Opinioni | Categorie: Politica

Pat e cemento, intervista a Rebesani

Di Alessio Mannino Martedi 10 Febbraio 2009 alle 19:02 | 0 commenti


Fulvio Rebesani (sindacato inquilini) descrive il suo
piano urbanistico ideale: attenzione ai deboli, no a nuove costruzioni, recupero degli oneri. «Spero in Variati, ma nella maggioranza c'è chi si fa condizionare dai privati»

 

Il nuovo piano regolatore (che ora si chiama Pat, piano di assetto del territorio) non vedrà la luce prima della metà di quest'anno: disegnare da cima a fondo la mappa di Vicenza per i prossimi decenni non è un lavoro da poco. La responsabilità sulle spalle dell'amministrazione Variati, perciò, è molto pesante, perché le scelte di oggi graveranno sulle inevitabili trasformazioni di domani.

 

L'urbanistica, poi, è il terreno minato per eccellenza: dalle varianti per il singolo privato alle maxi-varianti appetite dai grandi interessi immobiliari, l'assessorato al Territorio diventa un fortino preso d'assedio da cittadini comuni (illusi per anni dal Bid targato centrodestra) come dai costruttori, vere eminenze grigie del potere in città. Per questo siamo andati a chiedere come dovrebbe essere il Pat ideale a chi rappresenta la parte più debole sullo scacchiere edilizio, ovvero gli affittuari. Fulvio Rebesani è a capo del Sunia, il sindacato inquilini, ed è una vecchia conoscenza del dibattito politico locale. Nel 1998, da consigliere comunale fuoriuscito dai Ds, assieme ad altri fece cadere la giunta Quaresimin proprio perché il centrosinistra di allora sembrava troppo incline agli affari di pochi immobiliaristi.

Questioni di fondo

«Innanzitutto poniamo due questioni pregiudiziali», esordisce Rebesani. «La prima è tener conto della crisi economica, che non finirà, come dicono certi soloni, nel 2010, perché essa è destinata a cambiare per sempre il volto di questo capitalismo selvaggio. La seconda è una conseguenza della prima», continua, «ed è l'aumentata sproporzione fra l'accumulo di ricchezze in mano di pochi a fronte di un impoverimento generale della popolazione. La perdita d'acquisto di stipendi e salari è sotto gli occhi di tutto. Ecco, bisogna partire da questi dati di fondo per pensare il Pat, perché il Pat altro non è che la proiezione di come si vuole la città, ma a partire appunto dalle capacità economiche e sociali di tutta la popolazione. Altrimenti si fa un piano per i soliti quattro affaristi».

La cuccagna è finita

Veniamo al sodo. Il primo punto riguarda la proprietà: «Chiedo all'amministrazione: in questa grave situazione, quanti vicentini potranno ancora permettersi di comprare una casa? Sempre meno, perché ormai abbiamo raschiato il fondo del barile». Oggi nella nostra provincia l'80% è proprietaria dell'abitazione in cui vive, il 4-5% è titolare dell'affitto di una o più case (fascia benestante), e il restante 15% è costituito da immigrati, giovani e precari con pesanti difficoltà nel sostenere le rate della casa (fascia povera). Seconda domanda: «Come si intende valorizzare le 3.300 abitazioni sfitte, vuote, ma abitabili, presenti nel territorio del Comune? Trovo positivo che l'assessore Francesca Lazzari non voglia perseguire l'idea del suo predecessore Zocca di un'espansione dell'area urbana», tuttavia, puntualizza Rebesani, «non si deve neppure espandere le edificazioni all'interno dell'area urbana». Stop a costruzioni ex novo, dunque. «Io dico no all'aumento delle cubature nella aree dismesse, il tasso di edificabilità deve restare bassissimo. Bisognerebbe che il Comune, che la politica, abbia il coraggio di dire no ai proprietari che aspettano con la bava alla bocca». Piuttosto il suggerimento è «una riqualificazione tramite la costruzione di edifici pubblici, ma ripeto: con ridotte volumetrie. E si proceda al recupero degli standard», ovvero di strade, marciapiedi, aiuole, piste ciclabili. «Dovrebbero dire al privato che la cuccagna è finita: vuoi il cambio di destinazione d'uso per la tua area dismessa? Bene, una metà la cedi al Comune, e nell'altra metà l'indice di edificabilità rimane basso».

