Per due anni soglia del 5% a voti nelle Popolari spa: Zonin plaude e pensa a tutelare azioni
Domenica 8 Marzo 2015 alle 12:42 | 0 commenti
Su questo quotidiano web e poi sul n. 273 di VicenzaPiù magazine con questo titolo «BPVi e i "No popolari spa" difendano i piccoli azionisti» pubblicavamo una nota alla cui fine scrivevamo, io e Giancarlo Marcotti, «Se i comitati "No Dal Molin" e "No Tav" non hanno impedito gli oggetti del loro no, subendone anzi la realizzazione addirittura senza reali e consistenti "compensazioni", i salotti "No popolari spa" dall'alto delle loro capacità strategiche non commettano lo stesso errore, perché da condizionare non ci sono altri, deboli italiani... alla BCE e all'Europa non arriveranno neanche i rumors e gli anatemi bancari locali».
E aggiungevamo: «Se veramente si vorrà pensare al territorio, magari come atto nobile e testamentale, i padri padroni delle tre Popolari nazionali, quella vicentina in primis, che per la prima volta "affronteranno" il mercato (le altre 7 sono già in borsa e i titoli potranno solo essere favoriti in questo caso dalla scalate) lavorino, invece, per studiare, proporre e attuare norme che tutelino i miliardi di euro di risparmi che i i piccoli azionisti hanno affidato a loro comprandone la azioni».
Di seguito pubblichiamo un articolo de Il Sole 24 Ore a firma Katy Mandurino in cui il nostro umile appello trova un forte riscontro da parte di Gianni Zonin, che alla tutela del valore delle azioni pensa accontentandosi di un blocco biennale del 5% per i voti assembleari delle prossime Popolari Spa.
A lui avevamo già fatto "chapeau" quando, prefigurando una transizione in plancia di comando a cui accenna oggi su Il Sole, ha issato sul trono di Ad Samuele Sorato (vedi anche n. 274 di VicenzaPiù in edicola oltre che articolo su web).
Non potendo bissare il gesto cin inchiniamo davanti a lui col cappello in mano, da umili portavoce del popolo dei lettori azionsti, non certo da elemosinanti a cui è stato fin troppo avvezzo.
Purchè mantenga i buoni propositi, di cui, dicono, sia lastricato l'inferno.
Il direttore
«In aprile la trasformazione in Spa
È arrivato il tempo di aggregarci»
Di Katy Mandurino da Il Sole 24 Ore
«Le banche popolari stanno vivendo un cambiamento fortissimo, quasi una rivoluzione. Ma in questa trasformazione copernicana troveremo il percorso giusto per far crescere la nostra banca, che, mi creda, sono certo continuerà a crescere».
Gianni Zonin, presidente della Popolare di Vicenza, parla della riforma delle banche popolari e delle prossime decisive settimane, all'indomani del via libera delle Commissioni parlamentari Finanza e Attività produttive sul testo che dalla prossima settimana sarà discusso e licenziato dall'Aula. Plaude al governo, il presidente, riferendosi al tetto del 5% al diritto di voto dopo la trasformazione in società per azioni. «Ha fatto bene il Governo - dice - a mettere questa piccola riserva del 5%, per una durata di due anni, che secondo me è sufficiente. Prima o poi bisognava arrivare a questo passo; forse potevamo farlo prima e meglio, promuovendo noi come banche popolari una riforma valida, dando spazio anche alle fondazioni. Non è stato fatto e di questo mi rammarico. Con il tetto massimo del 5% in due anni è stato ottenuto il meglio possibile».
Ma Zonin guarda oltre: l'istituto vicentino non solo si trasformerà in Spa, ma darà vita anche ad una fondazione, la cui forma sarà determinata dai vincoli e subordinata alle autorizzazioni sia della Bce che della Banca d'Italia. «Un passo alla volta - annuncia Zonin -: prima ci trasformiamo in Spa, poi creiamo a lato una fondazione, infine cercheremo una via valida per risolvere la questione della vendibilità delle azioni; stiamo studiando delle forme alternative alla Borsa per favorire la movimentazione azionaria». Sarà una formula sottoposta all'approvazione dei soci durante l'assemblea dell'11 aprile. Assemblea in cui Zonin presenterà anche i conti della trimestrale: «Non anticipo nulla, ma alcuni investimenti che la banca ha fatto nel 2014 fanno sì che i dati siano molto positivi».
Sui conti della popolare pesa sempre, però, un rosso di 758 milioni e la richiesta della Bce di requisiti prudenziali molto elevati (un Cet 1 ratio all'11%). «Il Cet all'11% è una ricompensa che abbiamo ricevuto dalla Bce per aver aiutato il territorio in tutti questi anni - commenta sarcastico il patròn della popolare -. Mi auguro che prima dell'assemblea possa riceve la notizia di una riduzione dell'asticella imposta dalla Bce».
Alla luce dei bilanci e della riforma in atto torna con forza il tema delle aggregazioni e di un possibile matrimonio con Veneto Banca. «Lo scenario è più favorevole di qualche tempo fa - dice Zonin - e l'aggregazione resta comunque un input della Bce. Ma per sposarsi bisogna essere in due, i campanilismi non funzionano più e chi non lo capisce resta indietro». Mentre sull'autocandidatura del Banco Popolare a ricoprire il ruolo di guida di una super-aggregazione delle ex popolari si dice favorevole «ad iniziative di crescita o rafforzamento dei nostri istituti», senza però specificare nessuna intenzione o progetto.
Eventuali e possibili aggregazioni comporterebbero razionalizzazioni e tagli. In questa direzione andrebbe la decisione di chiudere alcuni sportelli bancari, circa un centinaio tra quelli meno performanti. Ma Zonin assicura che l'occupazione non verrebbe penalizzata.
Per il futuro della banca saranno decisive le prossime due settimane e il presidente vuole rassicurare i 120mila soci: «La Popolare di Vicenza resta solida; non è detto che le perdite e gli accantonamenti impoveriscano il valore dell'istituto: un conto sono gli accantonamenti prudenziali e un conto sono le perdite». E sul fututo personale, in riferimento ad un suo possibile passo indietro all'interno della banca è laconico: «Farò quello che mi chiedono i soci. Ma il mio futuro lo vedo tra i vigneti».
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