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Referendum, Germano Raniero: respinto attacco golpista del sì, ora no sociale alle meline

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 10 Dicembre 2016 alle 14:24 | 1 commenti

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Germano Raniero, Usb e Coordinamento No sociale

Anche Renzi è stato rottamato, il il presunto rottamatore è stato rottamato dalla volontà popolare. La vittoria del No alla controriforma costituzionale, pur in qualche modo prevista, ha assunto subito dimensioni straordinarie, tale da rendere impossibile qualsiasi tentativo di restare al comando di una compagine governativa che aveva ormai assunto l'aspetto e i comportamento di una banda di rapinatori-piazzisti. Lo stesso discorsetto d'addio ha dipinto plasticamente la nullità del personaggio, che ha ammesso soltanto di non aver saputo vendere il prodotto – la riforma costituzionale – che qualcun altro (Napolitano) aveva malamente confezionato.

Siamo felici di aver attivamente partecipato a questa battaglia vincente con uno sciopero generale riuscito al di là delle pur ambiziose speranze, una manifestazione nazionale – il 22 ottobre – che aveva dato volto e corpo al NO SOCIALE, e poi centinaia di iniziative, volantinaggi, lavoro di strada… Fino al festoso “assedio” di Palazzo Chigi di domenica sera, in cui ha brillato l'assenza dei “Comitati per il NO” ufficiali, rimasti al chiuso delle sedi ad attendere un risultato che non si aspettavano, lontani – come sempre – da chi è costretto a subire le conseguenze delle scelte politiche e antipopolari.

Siamo consapevoli che a vincere è stata un'accozzaglia di soggetti politici opposti tra loro, ma siamo altrettanto consapevoli che si è trattato di un NO uscito soprattutto dal nostro blocco sociale, composto da lavoratori poveri e con le più diverse tipologie di contratto, precari, disoccupati, senza casa, finte partite Iva, “imprenditori di se stessi”… L'eccezionale affluenza al voto – il doppio dell'ultimo referendum, quasi pari a quella delle elezioni politiche del 2013 – e soprattutto lo straripante NO decretato dalle periferie metropolitane, dànno a questo risultato un chiarissimo segno di classe.

Le uniche eccezioni vengono dalle ex “regioni rosse”, Toscana ed Emilia Romagna, dove buona parte di quello che una volta era definito il “popolo della sinistra” si comporta ancora come i lemmings dietro un pifferaio piduista infilato nei panni dell'ormai mitologico “segretario del partito”.

Un attacco è stato respinto, dunque. Se avesse vinto lo schieramento golpista del sì, con l'attribuzione di poteri eccezionali al governo e una legge elettorale fatta per escludere qualsiasi spazio efficace a qualsiasi opposizione, avremmo visto le “zone rosse” di polizia arrivare fin sulla porta di casa. Di tutti.

Ma non sono cambiati i rapporti di forza sociali. Il nostro blocco sociale non ha una rappresentanza politica e anche quella sindacale, pur in forte crescita, è purtroppo ancora lontana da quanto richiederebbe la portata dei processi in atto. Comitati e movimenti, locali o tematici, esprimono un radicamento territoriale e/o sociale, ma non riescono ad attingere a una dimensione politica generale. C'è capacità diffusa di conflitto e resistenza, manca lo scatto di intelligenza per farne un soggetto con forza politica, innervamento sociale, progetto di trasformazione, prospettiva concreta.

Anche dall'altra parte c'è però un'accozzaglia di interessi e progetti diversi. Di certo abbiamo visto con chiarezza che il “sì” alla rottamazione della Costituzione è stato pesantemente sponsorizzato dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti, dai mercati internazionali, dalle imprese multinazionali, da Confindustria e da quel milieu politico-clientelar-mafioso che aveva trovato in Renzi il punto di mediazione tra interessi profondamente diversi.