Recupero oneri

A proposito di recuperi: decisivo è quello degli oneri di urbanizzazione. Sono i soldi che il privato deve girare al Comune in cambio della concessione edilizia. Un'indagine del Sunia di qualche anno fa calcolò in circa 250 milioni di euro l'ammontare complessivo degli schei dovuti ma non pagati da lottizzatori e costruttori berici a Palazzo Trissino negli ultimi vent'anni. L'equivalente di due bilanci e mezzo. «Si pensi che solo a Ponte Alto, secondo il Comitato anti-abusi» - di cui Rebesani è l'anima assieme a Crestanello - «ci sono 3 milioni di euro da recuperare. Se il Comune non si muove, faremo un esposto alla magistratura». Il problema, infatti, è la volontà politica di affrontare a muso duro l'interesse dei privati: «Le aree dismesse in questi anni si sono rivalutate: la politica dovrebbe mettere un freno a rendite parassitarie. E far capire chiaramente che il privato deve pagare. A Vicenza il calcolo degli oneri, che per legge deve essere aggiornato ogni cinque anni, è fermo da venti!». L'assessore all'edilizia privata, il cattolico Pierangelo Cangini, alla stampa ha dichiarato che «con la crisi attuale sarebbe controproducente pensare di aumentare gli oneri di urbanizzazione». Il commento di Rebesani è tagliente: «Cangini fa parte di quell'ala dell'attuale maggioranza sensibile ai desiderata dei proprietari. Il principio dovrebbe essere quello, invece, di impedire l'edificabilità in aree non edificate, e lavorare sull'esistente con un impatto più ridotto possibile. Basta, per esempio, con la logica delle Rc-1», cioè delle costruzioni sviluppate in altezza nella convinzione di risparmiare spazio, per poi tagliare su standard e dare il là a palazzoni incastrati in quartieri già intasati.

Stop al commerciale

La variante ovest e la delibera di Vicenza est (licenziata dalla passata giunta, prevede un'area commerciale del gruppo Cestaro vicino all'attuale centro Palladio: approvata dalla maggioranza di Variati) pongono la questione delle aree commerciali. Vicenza ne è satura, e la legge regionale ne prevede il blocco. Possibile che si continui a sponsorizzarle? «Io non sono contro il mercato, purchè siano rispettate certe condizioni. Punterei più sul direzionale, e soprattutto su edifici adibiti alla ricerca universitaria e scientifica». E' quanto promesso dalla Lazzari per buona parte della zona industriale ovest. «Qui bisogna prima di tutto recuperare una montagna di standard, soprattutto verde e viabilità. Ma soprattutto vedrei bene il riuso dei capannoni per spazi sociali, centri giovanili, scuole. Sarebbe il posto ideale per quegli standard di carattere comunale, cioè al servizio di tutta la città e non dei residenti attorno, che a Vicenza mancano». Come un centro per giovani, di cui si parla da tempo immemore senza risultati. Quanto alla delibera di Vicenza est, Rebesani storce il naso: «Ma che significa che era un atto dovuto perché era stata approvata dalla giunta precedente? L'organo deliberante è il consiglio comunale. E non era dovuto per niente, potevano benissimo rimandare la questione al Pat». E le legittime aspettative del privato? «Un'aspettativa, appunto. Non un diritto. Se avesse fatto ricorso, col Pat sarebbe stato azzerato. Diciamo la verità: è stata una resa ai poteri forti, e lo stato di necessità è una bugia bella e buona».

Decima feudale

Sotto il profilo politico, Rebesani è ottimista a metà: «Ho fiducia in Variati, molto meno nella sua maggioranza». Mette in conto il rituale «assalto alla diligenza» da parte dei lobbisti del cemento, il che «farà scoppiare contraddizioni in seno alla maggioranza». L'invito al sindaco è «fare come sul Dal Molin: esercitare il grande potere che la legge gli dà, arrivando a porre la questione di fiducia, se serve». In pratica mettendo a tacere chi, soprattutto nel Pd, dovesse mostrarsi troppo sensibile alle sirene dei costruttori. «Ma è un vizio antico, è pigrizia mentale e culturale di chi si sente perennemente obbligato a pagare la decima al feudatario locale», spiega con una metafora Rebesani. Che conclude il suo programma urbanistico ideale con una raffica di consigli: «Il Piano Interventi, che concretizzerà metro quadro per metro quadro il Pat, sostituisca in tutto e per tutto il vecchio prg. Si faccia il Pati, il piano con i Comuni vicini, molto importante soprattutto per l'area ovest confinante con Arcugnano, Altavilla, Creazzo. E si faccia un Pat per 115 mila abitanti, non per un'esigua minoranza di arricchiti. Pensando soprattutto ai giovani, che non hanno spazi dove ritrovarsi e di qui a dieci anni potrebbero correre seri rischi di degrado, e alle giovani coppie, che faticano ad avere una casa. Anzi, proposta: si metta un punteggio aggiuntivo per coppie giovani nelle abitazioni Erp. Ne va del futuro di tutti».

Leggi tutti gli articoli su: pat, rebesani, sunia, urbanistica, cemento

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network