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Operazione GdF, banche beriche sanzionate per 4 mln: non segnalato riciclaggio per 11 mln

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 8 Giugno 2011 alle 17:26 | 0 commenti

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Guardia di Finanza  -  Sanzioni alle banche per oltre 4 milioni di euro. Non segnalavano operazioni sospette per 11 milioni di euro.

I finanzieri del Nucleo di Vicenza, a seguito di indagini in materia di frodi fiscali e corruzione, hanno contestato a quattro Istituiti di credito della provincia berica l’omessa segnalazione, prevista dalle norme antiriciclaggio, di numerosi prelevamenti e versamenti “anomali”, per centinaia di migliaia di euro, tutti effettuati con banconote da 500 euro da indagati per vari reati, e, in un caso, anche da un pensionato che ha versato sul suo conto oltre 100.000 euro, frutto di reato commesso da altri (nella foto VicenzaPiù il comandante del nucleo di Vicenza, Paolo Borrelli, col comandante Provinciale Morelli).

Come noto, le norme antiriciclaggio impongono agli istituti di credito, agli operatori finanziari ma anche ad altri soggetti, quali professionisti o case da gioco, di inviare segnalazioni per operazioni sospette laddove i clienti pongano in essere comportamenti non coerenti con il proprio profilo reddituale, ovvero con la propria situazione economico-patrimoniale. Spesso, infatti, si ha riscontro dell’uso del sistema finanziario per trasferire risorse formatesi illecitamente a favore di persone anche connesse ad ambienti criminali.

A seguito della recente conclusione di importanti operazioni indirizzate al contrasto delle frodi all’IVA, nel distretto conciario di Arzignano, ed alla repressione di un vasto sistema di corruttela da tempo radicato nel territorio vicentino, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza hanno proceduto alla successiva attività di analisi dei conti intestati a soggetti denunciati nell’ambito delle predette operazioni, individuando alcuni rapporti bancari, sia di conto corrente che di altra natura, utilizzati in maniera del tutto anomala rispetto al normale impiego.

In due casi, presso due distinti istituti di credito, si è avuto modo di riscontrare come i rapporti di conto corrente fossero strumentali alle operazioni di frode all’IVA oggetto di indagine; in particolare, sul conto di un imprenditore indagato e tratto in arresto, attivo presso un primario istituto bancario di Arzignano, i finanzieri hanno rilevato ripetute operazioni di movimentazione di rilevanti somme di denaro, anche in banconote da € 500 - per lo più versate e contestualmente prelevate per contanti o girate all’estero con bonifici privi di plausibili  descrizioni - non coerenti con il profilo economico/finanziario del cliente, che altro non rappresentavano se non la retrocessione in nero al cessionario dell’iva non versata nelle frodi realizzate.

Con riguardo ad altro Istituto di Credito,  è stato rilevato, invece, che alcuni imprenditori di Arzignano si sono rivolti ad una filiale di un istituto bancario sita in un luogo lontano dalla zona di residenza e di attività - in provincia di Treviso - in ragione del fatto che presso tale unità operativa i controlli antiriciclaggio, posti in essere dai funzionari di banca, risultavano notoriamente non particolarmente incisivi: tale circostanza, sebbene non abbia evidenziato un diretto coinvolgimento degli impiegati bancari nei reati contestati ai propri clienti, ha, comunque, palesato un comportamento tenuto dal personale dell’ente creditizio non coerente con le prescrizioni normative, tanto più laddove si consideri che tali carenze nell’attività di vigilanza hanno reso possibile il perfezionamento di rilevanti prelievi di denaro contante, anche in questo caso spesso in banconote da € 500, connessi proprio a frodi fiscali, senza che venisse mai evidenziata alcuna anomalia.

In un terzo caso, i militari operanti hanno accertato che un pensionato ha versato, sul proprio conto corrente acceso presso un istituto di credito, 105.000,00 euro, provento del delitto di corruzione commesso, nell’esercizio delle proprie funzioni, da un ex pubblico ufficiale, tratto in arresto nel corso delle indagini.

