Cda BPVi: "out" indagati Zonin e Zigliotto, "in" avvocati Bonante e Cappelli. Se ora BPVi insegue Veneto Banca, svalutazione sportelli e pegni grigi accomunano le due Popolari venete
Martedi 22 Dicembre 2015 alle 23:53 | 0 commenti
Anche se tardiva per le centinaia di migliaia di azionisti impoveriti dalle ultime decisioni della Banca Popolare di Vicenza per oltre un miliardo di euro a considerare solo l'ultimo aumento di capitale a 62,50 euro per azioni che, secondo alcune stime attendibili, non varranno neanche un terzo, è sicuramente una novità significativa quella dei due nuovi membri del Cda ufficializzata oggi dall'Istituto di via Btg Framarin che per sostituire Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto, dimessisi a furor di popolo e di magistratura che li sta indagando, anche in questo caso tardivamente, hanno chiamato, guarda caso due valenti avvocati.
La nota odierna ci informa, infatti, che «il Consiglio di Amministrazione di Banca Popolare di Vicenza presieduto dal Dott. Stefano Dolcetta, riunitosi in data odierna, ha deliberato la nomina per cooptazione dell’Avvocato Grazia Bonante e dell’Avvocato Roberto Cappelli quali nuovi Consiglieri della Banca in sostituzione del Dott. Gianni Zonin e di Giuseppe Zigliotto. Il Consiglio di Amministrazione formula all’Avvocato Bonante e all’Avvocato Cappelli i migliori auguri di buon lavoro».
Se l’Avvocato Grazia Bonante è Counsel presso lo Studio Legale Freshfields Bruckhaus Deringer LLP di Roma e se l’Avvocato Roberto Cappelli è partner dello Studio Legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, c'è da plaudire l'Ad Iorio, l'uomo che conta ben più del presidente immagine Stefano Dolcetta, già da lui smentito sull questione del tettodel 5% al diritto di voto e che ci auguriamo riesca a "di(s)mettere" anche gli altri membri del Cda della BPVi dell'era Z&Z, Zonin & Zigliotto, e quelli delle banche controllate (colpevolmente inconsapevoli o colpevoli e basta di complicità ?) tra cui Marino Breganze presidente superpagato della siciliana e indagata Banca Nuova e l'altro indagato per mega evasione Matteo Marzotto.
Plaudiamo, quindi, Francesco Iorio dopo il comunicato supervisionato da Giampiero Beltotto, il consulente per la comunicazione assunto da Zonin, che tramite lui voleva rifarsi il look, ma poi italicamente adeguatosi al vento attuale, anche se con scarsi esiti se non presso la solita stampa unica locale.
Plaudiamo, ma quelli che hanno visto le proprie azioni ridotte a carta uso mano e le obbligazioni subordinate sottoscritte per oltre 800 milioni a rischio dissolvimento come per Banca Etruria & c., questa volta hanno imparato a far di conto e per loro due per due non fa quattro.
I due super avvocati che prendono il posto nel Cda dei due precedessori indagati (non condannati, per carità , dalla magistratura, ma di certo sognati di notte durante gli incubi degli azionisti impoveriti) non azzereranno, infatti, di certo i guasti del passato anche se avranno molto da fare, con i loro consigli al Cda ancora inquinato anche da gente come Andrea Monorchio, l'uomo di collegamento di Z&Z con la cieca o molto miope Bankitalia, anche per ridurre al minimo l'utilizzo dei 300 milioni accantonati per possibili rivalse legali e per non far dissovere per crediti inesigibili e contestati gli 700 milioni anche essi accantonati per prestiti finalizzati, illecitamente per la BCE, all'acquisto di azioni.
