Quali criteri usa l'Ipark per assumere? Li contesta l'Operatrice sanitaria Paola Salata. Per giunta senza gli stipendi già maturati
Giovedi 10 Dicembre 2015 alle 18:27 | 0 commenti
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Dopo l'intervista sul "campo" a Germano Raniero, abbiamo avuto modo di parlare con Federico Martelletto, sindacalista USB, anche lui molto risentito per la situazione in cui si trovano gli OSS, e con Paola Salata, una delle operatrici che stavano occupando l'Ipab quest'oggi. La sua rabbia non va soltanto verso gli stipendi “fantasmaâ€, ma anche verso la selezione del personale che è stata fatta.I criteri di assunzione dell'Ipark (per rendere i suoi servizi alla controllante Ipab dopo il "caso Bramasole") non sono, per loro, del tutti chiari (così come non lo sarebbero i rapporti Ipab-Bramasole).Secondo l'esclusa Paola Salata dalle selezionatrici venivano poste domande che non potevano valutare la competenza del lavoratore, perché, dice Paola, il lavoro o lo si sa o non lo si sa fare. Lei era brava, racconta, questo per testimonianza dei pazienti che seguiva. Eppure è stata lasciata a casa. Il dubbio che più l'attanaglia, però, è questo: perché la selezione non è stata fatta tra gli operatori che già lavoravano al S. Camillo? Perché si sono fatti colloqui anche a persone che erano “al di fuori†della struttura e che sono state, successivamente, assunte? Lei, come tutte le altre operatrici, vuole sapere perché non è stata presa (avrebbe potuto avere un contratto a tempo indeterminato). E, ovviamente, vuole anche i soldi che le spettano.
Sul perché della selezione allargata, però, sarebbe la legge ad imporlo, cara Paola.
Ma la legge dovrebbe anche consentire a Paola e alle colleghe ex Bramasole di ricevere il loro stipendio per il lavoro già fatto.
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