Il tentativo appena battuto è stato quello di tenere insieme le “riforme strutturali” pretese dalla Troika europea e i tradizionali interessi locali, veri responsabili della particolare gravità della crisi italiana pur in un contesto di crisi generalizzata del sistema. Tra austerità e spesa pubblica corruttiva, insomma. Era il tentativo di comprare a poco prezzo (“80 euro”) il consenso di alcuni settori sociali alle politiche che stanno ridisegnando le catene del valore e della ricchezza nel Vecchio Continente. Era il tentativo di salvare i vecchi grumi di marciume – che andrebbero eliminati in un sol colpo di ramazza, anche dal punto di vista di Bruxelles – scaricando per intero i costi delle “riforme strutturali” sul lavoro dipendente in ogni sua forma, privandolo quindi di un salario dignitoso, degli istituti del welfare (sanità, pensioni, istruzione), dei diritti sia sul lavoro che nella politica. Fino a predisporne l'espropriazione del diritto di voto, manifestare, protestare.

Jobs Act, “buona scuola”, mutuo per andare in pensione in anticipo, salvataggio delle banche e non delle persone, distruzione delle prospettive per le giovani generazioni – qui come in Gran Bretagna o negli Stati Uniti – hanno prodotto una reazione di rigetto potente, ma strumentalizzabile.

Fallita la “mediazione” renziana, questi grumi di interessi diversi dovranno trovare nuovi equilibri interni. Ed è facile capire che le alternative tendono anche qui a divaricarsi. La pressione dei mercati e dell'Unione Europea va in direzione di un rafforzamento della centralizzazione delle decisioni rilevanti in sede “comunitaria”. La vandea clientelar-mafiosa e l'universo delle imprese incapaci di “globalizzarsi” sarà tentata di rifarsi una verginità sovranista, allineandosi con più nettezza con l'onda dei movimenti nazionalisti.

Due nemici diversi del nostro blocco sociale, nonché di tutti i popoli d'Europa, ma egualmente disposti a tutto pur di prevalere o sopravvivere.

Da oggi in Italia, infatti, non esiste più alcun partito politico nel vecchio senso del termine. Il Pd rovina al suolo insieme al suo dispotico "scalatore", che ora dovrà solo decidere se usarne i resti per una complicata prospettiva di rivincita, oppure togliersi dai piedi e darsi alla bella vita. I suoi consulenti ai vertici delle banche o della Troika non mancheranno comunque di pilotarlo come sempre, secondo i propri interessi.

Di fatto, però, la politica italiana – quella dentro e intorno ai palazzi del potere – è da oggi un accampamento deserto attraversato da gruppi di saccheggiatori alla ricerca di sponsor sufficientemente forti da mantenerli in campo. Gente senza progetti, senza idee, senza onore ma pronta a tutto. Massa di manovra, soprattutto parlamentare, fino alle prossime elezioni, disponibile per qualsiasi lavoro sporco.

L'esperienza del NO SOCIALE e di tutte le altre forme di antagonismo messe in campo questo autunno sono una buona base di partenza per provare a costruire una soggettività più coesa, intelligente, conflittuale verso i nemici e solidale al proprio interno. Una soggettività capace di mettere al centro prassi e idee di cooperazione, cancellando le vecchie corbellerie della “competizione interna”. Una soggettività capace di pensare la trasformazione generale (del paese, dell'area mediterranea ed europea), fuori da ogni egemonismo da cortile.

Chi volge ancora la testa al passato, sperando di poter riprendere il solito tran tran, di continuare ad occuparsi delle solite cose, è semplicemente fottuto ancora prima di uscire di casa.

Cacciato Renzi, portata a casa una vittoria di Resistenza, ora il gioco si farà più duro. Con altre regole, tempi, schemi.Perché quella roba lì (finanza globale, imprese multinazionali, tecnoburocrazia europea, Troika, filiere clientelar-mafiose, ecc) non stanno a perdere tempo.

