Battibecco sui Pfas fra Jacopo Berti del M5S e Ario Gervasutti del GdV, VicenzaPiù: dati, fatti e "cura" di tutte le parti in causa
Lunedi 25 Luglio 2016 alle 23:40 | 0 commenti
Noi di VicenzaPiù da tempo seguiamo la questione Pfas (col nostro "PFOA PFOS PFAS e via dicendo: un punto fermo" ma anche tutte le altre ipotesi altrui), riportando, per quel che possiamo e capiamo su un argomento molto complesso, i dati, le notizie, i confronti e le testimonianze che riguardano il tema senza inutili schieramenti su un argomento che ad oggi, seppur molto discusso, è ancora avvolto da “scie†(o nubi). La verità sta forse nel mezzo, come sosteneva Cicerone, perciò sottovalutare – o sopravvalutare – una questione che ha tutto tranne che la chiarezza dalla sua parte non s’ha da fare. Fa piacere, però, vedere come il GdV, il Giornale di Vescovi, prenda posizione e millanti ora un giornalismo “senza condizionamenti ideologiciâ€Â per capire che allora sa come si fa, ma solo quando l’argomento non è di suo “interesse†(economico, bancario…). Come ci dicevano a scuola, forse ‘è bravo, ma non si applica’.
Ma siccome dopo aver letto su quel giornale, che oggi si preoccupa per la Miteni e i suoi lavoratori, titoli su 50.000 cittadini a rischio tumore, 250.000 avvelenati e cento milioni preventivati dalla Regione all'anno e per dieci anni per le analisi mediche, tutto queso, se ben ricordiamo, quando era più utile distrarre... dai guasti della BPVI che affossare la Miteni, beh vi proponiamo oggi sia il video di Jacopo Berti, capo gruppo M5S in regione, molto critico con Ario Gervasutti, sia l'editoriale del direttore del Giornale di Vicenza irridente contro i pentastellati per lasciar valutare a voi l'uno e l'altro.
Noi, intanto, continueremo a cercare di capire e a spiegarvi quello che capiamo, oltre che a riportarvi tutte le altrui considerazioni: noi non abbiamo certezze che non siano la tutela della salute e la difesa del lavoro, l'una e l'altra sempre e insieme e non solo come e quando conviene.
Mancano le scie chimiche
di Ario Gervasutti
24 luglio - Sconvolti dall’ormai solita strage del venerdì sera, è probabile che in molti abbiano letto con una certa dose di distrazione una notizia che riguarda il territorio vicentino e la salute di chi ci vive. Venerdì la Regione ha diffuso i risultati del controllo sul Registro oncologico del Veneto relativo al numero e al tipo di malattie diffuse nelle zone in cui è stata rilevata nelle falde acquifere la presenza di Pfas, sostanza prodotta dalle lavorazioni di alcune industrie la principale delle quali è la Miteni di Trissino. Ebbene, risulta che in quelle zone non c’è un’incidenza di tumori superiore a quella di altre parti del Veneto dove i Pfas invece non ci sono. C’è solo un po’ di colesterolo in eccesso, ma è difficile dimostrare che questo non sia dovuto agli spiedi con la polenta più frequenti qui che altrove. Intendiamoci: questo non significa che i Pfas siano equiparabili a benefiche vitamine. Se non ci fossero, sarebbe meglio. Ma i numeri scientifici hanno stabilito che non rappresentano un pericolo immediato e grave, con risultati epidemiologici evidenti. La Regione Veneto, a prescindere dai risultati resi noti ieri, aveva comunque ordinato al Consorzio che gestisce l’acqua nella zona di realizzare entro quattro anni interventi per abbattere la percentuale di Pfas. Fin qui, tutto nella norma. Ma sempre ieri si è avuta notizia che improvvisamente il ministero si è svegliato, e ha ordinato l’abbattimento immediato dei livelli o la chiusura di tutto. Nulla per anni, e improvvisamente un intervento draconiano che avrà come conseguenza la paralisi di una vasta area produttiva e il caos nella gestione del ciclo dell’acqua in un’area con decine di migliaia di abitanti. Su quali basi scientifiche? Non si sa. Le stesse, presumibilmente, che hanno spinto il nuovo sindaco a 5 stelle di Torino a deliberare lo spegnimento del wifi negli uffici comunali e a promuovere la dieta vegana al posto della bagna cauda e del gianduiotto. Mancano le scìe chimiche, e poi il disegno è completo. Il Registro dei tumori sbaglia? Allora lo si chiuda e si usino altri strumenti. Ma si ragioni su dati di fatto, non su opinioni. È davvero così difficile limitarsi alla razionalità ? Davvero non è possibile affrontare i problemi per ciò che sono, senza condizionamenti ideologici e senza ondeggiare tra il disinteresse e il panico? Siamo talmente abituati a vivere nell’emergenza, ovvero nell’affanno di trovare rimedio ai disastri, che quando un problema si rivela come “normale†ci sentiamo privati di uno scopo. Sarà per questo che in giro proliferano i matti: in questo ambiente si trovano a proprio agio.
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