Pavin: "Variati? Né amico, né nemico. Su Laghetto pronti a vigilare"
Sabato 14 Maggio 2011 alle 10:07 | 0 commenti
A Francesco Pavin, uno dei leader del Presidio Permanente negli anni dell'opposizione al Dal Molin, le etichette stanno strette. Disobbediente? Lui preferisce definirsi come "animatore di movimenti sociali che producono pensiero e conducono battaglie". Vorrebbe una città in grado di sognare, ma non boccia la giunta Variati: "Almeno con questi si può discutere". Il Bocciodromo? "Nessun regalo e neanche ne vogliamo". E sul futuro di "Vicenza Libera" non si sbilancia.
Francesco Pavin ha solo 31 anni ma vanta già un lungo curriculum da protagonista nelle fila di centri sociali e movimenti no-global. "Fino a qualche anno fa c'era una rete denominata ‘Disobbedienti'. Aldilà dei nomi, i riferimenti culturali rimangono sempre gli stessi: la salvaguardia dei beni comuni e la cooperazione per una società diversa. Oggi, ad esempio, rivoluzionario è strappare l'acqua al privato per ridarla al pubblico".
E in mezzo ci può anche essere spazio per il pestaggio del consigliere padovano di centrodestra Vittorio Aliprandi? "No, infatti condivido il comunicato ufficiale del centro sociale Pedro di Padova, che non lascia spazio a interpretazioni: abbiamo preso posizioni radicali ma sempre dentra una dialettico, mentre ciò che è successo ad Aliprandi è stato fuori dalla dialettica. Il Pedro ha condannato il fatto e ha dichiarato la propria estraneità ".
Se dovessi spiegare il ruolo politico giocato dai movimenti a Vicenza, cosa diresti?
"I movimenti producono pensiero e conducono battaglie: io voglio esserne un animatore perché mi interessa una città viva, che sappia difendere la democrazia, ma anche una città che sappia sognare. Non miro a diventare niente; non per questo escludo il rapporto con la politica istituzionale e infatti per la campagna elettorale di "Vicenza Libera" mi sono impegnato moltissimo. Tra due anni però, quando ci saranno nuove elezioni, non so se e come parteciperemo ancora".
Il Bocciodromo di via Rossi, aldilà del fatto che è stato premiato un progetto ben fatto, lo consideri il modo di Variati di ricompensarvi dell'apporto decisivo che gli avevate offerto nel 2008 o vi aspettate ancora qualcosa?
"Non siamo per la logica dello scambio elettorale, non domandiamo niente in cambio. La commissione che ha valutato il progetto è fatta da tecnici. Il Bocciodromo non è certo un spazio regalato. Siamo per l'autorecupero delle strutture dismesse come era quella di via Rossi. Di spazi così in città ce ne sono tanti, posti abbandonati che diventano luoghi di degrado. Spero non ci sia ancora qualcuno convinto che i soldi ci arrivino dalle cooperative rosse. Per il Bocciodromo abbiamo usato l'autofinanziamento: è una scommessa che si ripagherà negli anni. Siamo andati anche oltre il bando perché quando facciamo una cosa, cerchiamo di farla bene, che dia soddisfazione. Noi crediamo in ciò che facciamo, altrimenti lo slogan ‘un altro mondo è possibile' rimane solo un slogan".
Che giudizio complessivo dai dell'operato di questa giunta, specialmente in urbanistica (tipo ex Pp10 di Laghetto, vicino al Dal Molin)?
"Io sono sì all'opposizione, ma non mi piace chiudermi in un ghetto, non sono di quelli che vogliono la destra a palazzo Trissino tanto per farci battaglia. Questa amministrazione ha una politica diversa dalla precedente: posso anche entrare in conflitto con questa giunta, però c'è una dinamica di dialogo. Il conflitto è il sale della democrazia e questa amministrazione accetta la regola del conflitto. Che poi le istanze sociali non coincidano con quelle del palazzo, questa non è una novità . Del Pp10 parleremo nei comitati di quartiere di Laghetto e apriremo vertenze. Ma anche la Tangenziale sull'argine del fiume al Dal Molin è un problema grossissimo dopo l'alluvione. Mi sembra una cosa da irresponsabili. Vicenza non si è riassopita: è chiaro agli occhi di chiunque che che questa città è cresciuta. Il Parco della Pace sarebbe la prima grande sottrazione di uno spazio demaniale militare. Direi che è un grande inizio viste le mire che c'erano su tutta l'area. Un risultato che è frutto della mobilitazione di tutta la città di Vicenza, non solo del Presidio. Il No Dal Molin ha interpretato pulsioni differenti: non ci sono certo 24 mila disobbedienti a Vicenza".
Quale il tuo parere sulle ordinanze del sindaco?
"L'abbiamo già sostenuto pubblicamente: trasformiamo Campo Marzo in un laboratorio d'idee. Sono d'accordo anche con i commercianti. Ci vorrebbe sempre qualcosa, ma purtroppo tra il dire e il fare...Poi ovviamente sulle ordinanze non sono d'accordo, ma io per esempio sono anche per l'abbattimento di ogni frontiera e la libera circolazione".
Confermi che illegalità possa avere un valore positivo se usata in nome dei diritti sociali?
"Sì e per spiegare cosa intendo mi piace usare una metafora di don Gallo: 'Se c'è un'emergenza passo anche se il semaforo è rosso'. Non ci interessa l'apoteosi dell'illegalità tanto per appuntarci le medaglie al petto. Gli esempi di legalità non legale che è giusto violare sono tanti: il referendum sulla base Usa non concesso a Vicenza, quello negato adesso sul nucleare, per non parlare del ricatto di Marchionne agli operai. Qualcuno mi convinca che è democrazia. È nella Storia dell'umanità (vedi rivoluzioni) l'affermazione di una legalità diversa. La Storia è fatta anche di questi grandi momenti".
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 213 in distribuzione e scaricabile in pdf http://www.vicenzapiu.com/in-edicola#archive
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