Part time amministrazioni pubbliche: dal 23 donne a rischio revoca
Venerdi 13 Maggio 2011 alle 16:10 | 0 commenti
Germano Raniero, Usb - Il 23 maggio prossimo scadono i termini entro cui le amministrazioni pubbliche possono revocare i part time di cui godono i dipendenti pubblici.
Questa "possibilità " è data dalla legge 183/2011 art 16 conosciuta come "collegato al lavoro" il quale in sintesi stabilisce che i part time concessi prima di giugno 2008 con criteri "di correttezza e buonafede", ma in realtà in maniera unilaterale, l'ente per motivate esigenze di servizio, possono essere revocati.
La misura prevista dalla legge colpisce soprattutto le donne (85% del totale).
Questo significa per molte donne tornare a orario pieno, stravolgere la propria vita già impostata visto che molte sono costrette ad utilizzare tale istituto per sopperire alle carenze dei servizi sociali, per accudire figli, famiglia ecc... queste revoche rischiano di produrre anche degli autolicenziamenti.
In un paese che risulta avere uno dei tassi più bassi di occupazione femminile, la revoca del part-time rischia di ricacciare le donne definitivamente all'interno delle mura domestiche.
Molti enti anche a livello locale stanno applicando la norma, interpretandola in senso estremamente restrittivo, nell'intento di cancellare il diritto al part time, ed in qualche caso cio' si realizza con il silenzio dei sindacati confederali.
A livello locale parliamo di Camera di Commercio, Tribunale, Agenzia delle Entrate, alcune IPAB e alcuni Comuni. Addirittura pur esistendo una linea di indirizzo Regionale che prevede di rimandare all'anno prossimo la questione, intendono rivedere i part time.
Gli enti in questione intendono revocare i part time per chi ha figli oltre i 13 anni e per chi non ha famigliari in gravi situazioni sanitarie.
E chi ha figli fino ai 18 anni e magari è separato? Non corre il rischio di abbandono di minore?
E chi ha famigliari con problemi di salute cosa deve fare, assumere badanti invece che accudirli.
Negli anni scorsi hanno magnificato il ricorso al part time, ora lo penalizzano.
Questi sono i nostri governanti, proni al mercato, ai tagli, ma sordi ai diritti.
E poi parlano di tutela della famiglia.
La USB è contraria a questo atto arbitrario e ha chiesto nei vari enti che prima di revocare dei par time si vada ad un nuovo regolamento aziendale che preveda le regole del gioco condivise: regole che mettano cioè insieme le esigenze del lavoratore e quelle del servizio. A livello nazionale c'è pure stato un incontro, il 12, con la Ministra Carfagna perché a nostro giudizio si ledono i diritti di pari opportunità .
Alla Ministra si è chiesto con determinazione un intervento politico volto a sospendere gli effetti dell'applicazione della legge in attesa di intervenire nelle sedi opportune perché si proceda ad una modifica radicale di questa normativa iniqua.
Le risposte avute risultano ancora insoddisfacenti e inadeguate all'urgenza della problematica per cui USB invita le lavoratrici e i lavoratori interessati ad organizzarsi: ne vale la loro vita presente e futura.
La prossima settimana andremo ad iniziative che facciano emergere questo grave problema sociale e di diritto.
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