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Siamo lontani da Londra: lo sostiene Ciambetti

Di Citizen Writers Sabato 20 Settembre 2014 alle 22:06 | 0 commenti

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di Roberto Ciambetti
Tra disappointend e delighted, deluso e ammirato. Questi i due aggettivi con cui il fronte del Sì e la falange vincente del No hanno salutato il risultato del referendum scozzese sull'Indipendenza. Io, invece, sono commosso, moved in inglese. E' difficile non provare rispetto per una classe dirigente che è stata capace di mettersi in gioco, dall'una come dall'altra parte.

Ccapace di confrontarsi in un dibattito concreto dove agli elettori non sono state fatte promesse, bensì proposte concrete al punto tale che il Primo ministro Cameron, dopo l'annuncio della vittoria ha già posto come paletto temporale la fine di gennaio, quattro mesi, per arrivare a presentare il pacchetto della devoluzione di poteri promessi al parlamento di Edimburgo in caso di vittoria del no. Nessuno mette in dubbio che quelle riforme verranno attuate nei tempi promessi.
Classe dirigente e sistema politico invidiabili, indipendentemente da un referendum che secondo tutti gli analisti ha cambiato comunque il corso della storia britannica: da oggi il Regno di Elisabetta II è ancora Unito ma sempre più federale, con ampi poteri e facoltà assegnati oltre che alla Scozia anche al Galles: l'unità ha un prezzo da pagare e gli indipendentisti scozzesi sono riusciti a far saltare il banco, garantendo al loro popolo uno straordinario indice di autonomia e autogestione dei flussi fiscali e della ricchezza prodotta dalla loro terra.
Anche in Italia l'unità dovrebbe avere un prezzo non diverso da quello riconosciuto da Londra a Edimburgo e Cardiff e il fatto che lo stato italiano e la sua classe dirigente non vogliano pagarlo è inquietante, perché la lezione inglese verrà seguita da molti in Europa e come in Gran Bretagna la partita si giocherà con sano pragmatismo, niente folklore, poco colore, molta sostanza e il parlare pacato, anche quando i toni si fanno accessi e i temi delicati, di chi vuole ragionare: le lezione di democrazia e libertà giunta dalla Scozia e dal Regno Unito è stata esemplare. Anche nel momenti più duri, non è mai venuto meno il fair play, il gioco leale e corretto di chi rispetta le regole della democrazia e sa che esiste un equilibrio tra quanto lo collettività può chiedere e quanto deve dare perché lo stato è uno strumento al servizio dei cittadini e questi ultimi, in una democrazia, non sono sudditi da vessare e opprimere e chi paga le tasse, il cittadino-azionista, ha diritto di parola e voto. L'unità ha un prezzo e non pagandolo ci allontaneremo sempre più dall'Europa di cultura laica e democratica, lib-lab, liberale e laburista per dirla sempre all'inglese.
Stando agli ultimi dati, il Pil Veneto (140 miliardi) nonostante sei anni di crisi, è superiore a quello di interi Paesi dell'Est Europa come Romania (136) e Ungheria (101) doppio rispetto a quello della Slovacchia (69), e ben superiore a quello di Croazia (45), Slovenia (36), Lituania (31) ed Estonia (16). Fosse per il Pil, avremmo diritto ad un posto nella Commissione Europea e conteremmo molto più di tanti altri Paesi dell'Unione, noi che versiamo all'erario italiano circa 60 miliardi di €, nonostante la crisi, e riceviamo in spesa pubblica circa 40 miliardi: l'Italia ha oltre 3.800 ragioni in € per ogni cittadino Veneto per dire No a qualsiasi istanza di autonomia, qualcosa come 20 miliardi, in €, di motivi per impedire qualsivoglia referendum che metterebbe lo stato italiano, e la sua classe dirigente, davanti a responsabilità e doveri.
Molti di quelli che in Scozia hanno votato No, infatti, lo hanno fatto perché hanno certezza che la parola data sulla maxi-devoluzione e gestione autonoma dei flussi fiscali verrà mantenuta. Non c'è motivo di dubitarne. Quanto siamo lontani da Londra.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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