"Atollo" della concia: morta un'altra persona, albanese, in affitto a Acque del Chiampo
Mercoledi 27 Luglio 2011 alle 05:08 | 0 commenti
Riceviamo da Giuliano Raimondo, coordinatore servizi pubblici locali - Cgil Vicenza, la lettera che volentieri pubblichiamo e che, come ci dice Raimondo, è un contributo non rituale per concorrere a prevenire incidenti e lutti nelle attività produttive dei vari servizi idrici integrati.
Egregio direttore, stavolta è morto un "operaio in affitto" ad una ditta che lavora per la Acque del Chiampo per la sostituzione dei chiusini in ghisa e del rifacimento delle basi in cemento, deteriorate dal tempo, in un cantiere sul ciglio del fiume Guà , come ci informa il sistema di stampa e radiotelevisivo locale (foto d'archivio di impianti di Acque del Chiampo).
Si tratta di una persona albanese addetta ad una attività altamente rischiosa come il lavoro nei pozzetti della fognatura industriale della concia; una trappola tra le più pericolose se la informazione, la formazione, l’addestramento alla prevenzione e protezione non è al massimo possibile, con procedure, d.p.i. e dispositivi adeguati, anche per l’eventuale urgente soccorso considerato le esalazioni (di idrogeno solforato?) che emanano anche le condutture per fluidi “speciali†derivanti in particolare dalle attività della concia.
Non sta al sindacato sostituirsi a chi è preposto alle indagini sulle cause e a perseguire eventuali responsabilità , ma compete anche al sindacato il capire come è potuto succedere, al fine di concorrere a prevenire il ripetersi di incidenti che spesso portano irrimediabilmente  alla morte. E’ anche un dovere per onorare nel concreto una persona che è morta nel lavoro e per esprimere, fattivamente, un non rituale cordoglio alla sua famiglia la quale, ora si trova anche priva di reddito.
Non bastano quindi comunicati e proclami solenni, ma occorre essere concreti nell’azione quotidiana se si vuol evitare il ripetersi di situazioni infortunistiche gravi e di lutti irreparabili, nella consapevolezza che quando si lavora seriamente sul campo della prevenzione e protezione, spesso si da fastidio ai nostrani ponzio pilato.
Nell’attuale mondo contemporaneo l’azione per la prevenzione e protezione è sempre più impegnativa anche perché la concorrenza spesso sembra mettere in seconda classe di valori la vita delle persone che lavorano in situazioni ad alto rischio; “mancava solo di inventare il lavoro in affitto!â€
È anche importante capire e conoscere, nel caso di specie:
- come è stato informato, formato e addestrato quel lavoratore in affitto rispetto alle attività rischiose alle quali venne preposto;
- quanti lavoratori operavano nel cantiere con lui e se sono stati informati, formati e addestrati rispetto alle attività rischiose alle quali vennero impegnati, comprese le procedure di urgente primo soccorso perché, per esempio, le esalazioni di idrogeno solforato spesso sono letali;
- se nel cantiere vi era il preposto responsabile;
- quali d.p.i. il lavoratore aveva a disposizione;
- quali tecnologie per il lavoro sicuro e per il primo soccorso esistevano nel cantiere considerato che, per esempio, le esalazioni di idrogeno solforato spesso non lasciano scampo;
- quale raccordo con la Acque del Chiampo in relazione alla vigente legislazione in tema di prevenzione e protezione nell’ambito di una attività ad alto rischio (“coordinamento per la sicurezzaâ€);
Occorre anche verificare cosa scaturirà in termini di impegno concreto dal confronto che le Organizzazioni sindacali chiederanno di avere a breve con i Rappresentanti delle Istituzioni - come preannunciato nel comunicato stampa del 14 luglio delle organizzazioni sindacali operanti nelle società gestori di servizio idrico integrato locale (clicca qui) - al fine di concorrere meglio alla prevenzione e protezione, considerato che, in sede di prefettura, è stato siglato, pochi mesi addietro, uno specifico protocollo di impegno in tema di prevenzione dagli infortuni.
Cordialmente
Giuliano Raimondo, coordinatore servizi pubblici locali - Cgil Vicenza
27 luglio 2011
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