Quotidiano | Categorie: Lavoro

Noi vogliamo vivere: sempre più spesso si va al lavoro e non si ritorna

Di Giorgio Langella Domenica 22 Aprile 2018 alle 21:41 | 0 commenti

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Sono passate tre settimane dalla domenica di Pasqua. In questi 21 giorni si sono contati 54 morti nei luoghi di lavoro. Da inizio anno ad oggi, le lavoratrici e i lavoratori uccisi mentre lavoravano sono 205. Un numero impressionante. Un bollettino di guerra. Sono morte duecentocinque persone in nome del profitto. Perché si lavora troppo, in troppo pochi e male. Perché per sopravvivere con salari insufficienti non si bada alla stanchezza e si accettano ritmi di lavoro insostenibili. Perché la sicurezza è un costo che "lorpadroni" ritengono troppo alto per essere "competitivi". Sempre più spesso si va al lavoro e non si ritorna.

 

Perché, per essere competitivi, si "deve correre" e si presta meno attenzione alla fatica e ai pericoli. Viviamo in un sistema brutale e indifferente che considera chi lavora nulla più di un ingranaggio di un meccanismo infernale che serve solo a produrre profitto individuale e non garantisce alcuna sicurezza.

Sempre più spesso si va al lavoro e non si ritorna. Ma tutto resta come sempre. Ci si rammarica della "tragica fatalità" e subito dopo si continua a sfruttare chi lavora, a imporre ritmi bestiali, a considerare le norme e i dispositivi di sicurezza orpelli che costano e basta. Inutili perché non servono a produrre profitto.
Noi restiamo attoniti e ci commuoviamo di fronte a ognuna di queste morti sul lavoro. Siamo coscienti della debolezza e della frammentazione di chi vive del proprio lavoro di fronte al potere e alla protervia padronale. Ma proprio per questo dovremmo asciugarci le lacrime e uscire nelle piazze a lottare. Non solo protestare ma pretendere di essere considerati persone e non cose. Pretendere che la Costituzione venga attuata nella sua interezza e che i diritti di chi lavora siano al primo posto di ogni programma e azione politica.

L'austerità la subiscano i padroni.

Noi vogliamo vivere e, per questo, dobbiamo unirci e lottare.

L'autore Giorgio Langella è il segretario del PCI - federazione regionale del Veneto

Leggi tutti gli articoli su: Giorgio Langella, Morti sul lavoro, Pci

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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