Primarie, il Rubinato pensiero al Circolo Operaio di Magrè
Mercoledi 26 Novembre 2014 alle 11:54 | 0 commenti
E’ un elettorato ancora visibilmente traumatizzato dallo shock Orsi, quello della sinistra scledense. Fatica ad appassionarsi alle primarie regionali ed a mobilitarsi come era solito fare in queste occasioni, nella storica roccaforte rossa. Simonetta Rubinato sceglie allora di rivolgersi ai “pochi, ma buoniâ€, ai duri e puri della sinistra del Circolo Operaio di Magrè, anticipando di qualche giorno la favoritissima Alessandra Moretti, che sabato prossimo avrà ben altra cornice all’Hotel Noris, in zona industriale.Â
Difatti non sono più di una cinquantina i presenti, con un’età media matura, sono quelli che probabilmente non si rassegnano all’evoluzione renziana del Pd e cercano ancora messaggi di sinistra. La Rubinato però non vara nessuna operazione nostalgia e non guarda nello specchietto retrovisore, invita a credere in una “nuova storia†per il Veneto, come recita il suo slogan introduttivo, a compattarsi per restituire dignità ad una regione travolta da crisi e scandali. L’accenno alla sua concorrente resta in superficie (“ho poco tempo per prendere appuntamenti dall’estetistaâ€), perché preferisce concentrarsi sui suoi mantra, legati soprattutto alla riqualificazione del territorio. “Qui si aspetta da anni la Valdastico Nord, ma oramai non ci si ricorda più nemmeno perché- esordisce- la Provincia di Trento ha già più volte fatto capire che non cederà e non si può non tenerne conto, magari per fare un favore a Tosi rinnovando così senza appalto la Brescia-Padova. Le gare vanno fatte, creando una concorrenza leale ed una riduzione delle tariffe. Inoltre certe infrastrutture magari avevano un senso quando furono progettate, ma poi sono state superate dai tempi e diventano antieconomiche. Abbiamo visto dove ci hanno portato la cementificazione selvaggia e le infrastrutture calate dall’alto, senza tenere conto dei reali bisogni dei residenti e delle loro attività . Invece dello sviluppo si sono generate bolle immobiliari, speculazioni e stagnazione. Quelle migliaia di capannoni ora sono vuoti, invendibili e deturpano un paesaggio che potrebbe avere un appeal turistico, anzi un tempo lo aveva. Non è detto che dove c’è un cantiere ci sia sviluppo, personalmente credo molto di più nella rigenerazione urbana, nella riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare esistente, in gran parte vetusto e fatiscente. Da qui possono derivare nuovi posti di lavoro. La legge obiettivo avrebbe l’ìntento di velocizzare i passaggi burocratici e di velocizzare i lavori pubblici, ma si è rivelata un fallimento perché ha prodotto aberrazioni come il Mose e progetti inadeguati al territorio. Vanno invece commissionati studi di fattibilità seri e trasparenti, analizzando in maniera inappuntabile costi e benefici di un’opera proposta, costi sociali ed ambientali in primis, coinvolgendo chi conosce il territorio. Così fanno in Nord Europa, dove i cantieri non durano decenni e dove si realizzano interventi realmente utili e strategici, tenendo conto dei suggerimenti dei residenti.†Dice la sua anche su un tema caldo per Schio, la Rubinato, quello dell’inceneritore di Cà Capretta che pareva destinato ad ampliarsi fino allo stop imposto dalla nuova Giunta comunale. “Vengo da una zona dove si è spinto moltissimo sulla raccolta differenziata, arrivata quasi al 90%. Ecco, questo è il primo passo importante e qui non ci si deve far problemi ad investire. Dove si differenzia in maniera efficiente non servono termovalorizzatori, non servono discariche e non serve potenziare inceneritori. Vanno però fatti controlli seri e sanzionatori sul conferimento dei rifiuti nei punti di raccolta, altrimenti è fatica sprecataâ€. In platea anche qualche imprenditore, oramai fiaccato dalla crisi e dalle continue proroghe alle prospettive di ripresa. “Gli economisti stessi sembrano avere le idee annebbiate, balbettano e si contraddicono: così facendo si rischia di far prevalere la rassegnazione. Invece il Veneto deve provare a considerare questo momento difficile come un’opportunità di ricreare valore, di stimolare idee e quella creatività che è nel nostro Dna. I nostri padri seppero creare un patrimonio industriale partendo da molto meno, senza un reale back ground, e sono convinta che, se si resiste alla facile tentazione di delocalizzare, questo territorio può di nuovo stupire e tornare un esempio. Girando per il Veneto ho già toccato con mano situazioni dove il sapersi rimettere in gioco sta pagando, in termini di fatturato e commesse. Però è chiaro che a fianco degli imprenditori ci vuole una Regione all’altezza di questa sfida, che proponga supporti ed aiuti concreti e convincenti a chi rischia in proprio. Va allegerita la burocrazia, la struttura amministrativa a tutti i livelli, va ad esempio promosso il manufatturiero, potenziando la rete tra imprese, scuola e centri di ricerca. Va dato immediato sostegno all’artigianato ed alle microimprese, a chi investe nella green economy, senza se e senza ma. Finora, nonostante il nostro peso territoriale ed economico, il Veneto ha fatto spesso scena muta alla conferenza Stato-Regioni, un tavolo dove molto si è deciso e spartito. Bisognerà creare task forces di operatori qualificati e preparati, per portare progetti di sviluppo sostenibile. Si è già perso troppo tempo in chiacchiere e talk showâ€.
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