che, però, non riesce a guardare più in là delle questioni contingenti.
In questa campagna referendaria, quindi, abbiamo visto di tutto e di più.
Quello che è incontrovertibile, però, è la divisione che è stata prodotta tra l'elettorato. Comunque vada, dal 5 dicembre sarà complicato ricostruire una coscienza nazionale e poco o nulla sarà come prima. Non potrà esserlo dal momento che è stato deciso di andare avanti a tutti i costi con una revisione costituzionale imposta dal governo e approvata da parlamentari che occupano la loro poltrona grazie una legge elettorale dichiarata incostituzionale nei suoi punti fondamentali. In definitiva si cambiano 47 articoli della Costituzione con una manovra interna al palazzo, senza coinvolgere preventivamente i cittadini.
Spesso si sente affermare che la stabilità è necessaria e si fa riferimento ai troppi governi della prima repubblica, ma ci si dimentica di ricordare che durante quel periodo considerato instabile, grazie a una politica alta, si sono fatte riforme che hanno migliorato la vita dei cittadini (dallo Statuto dei lavoratori al servizio sanitario nazionale, dal divorzio alla scuola media unificata …).
Si fa credere che la governabilità si possa avere disegnando architetture istituzionali anche di dubbia efficacia mentre si può e si deve governare solo facendo gli interessi dei cittadini ed attuando quella Costituzione che si vorrebbe cambiare.
Quella che dobbiamo votare domenica è una revisione costituzionale scritta male, incomprensibile, che evidenzia gravi incongruenze e dimenticanze anche a detta di chi la vorrebbe confermata dagli elettori.
Non c'è nessuna ragione logica, se non la paura e la supina accettazione dei ricatti che provengono da più parti, per approvare la revisione costituzionale del governo.
C'è, invece, la necessità di rafforzare e attuare la Costituzione del '48 che porta le firme di De Nicola, De Gasperi e Terracini con un chiaro e inequivocabile NO.
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