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Nuovo stadio, a noi non Menti

Di Alessio Mannino Sabato 21 Novembre 2009 alle 08:00 | 0 commenti

Vi 'regaliamo' in anteprima l'articolo sul Nuovo Menti che trovate sul n. 172 di VicenzaPiù da oggi in edicola a 1 euro.

 

Il vecchio Romeo Menti andrà in pensione nel 2020?E' il grande affare della nuova Vicenza disegnata dal Pat del centrosinistra. Lo stadio a est della città che sostituirà il vecchio Romeo Menti è stato presentato come il fiore all'occhiello fra gli accordi preliminari stretti dall'amministrazione Variati con alcuni privati del settore immobiliare e commerciale. Immaginato come un polo d'attrazione non solo sportivo ma anche ricreativo e musicale ("arena degli eventi"), l'impianto di cui si parla da dieci anni pare finalmente approdare al progetto definitivo. Si sfregano le mani gli imprenditori presenti nell'azionariato del consorzio Vicenza Futura Spa, fra i quali figurano come soci di primo piano il colosso delle costruzioni Maltauro, la più piccola Bilding del geometra Giandomenico Marchetti (ex presidente della società), il gigante commerciale Unicomm di Mario Cestaro e la Caoduro (impianti d'aerazione) di Paolo Caoduro, a capo della cordata e notoriamente vicino all'attuale sindaco.

 La loro proposta (P.G. n.63.620 del 6 ottobre scorso) accolta dal Comune contiene infatti una serie di clausole molto favorevoli per i loro futuri profitti. Tant'è che esponenti dell'opposizione, per giunta da sponde opposte (come il pidiellino Maurizio Franzina e la nodalmoliniana Cinzia Bottene) hanno già ipotizzato che la giunta di Achille Variati sia orientata per un trattamento di favore verso una parte precisa dei poteri forti locali. Quelli appunto che sfilano nella compagine del nuovo stadio, che invece erano stati penalizzati dai predecessori di centrodestra, più attenti alle sirene dell'ex cabina di comando di Assindustria (l'asse Amenduni-Ingui, oggi in declino).

Nel dettaglio, l'intesa prevede di sistemare lo stadio in una superficie totale di 281 mila metri quadrati a ridosso del casello autostradale di Vicenza Est. Il presupposto è che vi sia la necessità ("particolare interesse pubblico") di una nuova costruzione che ospiti le partite dei biancorossi del Vicenza Calcio, società che fa capo a Sergio Cassingena (gruppo commerciale Sisa), per altro avviato a passare la mano all'industriale chimico e parlamentare leghista Alberto Filippi. I privati capitanati da Caoduro, molto abilmente, fanno presente nell'accordo che il Comune non è nelle condizioni finanziarie per sobbarcarsi una spesa così ingente (pag. 5), perciò se ne assumono loro l'onere. In cambio, è naturale, di una contropartita. L'esatta stima globale di tale scambio non viene dichiarata, ma essa si identifica in sostanza nel permesso di realizzare un'area a destinazione commerciale, direzionale, residenziale e altro che si estenderà per 110 mila metri quadrati. In soldoni, la logica è la seguente: tu, Comune, non puoi permetterti di pagarti lo stadio nuovo, e allora io, privato, me ne faccio carico a patto che mi sia concesso il via libera per una valorizzazione immobiliare destinata a grandi plusvalenze con le quali mi ripagherò i costi di costruzione. In sostanza, vedremo sorgere intorno al futuro stadio una selva di attività commerciali (ma non un unico centro commerciale vero e proprio, poiché la legge urbanistica regionale non lo consente).

Primo: a chi giova? Il fatto è che l'esigenza di una struttura adeguata e rispettosa di standard e norme di sicurezza è un'esigenza primaria del Vicenza Calcio, società privata a fini di lucro. Non direttamente del Comune. L'alternativa avrebbe potuto essere questa: la società calcistica individua una zona idonea, pagandosi non solo l'acquisto del terreno ma anche la viabilità di collegamento relativa. Certo, con la possibilità di edificazioni per ottenere un tornaconto in termini di business. Così, invece, il problema di fondo è che il Comune si impegna dando luce verde ad un insediamento commerciale nuovo di zecca di 110 mila metri quadrati che da solo si mangia una buona fetta della Sau (la superficie agricola ancora utilizzabile per essere edificata, il cui limite a Vicenza è di 247 mila metri quadrati).

