Non si festeggiano i 25 anni della Casa della pace di Vicenza?
Martedi 5 Giugno 2018 alle 22:40 | 0 commenti
Da molti anni la Casa della pace di Vicenza è desaparicida. Nessuno sa dov'è (nella foto la sede iniziale di Contrà Porta Nuova 2, ndr) e soprattutto che cosa faccia ; istituita nel 1993, prima amministrazione Variati con delibera n°60 del 1/06/1993 e successiva n°1176 del 13/07/1994 avrebbe dovuto, attraverso un Comitato di gestione, proposto, di quello attuale se c'è nulla si sa (a parte uno scarno comunicato del 15 marzo 2018, ndr), da una Consulta per la promozione di una cultura di pace, che lo doveva sempre ratificare. All'interno vi deve essere un centro di documentazione gestito da un esperto che è tenuto a partecipare ai lavori del Comitato di gestione.
La Consulta per la diffusione di una Cultura di pace aveva un apposito regolamento aggiornato dal Consiglio Comunale con deliberazione n.°55 del 20 luglio 2000 n.19755/55. Infine la Casa della pace faceva riferimento all'Assessorato ai Servizi Sociali, oggi Assessorato alla Comunità e alle famiglie a cui presiede Isabella Sala.
Nel corso di ben 25 anni poco o nulla si è sentito di questa istituzione che a quanto risulta ha prodotto un convegno e relativa pubblicazione a carico del Comune di Vicenza: "La prevenzione dei conflitti armati e la formazione dei corpi civili di pace", a cura di M. Soccio, Vicenza Casa per la Pace, ma Tip. Editrice Esca di Vicenza, 2012. Risulta inoltre che la sede, originaria in Contra' Porta Nuova 2 a Vicenza, (dal gennaio 2013 è in via Porto Godi 2) sia stata la sede del coordinamento, anche via radio, dei gruppi vicentini e nazionali in occasione delle manifestazioni contro l'erigenda caserma americana, che tanto ha dato, in termini di voti al sindaco uscente, per fortuna, Achille Variati. Nel corso della sua venticinquennale esistenza ha avuto qualche sussulto con anche un tentativo di cambiamento del regolamento, ma grande interesse dell'Amministrazione e dell'Assessorato non c'è mai stato. Il Sindaco Variati ha inserito nel suo programma la voce Vicenza città della pace e dei diritti umani, in cui affermava che la città avrebbe realizzato "un telefono amico e personale preparato a ricevere segnalazioni e operare per il superamento di ogni forma di discriminazione secondo i principi sanciti dalla Costituzione (lotta contro il razzismo, l'omofobia, le discriminazioni nei confronti di soggetti e categorie più fragili), per la tutela dei diritti e la promozione delle Pari opportunità . La nuova Casa per la pace, spazio dedicato alle associazioni, a gruppi e singoli cittadini è luogo privilegiato dove proporre riflessioni e azioni sui temi della pace, nonviolenza, diritti umani e della cooperazione internazionale pensando in particolare alle nuove generazioni.".
Seguono, more variatiano solito, altre tante belle parole, compreso anche la celebrazione dei cento anni della Grande Guerra, ecc.
Che cosa è stato fatto? Quale la presenza della Casa della pace? Quali azioni di difesa, promozione dei diritti umani? Quali occasione di promozione di una cultura della pace? Insomma in venticinque anni si può senza tema di smentite poter affermare che la Casa della pace è solo un nome a cui non segue adeguata sostanza, quasi un ulteriore emblema dell'Amministrazione Variati, che tante parole ha speso, ma da cui poco è stato compiuto in termine di significati soprattutto in un tema come quello della pace, che richiederebbe sempre e quotidianamente una attenzione e una costruzione di partecipazione, che nelle parole soprattutto esiste. Diverse volte si è richiamato questo stato di immobilità della Casa della pace fin dal 2010 (cfr. Casa della pace: a chi e a che cosa serve? "La domenica di Vicenza" nr. 35 anno XV del 2 ottobre 2010), ma nulla è accaduto. È giunto così il tempo, finita l'amministrazione Variati e non rieletta la sua "continuità " con i suoi assessori nelle liste di Otello Dalla Rosa, di o promuovere e rendere efficiente la Casa della pace, oppure con grande senso di responsabilità e di economia, chiuderla, tanto non serve a niente. La pace, infatti, non si costruisce con le parole, ma con una vera ed intensa attività , ammoniva già il grande fautore della pace Erasmo da Rotterdam.
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