'Quero: "no al falso moralismo''
Giovedi 14 Ottobre 2010 alle 21:46 | 0 commenti
di Matteo Quero
Alessio Mannino accusa me e il Partito Democratico di seguire sul tema dell'espansione degli spazi commerciali una doppia morale. E si chiede in che consista l'Interesse pubblico in un'operazione come quella prospettata a Vicenza est con il progetto di nuovo stadio di Vicenza Futura. Non ho alcun problema a rispondere alla domanda che pone.
Innanzi tutto credo sia sbagliato accostare come analoghi due casi profondamente diversi l'uno dall'altro. Nell'ovest vicentino, il problema è duplice: non si tratta solo dell'espansione delle superfici commerciali, ma anche del fatto che tale processo passi da una commistione, a volte diretta, a volte indiretta, tra interessi personali e ruoli istituzionali, che coinvolge diversi esponenti provinciali della Lega Nord. Il che rende legittimo, se non il sospetto di un conflitto d'interessi, quantomeno un dubbio di opportunità politica.
Nel caso di Vicenza est, mi sono battuto per superare una norma del Ptcp che imponeva al solo capoluogo vincoli da cui altri comuni sono esonerati. Mannino si chiede dove stia l'interesse pubblico nell'operazione di Vicenza Futura. Per me la risposta è scontata: l'interesse pubblico è nel trasferimento in un nuovo sito dell'attuale stadio. Una struttura che costa ogni anno ai contribuenti vicentini e che sorge là dove la Provincia ha progettato l'insediamento di un'infrastruttura fondamentale per il futuro dei giovani vicentini, cioè la cittadella degli studi universitari.
Sul progetto di Vicenza Futura esistono degli interessi privati? Mi pare banale che sia così. La cosa essenziale, dal mio punto di vista, è che la città ne ricavi il suo dividendo in termini di servizi e opportunità di interesse pubblico. Come avverrebbe in questo caso.
Quando le situazioni sono diverse, la politica deve saperlo riconoscere. Quando non riesce a farlo il rischio vero da cui mettere in guardia non è quello di una doppia morale in questo caso inesistente, ma quello più ambiguo di un moralismo forse rassicurante ma drammaticamente vuoto di sostanza.
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