Secondo: costi per il privato. Tra i costi che l'assessorato al Territorio retto da Francesca Lazzari vanta di mettere sul conto di Vicenza Futura c'è la demolizione del Menti e una serie di opere di urbanizzazione collegate al nuovo impianto (pag. 6). Demolire è un'operazione economicamente irrisoria rispetto a quella del parco commerciale in progetto, e inoltre per essa viene escluso che i privati si accollino anche eventuali bonifiche del sottosuolo o messa in sicurezza del terreno. La viabilità e i sottoservizi previsti saranno solamente interni, lasciando alle casse comunali il peso di inserire un insediamento di tali dimensioni nella rete urbana.

Terzo: l'indice di utilizzazione territoriale, ossia la misura entro la quale il privato deve limitarsi a costruire. Nel protocollo d'intesa è fissato a 0,4 metri quadrati al metro quadro (pag. 9). Ovvero il privato si impegna ad utilizzare fisicamente 40 metri quadrati su 100. Tale valore, però, potrebbe lievitare in sede di redazione del piano degli interventi (la progettazione specifica di ogni intervento urbanistico, momento successivo all'adozione del Pat che fa da cornice d'insieme). Anche questo elemento rende impossibile una stima precisa della valorizzazione immobiliare, rendendo opaco l'accordo nel suo insieme.

Quarto: assenza di vincoli per il privato. Caoduro e soci promettono di fornire uno schema di convenzione per le attività commerciali-direzionali previste, ma non s'impegnano a rispettare alcun paletto, neppure quello di rispettare lo schema stesso. Il quale verrà reso noto all'amministrazione solo dopo l'approvazione del Pat (pag. 6). Allo stato e fino a quel momento, perciò, il Comune non avrà niente in mano per sapere l'esatto valore della contropartita commerciale.

Quinto: i tempi e la capienza. Viene garantito l'obbligo di portare a termine il nuovo stadio entro 5 anni, tempo che però può essere allungato ad un totale di dieci "per giustificati motivi". Sicché per assurdo il privato potrebbe realizzare subito il parco commerciale mentre per lo stadio si dovrebbe aspettare un decennio o poco meno. Quanto ai posti, un primo stralcio potrà contenerne 10.000, mentre, in previsione dell'ascesa in serie A, per quello da 20.000 si parla di una non meglio specificata "seconda fase". E se questa seconda fase, ovvero la salita in A, non dovesse verificarsi? Il rischio, quindi, è che lo stadio rimanga inchiodato a quota 10 mila posti.

Sesto: la condizione capestro. Vicenza Futura si riserva la possibilità di recedere dall'accordo col Comune «qualora con il Pat o con qualsivoglia eventuale atto pianificatorio...concessorio conseguente..., anche di scala attuativa e o edilizia sia imposto o prescritto qualsivoglia onere/contribuzione anche non direttamente connesso all'ambito, ulteriore rispetto a quanto precisato nella presente...» (pag. 10). Significa che se durante il passaggio del Pat in consiglio comunale spunteranno emendamenti che i privati giudicano a loro danno perché magari fissano vincoli o costi più onerosi a favore del pubblico, loro risponderanno facendo saltare l'accordo. Insomma: prendere o lasciare.

Settimo: nota ambigua. A pagina 6 si legge che l'inserimento dell'accordo nel Pat "è propedeutico all'introduzione nel Piano degli Interventi, che potrà anche definire ogni esigenza regolativa senza necessità di successivo strumento attuativo". Quest'ultima nota significa letteralmente "senza ulteriori passaggi in consiglio comunale", cioè senza che vi sia, al di là del Piano degli interventi, una provvedimento ad hoc per far esaminare all'organo sovrano deliberativo della città sul progetto finale. Perciò, una volta superate le forche caudine del Pat grazie alla condizione capestro (vedi punto sesto), e del successivo Piano degli interventi, il piano potrebbe tranquillamente veleggiare verso l'approdo senza più pericoli di scendere a compromessi con quei rompiscatole di consiglieri comunali. Questa ambiguità (voluta?) rende bene il quadro complessivo di un'intesa che sembra forse congegnata un po' troppo su misura dell'interesse privato, e non di quello pubblico.

 

Alessio Mannino

 

 

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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