Opinioni | Categorie: Politica

No Dal Molin al bivio

Di Alessio Mannino Martedi 10 Febbraio 2009 alle 19:05 | 0 commenti

Il fronte No Base alla fase decisiva del blocco dei lavori. Con un limite: Vicenza non è la Val Susa. E Variati segue la sua strategia: istituzionalizzare la protesta

 

La tre giorni di occupazione dell'aeroporto Dal Molin da parte dei No Dal Molin è stata un successo mediatico e politico. Ma ha anche rivelato la congenita debolezza del movimento contrario alla base Usa: essere un movimento, purtroppo, vicentino. E' questa l'idea che ci siamo fatti chiacchierando con Emanuele Rivellino, ex leghista, infaticabile attivista nella cabina di regìa del Presidio Permanente di Rettorgole.

 

Dal punto di vista dell'impatto sull'opinione pubblica, il blitz capeggiato dal Presidio in accordo con le altre anime della protesta (Coordinamento Comitati di Albera e cattolici pacifisti, Salviamo l'aeroporto della Equizi, l'Rdb-Cub di Raniero) ha riportato prepotentemente la questione Dal Molin alla ribalta dei media, locali e nazionali. Ha mostrato all'Italia che il problema è aperto, e che i No Base non stanno dormendo di fronte alla fulminea accelerazione dei lavori da parte delle imprese appaltatrici (Cmc e Ccc, le coop ex rosse vicine al Pd). In questi giorni, infatti, la demolizione della pista da volo su cui sorgerà la caserma americana sta procedendo a ritmi impressionanti. Si è così cercata la collaborazione del sindaco Variati e dell'Enac, l'ente che gestisce l'area civile per conto del Ministero dei Trasporti. «Senza l'impegno del Comune e dell'Enac la pista sarebbe rimasta al demanio militare, e tanti saluti», chiarisce Rivellino. «Oggi invece, grazie all'occupazione, quei 150 ettari si trasformeranno nel Parco della Pace, e da lì continueremo a batterci per una vera valutazione d'impatto ambientale». L'Enac si è già sfilato dal triangolo con Comune e No Dal Molin: per quanto pacifica, si è assistito pur sempre a un'occupazione non autorizzata - e difatti il questore Giovanni Sarlo, letteralmente, fumava dalla rabbia.

L'incognita prossima ventura è sapere quanto durerà la storia d'amore con Variati. Il sindaco è entrato nell'aeroporto occupato fra ali di folla plaudente, e per ora sta al gioco della Bottene e del movimento. E' evidente che la strategia delle azioni dimostrative, mediaticamente efficaci e politicamente paganti, è concordata con lui. Ma è altrettanto chiaro, come conferma nell'intervista in questa pagina il segretario regionale del Pd, Paolo Giaretta, che Variati dovrà prendere le distanze dalla resistenza fisica alle ruspe. I blocchi sono la "fase 2", l'epilogo obbligato di chi la base non la vuole punto e basta. Già l'assessore alla sicurezza (ed ex segretario cittadino Pd), Antonio Dalla Pozza, ha fatto un distinguo sull'occupazione: «Non è possibile avallare questo genere di atti: tutte le azioni non in conformità delle leggi, come l'occupazione di uno spazio privato, sono da condannare. Ci preoccupa la possibilità di eventuali scontri. La speranza è che la protesta si concluda al più presto e senza problemi» (Il Gazzettino, 3 febbraio 2009). Capita l'antifona? Variati e il Pd starebbero solo fiancheggiando il No per normalizzarlo, istituzionalizzarlo e, di fatto, neutralizzarlo. Rivellino ammette e rilancia: «Da parte di Variati avrei visto più positivamente una posizione più dura sull'inizio dei lavori, sulla Via (la valutazione d'impatto ambientale, ndr), anche se riconosco che fin qui si è mosso bene sostanzialmente bene: è stato eletto col chiarissimo impegno del no alla base. Ma non parlerei di collaborazione con lui, noi stiamo facendo la nostra lotta. Se dovesse sfilarsi, per noi non sarebbe un problema. Noi continuiamo».

Noi chi? «Noi vicentini. Voglio sottolineare che alla fiaccolata, con una pioggia che Dio la mandava, c'erano migliaia di persone, nella stragrandissima maggioranza vicentini», ribatte Rivellino, un po' scocciato alla nostra domanda se per i blocchi occorrerà l'aiuto di realtà esterne (disobbedienti, movimenti, associazioni della penisola). «Sì, puntiamo in gran parte all'autosufficienza», dichiara. Ora, rivendicare la vicentinità del fronte No Dal Molin serve a scacciare il fantasma della strumentalizzazione politica. Accusa, questa, piovuta per comprensibili ragioni di bottega dal centrodestra, ma anche da ex esponenti del Presidio, come il sindacalista Germano Raniero e la ex leghista Franca Equizi, che accusano la Bottene, Jackson, Pavin e Palma di gestire la battaglia per favorire la loro presenza politica in città, escludendo le anime estranee al mondo dei disobbedienti. «Quella dei disobbedienti è una delle componenti, e noi del Presidio siamo sempre aperti verso tutti. Certo, se uno ci spara addosso come fa la Equizi, il dialogo diventa impossibile». L'unità, ritrovata sul campo durante l'occupazione, è oggi la necessità numero uno dell'armata No Base. La Val di Susa insegna: là l'intera valle, con giovani, donne, vecchi e bambini, si è messa di fronte ai manganelli della polizia. Si può pensare a un folto e stabile numero di vicentini in assetto di guerra decisi a impedire la già avviata costruzione? Obbiettivamente, sembra che manchi ai resistenti la forza materiale di resistere. E parliamo di resistenza a oltranza, sfidando un pestaggio di massa e il prevedibile, anzi sicuro abbandono da parte dell'alleato Variati. «I valsusini sono montanari, hanno un maggiore senso della comunità. I vicentini hanno la schiena un po' più morbida. Ma il nostro è un percorso non facile. In tre anni i vicentini hanno lottato molto di più che nei passati trent'anni, la città ha avuto un risveglio incredibile», dice Rivellino. Verissimo: l'effetto sveglia che il Dal Molin ha dato a questa cittadina conservatrice e attaccata ai soldi è innegabile. Ma avere gli occhi aperti non basta, se ci si prepara a una rivolta popolare. Servono le palle.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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