Pfas, Zanoni e Guarda: "slittamenti e ritardi, la Regione Veneto spieghi il suo comportamento"
Lunedi 17 Luglio 2017 alle 16:04 | 0 commenti
"Per superare l'emergenza Pfas, così come chiedono i cittadini della ‘zona rossa' serve da parte della Giunta Regionale una regia seria, e non uno scaricabarile continuo degli interventi da mettere in atto. C'è tutta una serie di questioni che la Giunta deve affrontare, accelerando i tempi ed assumendosi finalmente le proprie responsabilità ". Sono queste le richieste evidenziate nel corso della conferenza stampa convocata questa mattina a palazzo Ferro-Fini dai Consiglieri regionali Cristina Guarda (AMP) e Andrea Zanoni (PD) alla quale ha partecipato la Senatrice Laura Puppato, sui nodi cruciali che la Giunta Regionale deve affrontare riguardo il problema Pfas nel Veneto.
"Siamo molto preoccupati e denunciamo una latitanza della Regione del Veneto nella vicenda Pfas che riguarda tutta la vasta area del Fratta-Gorzone ed anche oltre" ha affermato la Senatrice nell'introdurre la questione. "Ci troviamo dinanzi a continui slittamenti di termine - puntualizza Puppato - mancano le risposte ed oggi una nota del Ministro dell'Ambiente ci informa che c'è stato un ulteriore tentativo di slittamento, causata da una firma di uno dei Sindaci coinvolti che risultava non pertinente e che aveva invece tutti i crismi della legalità . Il Governo e il Ministero ci stanno mettendo l'anima sul tema della salute dei cittadini. Le cifre: 103 sono i milioni di euro fruibili per affrontare il problema, 23 recuperati da fondi perenti che si aggiungono agli 80 milioni già messi a disposizione; non capiamo perché da quattro anni la Regione Veneto non si renda conto dell'urgenza".
"Abbiamo un sito contaminato che inquina e continuerà ad inquinare la nostra falda per gli anni a venire - prosegue la Consigliera Guarda - ed è chiaro che l'istituzione è chiamata ad intervenire per sistemare il terreno o a delocalizzare le ditte per provvedere poi alla bonifica necessaria. Ma per questo anche la scienza ci viene incontro perché esistono metodi di produzione a ciclo chiuso, ma sono troppo costosi ed è il motivo per cui Miteni non li ha attuati. Questo è gravissimo perché le aziende devono tornare a tenere conto del nostro territorio".
"Questo inquinamento ha comportato per le casse pubbliche delle spese ingentissime" conclude il consigliere Zanoni. "È giusto far valere il principio europeo del ‘Chi inquina paga': non devono dunque essere né il pubblico né i cittadini a pagare, soprattutto quegli stessi cittadini che hanno già pagato con l'inquinamento e la contaminazione da Pfas, ma, come già accaduto ad esempio negli Stati Uniti, deve essere il privato, l'azienda che ha inquinato. Per questo principio, è giusto che la Regione intenti una causa civile e chieda i danni alla Miteni".
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