Provincia, permette qualche domanda?
Domenica 24 Gennaio 2010 alle 09:02 | 0 commenti
Articolo pubblicato sul numero 179 di VicenzaPiù, in edicola da sabato a 1 euro e disponibile da domani nei punti di distribuzione in città , oppure scaricabile da oggi in formato pdf dal box a destra
Parchi evaporati, discariche "segrete" da verificare
e lo scontro (tutto interno al centrodestra, col Pd che tace) sul caso Cis-Filippi
I retroscena e gli interrogativi sul Ptcp
Nei documenti come questo, pomposamente chiamato "Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (o Ptcp)", trattandosi della Provincia che, al momento, ha poteri effettivi principalmente su scuole, viabilità e poco altro, in genere si trovano molto fumo e poco arrosto. Del resto, nello specifico si tratta di un atto d'indirizzo, cioè a dire una cornice di orientamenti che Palazzo Nievo dà ai Comuni, gli enti preposti alla reale pianificazione urbanistica. Eppure qualcosa che non torna, o semplicemente che non si trova, c'è sempre.
Dolomiti scomparse
Una prima questione riguarda l'assenza di qualsiasi riferimento al Parco delle Piccole Dolomiti. Istituito alla fine dell'ottobre scorso con un accordo fra Regione Veneto, Ministero dell'Ambiente e l'Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, la recentissima area protetta lambisce anche una porzione della provincia vicentina. Nel Ptcp non si trova mezzo cenno ad un nuovo parco definito dall'assessore regionale Flavio Silvestrin «un nuovo modo di gestire la governance del territorio». A cui sono delegate «le funzioni d' incidenza ambientale (vinca) e le gestioni di tutte le zone z.p.s., aree protette e siti della rete Natura2000».
Discariche dimenticate
Ma questa, tutto sommato, può essere stata una sbadataggine facilmente rimediabile. Compensata dall'aver allegato al Ptcp uno studio, fortemente voluto dall'ingegner Piccoli dell'Ufficio Ecologia, sui "siti degradati" sparsi per il territorio provinciale. Con questo termine s'intendono, in soldoni, le discariche scavate sottoterra venti, trenta, quarant'anni fa e disseminate un po' ovunque quando ancora non esisteva alcuna legge nazionale e regionale che, come accade oggi, mette paletti molto rigidi contro il sotterramento anarcoide di rifiuti industriali che ha accompagnato lo sviluppo del Vicentino. Tecnicamente non sono discariche abusive, proprio perché l'abuso c'è quando viene violata una norma, e la norma, prima degli inizi degli anni '80, non c'era. Resta il fatto che, secondo un primo screening eseguito dai tecnici provinciali, ci sono più di 40 siti di questo tipo, di cui una ventina nella fascia a nord della linea delle risorgive. Ovvero nella zona di falda dove passerà la strada Pedemontana Veneta che terminerà a Montecchio Maggiore. Il rischio è duplice. Da una parte le trivellazioni e i cantieri che sorgeranno per costruire la nuova arteria stradale s'incaglieranno sicuramente e in più punti con qualcuno di questi immondezzai sotterranei. Dall'altra, ed è il pericolo maggiore, è che i rifiuti "dimenticati" - fra cui presumibilmente potranno essercene anche di dannosi come il piombo, l'amianto, ecc - nell'arco dei decenni abbiano raggiunto la falda sottostante. Inquinando potenzialmente l'acqua che ne viene raccolta per il consumo idrico. L'indagine in corso, che usufruisce di 120 mila euro (a fronte dei 260 mila richiesti dall'ufficio ambientale della Provincia), sta individuando i luoghi sulla base di indicatori che li rendono per ora soltanto "presunti colpevoli". Bisognerà andare ad analizzare sito per sito per conoscerne l'esatta pericolosità . I dati finora in possesso ci dicono però che a Bassano, in località Rivarotta, c'è una discarica col maggior potenziale inquinante (ed altre due con alto punteggio). Seguito da Caldogno, che di siti ne ha addirittura due praticamente attaccati (Revelin e via Ghiare). A Vicenza città ne è stato identificato uno ad Ospedaletto (7° posto) e un altro a Casale (19° posto). Gli altri sono un po' dappertutto, e quelli che potrebbero destare maggior preoccupazione sono concentrati nell'area di Bassano-Rosà , Cornedo, Montecchio e Dueville. La Provincia può solo lanciare l'allarme e porre il problema in sede di Conferenza dei Servizi, nella quale però dovrà essere ciascun Comune interessato a provvedere all'eventuale bonifica delle sostanze nel sottosuolo.