Gli accantonamenti a vario titolo, le centinaia di milioni di bond subordinati a rischio crollo diretto e di fiducia del clienti, che potrebbero correre prima o poi a fare cassa o a riprendersi la proria cassa, e la possibile svalutazione patrimoniale ulteriore, di cui nessuno ha parlato distraendosi con i dipendenti in esubero ma tutelati dai contratti, per la chiusura di centinaia di sportelli (nel 99 la BPVi acquistò, ad esempio, quelli di Udine a 4 milioni l'uno anche se poi svalutati) accomunano, con piccole differenze nei numeri, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che essa stessa ha rinforzato il suo Cda con le competenze anche legali della neo vice presidente Cristina Rossello, avvocato cassazionista, e a parte la diversa genesi finanziario-politica dell'esplosione dei due casi.
Da un lato, infatti, Bankitalia "tartassava" Montebelluna per le sue palesi resistenze al sistema di potere, tra cui quello che ruota intorno a Generali, arrivando a guardare col sorriso sulle labbra le perquisizioni show di GdF e magistrati nella sede della banca trevigiana allora gestita da Trinca e Consoli, dall'altro "coccolava" Vicenza fino a "sponsorizzarla" come acquirente ideale per tre delle quattro banche, che sono appena fallite di fatto e sono state "salvate" a spese soprattutto degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati (Etruria, Marche e Ferrara)Â e che, messe nel mucchio BPVi, forse potevano nascondere le loro magane (loro e degli organi di vigilanza...).
Pochissimi scrivono, pochi dicono ma molti pensano che l'idillio con la BPVi nascesse grazie alle efficai pubbliche relazioni di Monorchio e dell'ex segretario particolare di Mario Draghi, quando era a capo di Via Veneto, e che sia stata di certo gradita qualche lentezza, diciamo così, della magistratura vicentina, che interveniva con la GdF non preventivamente come a Montebelluna, dove bloccava addirittura le strade di accesso alla direzione generale, ma molto discretamente (ma quel punto opportunamente, visti i ritardi dei Pm precedenti all'arrivo del Procuratore Capo, Antonino Cappelleri) perquisiva la sede di Via Btg Framarin a cose fatte e a consorzio di garanzia del prossimo aumento di capitale definito e annunciato...
Ma, se poi la BCE ha castigato entrambe le Popolari venete, ora il vantaggio "procedurale" e di tempistica che la Popolare vicentina esibiva orgogliosamente ai suoi vertici attuali rispetto alla cugina Veneto Banca si è ora dissolto dopo l'assemblea della Popolare di Montebelluna che il 19 dicembre ha messo un punto fermo anticipato sulla sua "rifondazione" con l'approvazione in assemblea degli stessi punti che il Cda di Vicenza porterà all'approvazione dei propri soci solo il 19 marzo 2016.
E se il tempo è denaro per i comuni mortali, i tre mesi di vantaggio della Banca di Bolla e Carrus potranno portare vantaggi a molti, a chi lo vedremo in futuro in dettaglio, ma di sicuro a chi nel trevigiano, e non solo, potrà avere mercato per le proprie azioni prima che nel Vicentino. Area in cui Francesco Iorio deve ancora misurarsi con chi sembra giochi, alla vicentina, sulla pelle altrui ma senza rischi diretti, leggasi "schei", se non magari quelli ricevuti in prestito proprio da Veneto Banca, sui quali abbiamo chiesto, per ora invano, a Montebelluna.
Ma questa è un'altra storia, oppure no?, su cui varrà la pena che qualcuno, magari nella magistratura, dia uno sguardo.
Visto che di prestiti su pegno ai "soliti noti", tipo la Finint di Marchi, pare ce ne siano anche in BPVi... Oppure no?
Attendiamo risposte noi, ma più ancora le vogliono gli azionisti delle due Popolari, anche se temiamo che quello che sta venendo fuori in Veneto non sia che un'anticipazione di cose analoghe che potremmo scoprire in futuro, se qualcuno veramente opererà per la trasparenza del sistema, anche su tante altre banche, magari già sotto la lente di ingrandimento della BCe. Tra cui alcune di quelle ancora oggi chiamate "primarie"...
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