E lo si vede dalla melina di questi giorni, non vogliono lasciare il potere,  vogliono cambiare le facce per continuare con una politica  bocciata clamorosamente:   dopo  aver battuto il governo ora dobbiamo sconfiggere i  burattinai.

Serve un fronte vasto ma chiaro nei suoi obbiettivi, altrimenti si regalano  le spinte al cambiamento ai vari fascioleghisti.

Nel 2015 le aziende del settore hanno realizzato 1,4miliardi di utili nel 2015.
Cosa è andato ai lavoratori?
Un contratto che produce il sacrificio dei diritti e della dignità dei lavoratori, già usurati da anni di cambi, ristrutturazioni, privatizzazioni cessioni ecc; che aumenta l’orario di lavoro e prevede finti aumenti salariali destinati per il 30% agli Enti Bilaterali (cogestiti da CGIL, CISL, UIL e FIADEL), dequalificazione del personale con introduzione di nuovi livelli di inquadramento pesantemente penalizzanti sul terreno del salario, un inaccettabile attacco alla tutela della malattia, dello sciopero e nessuna garanzia sulla eliminazione del Jobs Act, visto che il mantenimento dell'art. 18 è solo provvisorio.

Il livello di partecipazione espresso dai lavoratori che hanno detto NO in occasione delle consultazioni c.d. “certificate” va colto, respingendo ai mittenti il contratto bidone e rilanciando la mobilitazione sui temi che attraversano il settore, In tal senso come USB porteremo avanti la lotta con i mezzi necessari, in tutte le sedi possibili e nelle forme opportune, per allargare il coinvolgimento dei lavoratori.
E’ emerso infine dal dibattito come l'attacco al mondo del lavoro, con la precarizzazione dei diritti, lo svilimento del ruolo delle rsu, l'attacco allo stato sociale e ai servizi pubblici locali, conducano diritti all'ultima controriforma: quella costituzionale. Da parte del Governo e dell’Europa Unita è il tentativo di chiudere il cerchio con un nuovo autoritarismo e la restrizione degli spazi democratici e di decisione popolare.
In questo senso BISOGNA 
- procedere con la contestazione della validità del contratto e delle consultazioni “certificate”, avviata con la diffida nazionale. In tal senso si è deciso di convocare una riunione dei legali nazionali per proseguire nell’iniziativa di contrasto, ritenendo utile agire tutti gli strumenti di opposizione possibili, anche in fase di confronto in sede RSU, promuovendo tutte le iniziative utili a far sentire la nostra voce anche in quelle sedi e chiedendo la verifica degli accordi da parte dei lavoratori;,

- proseguire con le diffide individuali dei lavoratori all’applicazione degli aspetti peggiorativi del CCNL. accompagnandole con iniziative che evidenzino i contenuti politici delle stesse

- promuovere il rafforzamento del collegamento tra i lavoratori delle varie aziende e il coinvolgimento dei lavoratori sui vari territori, anche in vista degli imminenti processi di riorganizzazione delle partecipate e dei servizi locali

- lanciare la campagna per il rinnovo delle RSU per dare ai lavoratori una rappresentanza sindacale nuova e realmente utile per la difesa dei loro interessi, riconquistando questo spazio di democrazia oggi volutamente ingessato per “non disturbare i manovratori” . In tal senso abbiamo inviato comunicazione a livello nazionale alle altre OO.SS. per promuovere l’avvio del rinnovo e garantiremo il loro rinnovo, anche indicendole disgiuntamente (daremo indicazioni operative entro fine settimana)

- potenziare ulteriormente il coordinamento nazionale di settore dei delegati USB (che è stato fondamentale in questa fase di lotta),integrandolo con tutte le nuove realtà e mettendo in cantiere anche specifiche modalità di connessione delle esperienze.

Leggi tutti gli articoli su: Germano Raniero, Usb, Matteo renzi

Commenti

Inviato Sabato 10 Dicembre 2016 alle 17:07

Certo, qui il Governo può pure perdere e dimettersi, mica siamo a Cuba!
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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