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Muore Miotto, ma il no di Bossi alla 'guerra' in Afghanistan è frutto di calcolo politico

Di Alessio Mannino Lunedi 3 Gennaio 2011 alle 22:27 | 1 commenti

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La Lega, espressione di un territorio, il Nord, e perciò non automaticamente ascrivibile alla dicotomia destra-sinistra, è sempre stata un movimento contraddittorio, a due facce. In origine no-global ma liberista, poi secessionista ma senza disdegnare ministeri a Roma, infine federalista ma con una riforma federale tutta sulla carta, usata come merce di ricatto per tenere in piedi un Berlusconi ostaggio di Bossi.

Oggi, dopo la morte del trentacinquesimo soldato italiano sul fronte dell'Afghanistan, Matteo Miotto di Thiene, il grande capo leghista Umberto Bossi ha confermato la linea del doppio binario: «il problema è che quelli che non tornano dall'Afghanistan sono troppi e il Paese non è contento per questi lutti», benché, se «gli americani non fossero andati laggiù avremmo il terrorismo in tutta Europa, del resto i primi a fare atti di guerra sono stati i talebani con le Torri Gemelle». Conclusione: «Fai una guerra e in guerra muore della gente».
Un piccolo capolavoro di saggezza e ignoranza fuse assieme come in una chiacchiera da bar. Bossi, Ministro della Repubblica, è sempre quel popolano di scarpe grosse e cervello fino che fiuta gli umori popolari e li traduce col linguaggio del popolo. Ma la voce del popolo è la voce di un Dio buon padre di famiglia ma cieco e, sui fatti afgani, decisamente arrogante. Bossi dice che è meglio ritirarsi perché la guerra - lui la chiama così, visto che è una vera guerra e non un'operazione di pace - è impopolare. La sua presa di distanza dalla missione italiana a rimorchio dell'invasione Nato è frutto di un calcolo politico, non di un'idea di principio. Meglio che niente, visto che per evitare altri lutti insensati, sia di italiani mandati a combattere una fiera nazione sovrana che nulla ci ha fatto di male, sia di afgani, donne bambini e civili inermi trucidati dai bombardamenti "intelligenti", l'unica cosa giusta da fare è andarsene, e al più presto.
Fin qui il buonsenso dell'uomo comune, che Bossi cattura con semplicità da maestro con quel suo lapalissiano e disarmante «il Paese non è contento» perché «in guerra muore della gente». Poi scatta il riflesso condizionato del luogo comune più becero e falso. Se non fossimo anche noi a dar manforte agli americani aggrediti nel cuore del loro potere finanziario, New York, secondo il Senatùr saremmo stati sommersi dalla marea nera del terrorismo islamico. Questa è una fesseria. Anzitutto, gli afgani non sono tutti terroristi, il che equivarrebbe a dire che gli italiani sono tutti dei mafiosi. Non sono terroristi neppure i Taliban, che non si macchiarono di nessun atto di terrorismo durante le occupazioni inglese e sovietica e che ora compiono atti di guerriglia contro i militari occupanti. E ciò non si configura come terrorismo, perché gli insorti non colpiscono civili innocenti in maniera indiscriminata bensì attaccano, in modo del tutto legittimo essendo dei resistenti né più né meno dei nostri partigiani nel '43-'45, obbiettivi militari. Infine, non pago, Bossi ripete a pappagallo la sesquipedale sciocchezza secondo la quale dietro l'attentato alle Torri Gemelle ci sarebbero sempre questi Taliban, sottinteso alleati di Al Qaeda, cioè di quel fantasma di Osama Bin Laden. Peccato che non un solo afgano sia stato trovato fra gli attentatori (semmai era pieno di sauditi: col criterio bossiano avremmo dovuto invadere l'Arabia degli sceicchi Saud, se non fossero alleati storici degli Usa). Né, in quel fatidico 2001, è provato che Bin Laden fosse ancora in rapporti col governo talebano, che di Osama voleva sbarazzarsi (porgendone la testa su un piatto d'argento a Clinton che però rifiutò) perché diventato troppo ingombrante. E poi che l'Afghanistan sia la culla del terrorismo internazionale è una favoletta che la stessa Cia ha smontato calcolando che fra i circa 50mila "insurgents" ci sono appena 386 stranieri (uzbeki, ceceni, turchi).
L'alpino Matteo Miotto è caduto in una guerra d'occupazione ingiusta che stiamo perdendo. E nonostante ciò, a lui che credeva nella Patria, seppur in una Patria serva dell'America e proterva nel voler imporre ad un altro popolo il proprio sistema economico e di valori, va reso l'onore che meritano i caduti (e non il miserabile piagnisteo nazionale con cui l'Italia mammona sbrodola i feretri dei propri soldati). Il miglior modo per rispettarne la memoria, in ogni caso, resta rispettare la verità. E la verità è che noi stiamo occupando un paese in spregio al principio dell'autodeterminazione dei popoli (un tempo caro ai leghisti), e che continueremo a piangere morti poiché le pallottole finite in corpo ai nostri Miotto vanno a bersaglio grazie al diffuso appoggio che la gente afgana, quella che dovremmo "aiutare", dà ai ribelli talebani. Altrimenti non si capisce come mai, dopo dieci anni di amorevoli "aiuti", non siamo riusciti a piegare questi "terroristi" che dovrebbero venire isolati dalla popolazione. E invece siamo ancora lì, a perdere vite umane e a cospargerci di retorica sulla bara di un giovane, morto per una guerra sbagliata.

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Commenti

Inviato Lunedi 3 Gennaio 2011 alle 22:48

Bossi chiedendo il rientro ammette di aver sbagliato e questo gli fa onore!
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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