Quero: «E ora sul Cis parli la Dal Lago»
Giovedi 19 Maggio 2011 alle 20:39 | 0 commenti
«È ora che sulla vicenda Cis si spieghi alla gente perchè gli enti pubblici hanno speso 15 milioni di euro per avere in mano un osso o meglio due ossi perchè sono due i terreni di pertinenza pubblica nel comparto di Montebello». È cominciato con il j'accuse del democratico Matteo Quero il consiglio provinciale di questo pomeriggio interamente dedicato al centro merci previsto a Montebello e mai realizzato (nelle foto VicenzaPiù Matteo Quero durante il suo intervento e l'avvocato del senatore Filippi, Andrea Faresin, che ha assistito a tutta la seduta, n.d.r.).
Quero ha indirizzato la sua critica direttamente all'onorevole leghista Manuela Dal Lago, la quale sulla stampa locale di oggi con una dichiarazione shock ha ammesso di essere entrata in contatto anni fa con il suo compagno di partito Alberto Filippi, oggi senatore, proprio per facilitarlo in qualche modo nell'eventuale acquisto di terreni in zona Cis da destinare alla logistica dell'azienda dello stesso senatore.
Durante la seduta le minoranze di centrosinistra hanno lamentato «la tardiva consegna della documentazione richiesta» mentre lo stesso Quero ha spiegato che mancano comunque le carte del periodo in cui Dal Lago ricopriva la carica di presidente della provincia, primo azionista del Cis. Diverso invece è il ragionamento di Galdino Zanchetta, attuale presidente del Cis, che parla di una gestione corretta lineare, improntata alla trasparenza. Anche in sede di trattativa con la famiglia Filippi, la quale è proprietaria di metà dei 500.000 metri di un maxi lotto nella cui metà in mano ai privati è previsto, ma non con certezza, un contestatissimo shopping centre: bollato come mera speculazione dalle minoranze e come opportunità di sviluppo e occupazione dallo stesso Zanchetta. Quero però contesta i silenzi in merito del presidente della provincia, il leghista Titti Schneck. Sempre Quero, vero mattatore della serata ha spiegato la strana uscita della Dal Lago come la mossa di chi ha voluto anticipare un racconto imbarazzante che in aula lo stesso Zanchetta è stato obbligato a fare dopo il pressing delle minoranze. Quest'ultimo dal per vero ha difeso con le unghie l'operato del suo cda sottolineando che la «società si è mossa alla luce del sole» mettendo al riparo la spa pubblica da ogni sospetto relativo a possibili trattamenti di favore.
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