 

L’evidente anomalia, che constava di due operazioni di versamento in contanti di rilevante importo - esclusivamente in banconote da 500 € -, non è stata oggetto di alcuna segnalazione da parte dell’istituto bancario, sebbene il pensionato, che si è prestato a tale manovra dissimulatoria per conto del pubblico ufficiale corrotto, non avesse le capacità economico-patrimoniali per far fronte a tali depositi.

L’ultimo caso sinora accertato, ha avuto ad oggetto il rapporto posto in essere da un quarto ente creditizio con un professionista, indagato per corruzione e oggetto di misura cautelare personale in carcere: i finanzieri hanno riscontrato la presenza di un libretto nominativo, intestato al professionista e recante un saldo pari a 2 milioni di euro, che è stato movimentato in forma anomala in almeno due distinte occasioni.

Le contestazioni per l’omessa segnalazione di operazioni sospette - con sanzioni complessive che superano i 4,3 milioni di euro - sono state notificate, oltre ai rappresentanti legali dei quattro enti creditizi coinvolti, a sei funzionari/direttori, in qualità di corresponsabili, in virtù del ruolo ricoperto all’interno delle filiali interessate.

Le segnalazioni per operazioni sospette - che presuppongono una collaborazione attiva da parte dei destinatari della normativa antiriciclaggio - se trasmesse in maniera compiuta e tempestiva, sono un validissimo strumento posto a contrasto di tutte le operazioni connesse al riciclaggio di denaro provento di delitto e consentono un intervento efficace degli organi preposti a tutela tale da poter scongiurare la possibilità di giungere a situazioni gravi e patologiche per il sistema economico.

Le attività di contestazione sino ad oggi condotte a termine nei confronti di istituti di credito si inseriscono in un più articolato contesto operativo, finalizzato a contrastare l’utilizzo del sistema finanziario per scopo di riciclaggio. In tale ambito, tra le iniziative assunte dai finanzieri di Vicenza vi è anche un approfondito studio, indirizzato agli Organi centrali del Corpo, che a messo in luce come gran parte dei pagamenti illeciti legati alla corresponsione di tangenti, al riciclaggio di denaro, al traffico di armi e stupefacenti ovvero alla realizzazione di frodi all’IVA è sempre stata realizzata con il ricorso a banconote da 500 euro.

Si consideri, ad esempio, che in un pacchetto di sigarette se ne possono stipare per 20 mila euro, una comune valigetta ne può contenere per un valore di 6 milioni di euro con un peso di pochi chilogrammi, mentre in una cassaforte di 45 centimetri potrebbero addirittura essere custoditi 10 milioni di euro; ciò, peraltro, ha indotto il Regno Unito a vietare la distribuzione delle banconote da 500 euro nelle proprie banche.

 

Nell’Eurozona, secondo la Banca Centrale Europea, a fronte di 814 miliardi di euro in circolazione nell’agosto del 2010, il 34,89 % degli euro immessi nel mercato era costituito da biglietti da 500 euro (pari a 568 milioni di tali banconote), nonostante ben poche siano le persone a maneggiarli.

A fronte di tale studio, ampiamente condiviso anche dal Procuratore della Repubblica di Vicenza, si è inteso proporre l’avvio di più stringenti misure di monitoraggio con riguardo alla circolazione delle banconote da 500 euro, di fatto principalmente utilizzate nei traffici illeciti e nel riciclaggio di denaro e non, invece, nelle transazioni regolari.

Le attività dei militari del Nucleo di Vicenza a contrasto del riciclaggio si sono anche estese al controllo di altri intermediari finanziari, quali le società fiduciarie, nei cui confronti sono state recentemente contestate omesse segnalazioni di operazioni sospette riferite a trasferimenti di denaro per oltre 25 milioni di euro.

Sale, dunque, a circa 36 milioni di euro l’ammontare delle transazioni finanziarie sospette individuate dai finanzieri di Vicenza dall’inizio dell’anno.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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