Provincia, calamità e dialogo: VicenzaPiù 203
Sabato 11 Dicembre 2010 alle 11:54 | 0 commenti
Le piogge continue hanno messo a nudo le difficoltà dei piccoli comuni. Centrodestra e Pd fanno fronte comune su Regione e governo, ma la FdS sferza i due poli
Nella provincia berica i cascami dell'alluvione di fine ottobre stanno creando disagi notevoli ai piccoli comuni della fascia montana, ma anche di quella collinare. I quotidiani e i tg locali abbondano di lamentele. Seppur tra tante difficoltà la macchina burocratica per i rimborsi ai cittadini e alle imprese si è messa in moto. La Regione Veneto sta cercando di far sentire la sua presenza tanto da avere diffuso tramite le edicole un dettagliato vademecum con i consigli pratici per gli indennizzi.
E ci sono le municipalità che chiedono risorse per opere di risistemazione idrogeologica, stradale e ambientale. Frane, smottamenti, cedimenti stradali, piccoli centri abitati a rischio: il Vicentino è da sempre un territorio a rischio. «Sono passati quarant'anni dalla grande alluvione del '67» eppure nel Veneto come nel Vicentino «nessuna opera importante» è stata mai realizzata da quella data. Lo sostiene uno dei massimi esperti regionali in materia, il professor Gigi D'Alpaos dell'università di Padova. Questa stasi decennale ha così contribuito a creare i problemi che in modo disordinato affollano le cronache dei media.
Provincia e comune capoluogo
Dall'altro versante però ci sono i grandi enti locali, il comune capoluogo e la provincia in primis, i quali a loro volta parlano di conti economici ormai pesati col bilancino. Il leghista Attilio Schneck, presidente della provincia, mentre la sua giunta era impegnata ad approvare lo schema del bilancio di previsione per il 2011, ha precisato urbi et orbi che a palazzo Nievo non si naviga nell'oro e che si stanno centellinando le risorse in modo oculato. Il capo dell'esecutivo parla infatti di «sacrifici fatti di spese razionalizzate e di tagli a tutto ciò che non è essenziale... Ma anche di riduzione del debito, con la conseguente economia di 2,6 milioni di euro, e di riorganizzazione del personale con blocco del turn- over, con un risparmio di 850mila euro nel solo 2011; con una incidenza delle spese per il personale sulle spese correnti pari al 19%, la più bassa d'Italia». Al comune di Vicenza, il sindaco Achille Variati (del Pd) dice piò o meno le stesse cose ma chiede a Roma e a Venezia interventi più decisi.
Dialogo e patto di stabilitÃ
Tant'è che in questo momento centrosinistra e centrodestra, soprattutto a palazzo Nievo, tentano più la strada del dialogo che quella dello scontro. Pietro Collareda, una delle punte di diamante del Pd in consiglio provinciale ha cercato di dare una cornice al lavoro con la maggioranza di centrodestra e ha redatto un atto di indirizzo politico nei confronti della giunta nel quale si chiede all'esecutivo di impegnarsi presso la regione e il governo. L'obiettivo? Fare in maniera che «nella lista dei rimborsi immediati possano entrare pure i comuni». La proposta è bipartizan visto che gli estensori sono lo stesso Collareda assieme ad Eleutherios Prezalis, uno dei big del Pdl in consiglio provinciale.
«Occorre muoversi in fretta - spiega Collareda - perché ci sono molti piccoli comuni alla canna del gas. Non spendevano prima perché bloccati da quel meccanismo che impone ogni anno risparmi rispetto al bilancio precedente (si chiama patto di stabilità , Ndr). Contestualmente entrano meno risorse da Roma e da Venezia. Alcuni sindaci chiedono lavori urgentissimi alle ditte sapendo che i soldi ci sono ma non possono spenderli per via del patto. Altri sono costretti ad attivare le imprese pur sapendo che i soldi non ci sono. Se per l'alluvione non saranno sospesi i vincoli contabili imposti dallo Stato, molti piccoli comuni andranno in default. In quest'ottica - prosegue Collareda - la provincia deve fare la sua parte. Occorre limare, rifilare, cercare di recuperare anche il migliaio di euro. I 2,5 milioni messi ora sul piatto non vanno contabilizzati a bilancio come l'anticipo di un contributo da Roma, ma vanno ascritti alla provincia perché non abbiamo certezze di avere risposte immediate dalla capitale; la quale dovrebbe provvedere con due miliardi, la quale al momento ha smobilitato solo trecento milioni. Tra le economie praticabili - sottolinea ancora Collareda - ridurre la quota di 1,5 milioni di euro a beneficio di Ftv. Tale quota serve ad abbassare indiscriminatamente il prezzo degli abbonamenti a tutti gli studenti. Bisognerebbe invece applicare queste agevolazioni in base al reddito familiare. Si otterrebbe già un risparmio di un milione e passa».
Langella e i «mali del passato»
Giorgio Langella però fa un'altra considerazione. Il coordinatore provinciale della FdS infatti ricorda la sua esperienza come consigliere provinciale e spiega: «Non si può guardare solo alla situazione contingente. Bisogna interrogarsi sulle risorse che oggi la provincia avrebbe in tasca. Quante risorse in più in cassa ci sarebbero se non ci fossero stati i cosiddetti buchi del gruppo Serenissima? Quanti soldi ci sarebbero ora in cassa se il conferimento dei beni stradali e patrimoniali di palazzo Nievo non fosse stato esternalizzato a società di scopo di proprietà della provincia pensate solo per evitare il controllo del consiglio? Come mai antenati e pronipoti del Pd hanno sempre appoggiato la politica fortissimamente voluta dalla ex presidente Manuela Dal Lago della Lega? Questa bonomìa nei confronti di chi reggeva le sorti di palazzo Nievo - aggiunge Langella - è uno dei motivi che mi hanno spinto ad abbandonare anzitempo l'assise provinciale dove quella opposizione non ha mai, per esempio, fatto emendamenti al bilancio degni di questo nome. E allora oggi che ci stiamo a raccontare? I buoi si rincorrono prima che scappino dal recinto non dopo che sono stati arrostiti, digeriti e satollamente salutati per sempre. A Vicenza c'è una sinistra, la nostra, che si è comportata ben diversamente. Ora i mali del passato vengono a galla mentre le risorse drammaticamente scarseggiano. Un tempo non ci davano ascolto. Oggi invece tutti tacciono».
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