Nel clima del Referendum secondo Gaetano Azzariti "la sinistra è evaporata"
Lunedi 23 Maggio 2016 alle 14:58 | 0 commenti
Sabato era il Referendum day. È partita la campagna per il sì, inaugurata dal premier di persona personalmente, come in una canzone di Ron (“È l’Italia che vaâ€). Dunque basta un sì, per l’Italia che dice sì. Perché il sì, è noto, è meglio del no e le ragioni le spiega il ministro Boschi, da Reggio Emilia: “Il sì è per cambiare. Per avere un’Italia più semplice, che funziona meglio, più efficiente. Noi diciamo sì per quello che è scritto nella nostra riforma costituzionale: meno potere alle Regioni, superare il bicameralismo perfetto, leggi in tempi certi, meno parlamentari, meno costi per la politica. Ma non meno politica, anziâ€.
Da Bergamo le fa eco il premier: “Volete un governo stabile che dura cinque anni, sulla base delle indicazioni dei cittadini? Se dite di sì, si cambia.
Se dite no, torneremo all’instabilità , ai governi che cambiano ogni anno, agli inciuci di palazzo. Se perdiamo, vado a casa. Per serietà â€. E coerenza: “La sinistra è stata sempre per superare il bicameralismo. Enrico Berlinguer parlava direttamente di monocameralismoâ€. Infatti la riforma mantiene il bicameralismo. Il Senato continuerà a esistere, semplicemente i membri della Camera alta (trasformata in “camerinoâ€, copyright Michele Ainis) non saranno più eletti dai cittadini, bensì “dai Consigli regionali†ma “in conformità alle scelte espresse dagli elettori†(la fantasia al potere). Saranno di meno (da 315 a 100), manterranno l’immunità , eleggeranno due giudici costituzionali, parteciperanno all’elezione del presidente della Repubblica, parteciperanno alla funzione legislativa per le leggi su referendum popolare e ordinamento degli enti territoriali. I procedimenti legislativi saranno sette (bicamerale paritario, monocamerale con intervento eventuale del Senato, non paritario rafforzato, non paritario con esame obbligatorio per leggi di bilancio, disegni di legge a “data certaâ€, conversione dei decreti, leggi di revisione costituzionale). Il bicameralismo resta, da paritario diventa confuso. Indovinate chi è a favore del monocameralismo? I professoroni del No! Come ha spiegato Lorenza Carlassare, “nessuno difendeva il bicameralismo paritario, l’accordo sulla sua modifica era praticamente unanimeâ€. Scrive Gustavo Zagrebelsky in un documento inviato al ministro Boschi: “Il bicameralismo perfetto è certamente una duplicazione difficilmente giustificabileâ€. Gaetano Azzariti, davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera, il 15 ottobre 2014, sottolinea come la prospettiva del superamento del bicameralismo perfetto sia “da tutti condivisaâ€. Massimo Villone, il 20 ottobre, sempre in commissione Affari costituzionali: “Sarebbe piu democratico un sistema monocamerale: cancelliamo il Senato. Meglio non averlo che averne uno pessimo, purché si accompagni a una legge elettorale ragionevolmente proporzionaleâ€. Tre giorni dopo, viene sentito Alessandro Pace che propone la sua alternativa: “O passare al monocameralismo con un sistema proporzionale, con adeguate garanzie per la minoranza e con il Senato composto da consiglieri regionali e sindaci, ma dotato di soltanto poteri consultivi; oppure, pur superando il bicameralismo perfetto, conferire al Senato, eletto dal popolo su base regionale, un maggior numero di componenti e maggiori poteri nell’esercizio della funzione legislativaâ€. Renzi ha ragione, la sinistra è per il monocameralismo. Sempre Azzariti sostiene: “Un’unica Camera eletta con un sistema proporzionale. Chi se la sente di proporre una riforma rivoluzionaria come questa? Eppure in passato era questa la frontiera più avanzata della sinistraâ€. Che è successo? “La sinistra è evaporataâ€.
di Silvia Truzzi, da Il Fatto Quotidiano.it
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