Eterno Cis
Il grande problema aperto è il via libera a nuovi centri commerciali sull'asse Vicenza-Montebello che il Ptcp porta con sé. Tradotto: il caso Cis, il centro logistico in previsione da vent'anni e passa su terreno vastissimo, più di 500 mila metri quadri, in una zona che interessa i Comuni di Montebello, Gambellara, Montorso e Zermeghedo. I quali infatti hanno già inserito nel Pati (il piano urbanistico concordato fra più enti comunali) l'espansione del commerciale per ospitare una futura struttura che da sola potrebbe far impallidire qualsiasi altro shopping center a Vicenza e dintorni. 220 mila metri quadri sono di proprietà dell'azienda Af99 della famiglia del senatore leghista Alberto Filippi. Il presidente del consorzio Cis Spa, il consigliere Pdl Galdino Zanchetta, ha assicurato fino all'ultimo che la destinazione rimarrà logistica, e per questo ha coinvolto nella compagine societaria (in cui ci sono Provincia, Camera di Commercio, Autostrada Brescia-Padova, vari Comuni fra cui quello capoluogo, ecc) anche un'impresa privata, la Arco Immobiliare Srl di Brescia, che sul piatto ha messo 35 milioni di euro. E che copre gli oneri finanziari della fideiussione di 15 milioni a garanzia dell'acquisto dei 270 mila metri quadrati della spa pubblico-privata. Essendo in campagna elettorale, le lame dei rivali Pdl e Lega si sono scontrate ultimamente con ferocia inaudita proprio sul caso Cis, con Sergio Berlato, vice coordinatore provinciale del partito berlusconiano, che ha attaccato ad alzo zero la Lega e il presidente della Provincia Schneck, rei di porgere su un piatto d'argento a Filippi una gigantesca speculazione edilizia, rivendendo un'area agricola per trasformarla in commerciale. Schneck ha risposto, in pratica sconfessando Zanchetta, che il futuro dell'economia non sta più nel manifatturiero (che esige un'adeguata logistica), ma nel terziario. E quindi è giusto dare luce verde a nuovi insediamenti commerciali.
Domande
Quel che non emerge dalle dichiarazioni incrociate sono alcuni interrogativi che, direbbe qualcuno, sorgono spontanei. Filippi sostiene che per lui logistica o commerciale pari sono, e che ricorda che lui lì avrebbe voluto farci il deposito per la sua azienda, l'Unichimica. Ma è plausibile pensare che siano necessari ben 220 mila metri quadri per un'impresa medio-piccola come la sua? E come si fa a sostenere che le destinazioni d'uso siano equivalenti, visto che il profitto che si ricaverebbe da quella commerciale è senz'altro superiore ad un suo uso logistico? Filippi inoltre è al centro di un complesso gioco politico in questa fase. Da una parte sta tentando la scalata al potere interno alla Lega vicentina, piazzandosi nel Basso Vicentino e facendo la fronda al segretario provinciale Paolo Franco, vicino a Manuela Dal Lago. Si dice che il suo legame con Stefano Stefani si sia allentato, e che ora stia mettendo in campo una strategia tutta sua. La quale include l'acquisto del Vicenza Calcio come serbatoio di voti - benché, al contrario di un tempo, una squadra non li garantisca automaticamente - e spada di Damocle sul Comune di Vicenza (dove è consigliere comunale). Domanda: i milioni di euro che verrebbero dal Cis servono a finanziare l'operazione calcio (cosa peraltro perfettamente legittima, essendo soldi suoi)?
Il suo partito, il Carroccio, è stato freddo con lui: segno che sotto sotto c'è chi gongola nel vederlo infilzato dai fulmini degli alleati PdL. Certamente Filippi ha ragione nel classificarli come attacchi elettorali, perché in tutti questi anni l'atteggiamento dei Berlato, delle Sartori e degli altri maggiorenti di Forza Italia e An è stato indifferente e perciò consenziente all'eventualità della maxi-speculazione. Più curiosa sembra essere la posizione del Pd. Abbiamo cercato invano il capogruppo in provincia Pietro Collareda, ma si è negato. Come mai nessuna reazione forte allo scontro al calor bianco interno al centrodestra, fatta eccezione per uno striminzito comunicato di prammatica? Anche qui, domanda: forse perché non si vuole mettere in difficoltà il compagno di partito Achille Variati che con Filippi patron dei biancorossi dovrà fare i conti sull'affare nuovo stadio?
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