Norme anti-ostruzionismo: come funziona negli altri comuni capoluogo del Veneto
Domenica 19 Febbraio 2012 alle 12:35 | 0 commenti
La regola è non bloccare l'opposizione, il senso di responsabilità reciproco porta a non esercitarla
Dopo l'azione ostruzionistica che la Lega Nord ha portato in Consiglio comunale a Vicenza durante la discussione sul Piano Casa (ha presentato 300 ordini del giorno per far scadere i tempi di legge), a Vicenza è partita una corsa per modificare il regolamento in modo da limitare l'utilizzo massivo di emendamenti e ordini del giorno, impedendo così azioni ostruzionistiche da parte delle minoranze.
La proposta in Consiglio comunale di Gerardo Meridio (consigliere di opposizione del Pdl e presidente della Commissione Statuto) andava nel senso di permettere alla Giunta di chiedere al Consiglio il voto bloccato, ovvero un voto senza discussione che comporta pure la caduta di ogni emendamento, sub-emendamento e ordine del giorno (proprio sulla decadenza degli o.d.g. stà la novità di Meridio) non approvati dalla Giunta stessa. Saltata questa possibilità con il ritiro della proposta imposto da Sergio Berlato, il Coordinatore provinciale in nuce del Pdl anche perché troppo "pro maggioranza" e, quindi, criticata dagli altri gruppi di opposizione con la Lega Nord in testa, in Commissione Statuto si è iniziato a pensare di limitare il numero di o.d.g. che ogni consigliere possa presentare. Tra gli strali lanciati dai consiglieri leghisti (contrarissimi) e le contraddizioni interne al Pdl che da una parte perora e dall'altra ritira proposte in senso anti-ostruzionistico, con sullo sfondo le grandi manovre di Variati per un "inciucio a 360°", secondo gli oppositori doc, o per una "lista civica affronta crisi", per i suoi sostenitori, abbiamo sentito come funziona negli altri Consigli comunali dei capoluoghi veneti trovando risposta dai Presidenti del Consiglio comunale di Belluno, Verona, Padova e Treviso.
Oreste Cugnach (BL, Lega) presiede l'unico altro Consiglio comunale in cui il voto bloccato è previsto, anche se sembra sia una pratica non utilizzata: «Contro l'ostruzionismo abbiamo una norma per il contingentamento della discussione, limitata però ad alcuni grandi temi, il bilancio per esempio, per evitare che ci sia un dibattito lungo 1 o 2 giorni. Ma in generale non è bene che passi il principio per cui si toglie la parola al Consiglio. È anche vero che una volta decisi i punti da portare in Consiglio è difficile che qualcuno della minoranza presenti o.d.g.». Sulla stessa linea Pieralfonso Fratta Pasini (VR, Pdl, nella foto): «C'è la possibilità , in Conferenza dei capigruppo, di stabilire un limite massimo di tempo per intervenire sugli emendamenti (da 3 minuti a 1 in casi straordinari), e questa è l'unica via per limitare l'ostruzionismo, che comunque è una delle prerogative delle minoranze. C'è anche la facoltà per il Presidente di sospendere il dibattito, chiedere le dichiarazioni di voto e mettere in votazione nei soli casi in cui ci sono termini o scadenze stabilite dalla legge. Però bisogna dire che in questa "legislatura" non c'è mai stata questa necessità ». A Padova, giunta di centrosinistra, il potere di richiedere un voto bloccato è proprio inconcepibile, come spiega la Presidente Daniela Ruffini (Prc): «In Consiglio si possono proporre mozioni incidentali o sospensive e la Giunta non ha la possibilità di mettere alcun tipo di veto. Nemmeno sugli emendamenti, se non in maniera "positiva", cioè se accoglie un emendamento non è necessario che esso sia votato dal Consiglio. Per evitare l'ostruzionismo si possono solo contingentare i tempi con richiesta scritta della metà più uno dei componenti prima dell'inizio della discussione. E comunque il tempo di una discussione non può essere inferiore ai 180 minuti». Dal canto suo il Presidente di Treviso Renato Salvadori (Pdl) spiega: «È impensabile che al Consiglio sia impedito di entrare nel merito di una discussione. Credo che, anche in un momento di confronto politico aspro, in Conferenza di capigruppo si possa trovare il modo di affrontare in modo positivo qualsiasi situazione. Personalmente ho vissuto solo in due occasioni la minaccia di azioni ostruzionistiche, ma non sono mai state messe in pratica perché, una volta che si è discusso sul contenuto, si è sempre trovato un qualche elemento di accordo».
Da Venezia una nota della segreteria del presidente Roberto Turetta (Pd) spiega che «solo se sussistono termini perentori e se il dibattito è proseguito per più sedute di consiglio» si possono avviare le procedure di chiusura della discussione, le quali comunque, una volta stabilita la chiusura, consentono ad un consigliere per gruppo e al relatore del testo su cui si sta votando, di intervenire nel merito ancora per 10 minuti.
Infine a Rovigo è possibile presentare emendamenti e sub-emendamenti a seduta in corso lasciando al Presidente la facoltà di negarne l'accettazione solo se essi risultino "formulati con frasi sconvenienti, o siano relativi ad argomenti estranei all'oggetto della discussione". Inoltre, come già riscontrato in altri consigli, il regolamento stabilisce la durata massima degli interventi a seconda della tipologia di deliberazione di cui si sta discutendo. Sempre al Presidente è concesso di stabilire una durata massima per la trattazione di un argomento ma solo "nei casi in cui l'approvazione della proposta di deliberazione in discussione rivesta il carattere di somma urgenza o per il rispetto di termini perentori previsti dalla legge".
Insomma, in Veneto si cerca di bilanciare da una parte la piena libertà per i consiglieri, anche di minoranza, di entrare nel merito; dall'altra il giusto rispetto istituzionale che permette a Giunta e maggioranza, eletta dai cittadini, di portare avanti le deliberazioni proposte. E Vicenza cosa deciderà di fare?
Da Vicenzapiù n. 228
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