Mose, dai 22 "fuori" recuperati 12 milioni. Nuove indagini su Orsoni e PD. E a Vicenza...
Giovedi 9 Ottobre 2014 alle 11:28 | 0 commenti
Mentre si attendono i primi boati sul filone sanità dell'inchiesta Iniziata col Mose ma che nel business legato alla salute dovrebbe registrare sviluppi ancora maggiori, purtroppo, per il Vicentino, il Veneto e l'Italia, presentiamo il punto e alcune previsioni del collega de Il Corriere del Veneto che con l'accenno ai nuovi accertamenti su Orsoni e sulle sue dichiarazioni sui coinvolti del PD fa temere che la cancrena sia più vasta. Ad oggi non si sono avuti rinculi ulteriori nel Vicentino ma di certo, con l'arricchimento dei faldoni della sanità sulle ditte coinvolte, alcune di certo vicentine, non sta dormendo sonni totalmente tranquilli chi era nel (o accanto al) sistema Galan Sartori. Che oggi ufficialmente comincia a risultare quello che qui denunciavamo da tempo..
Di A.Zo.
«Per noi il processo si chiude oggi», si lascia sfuggire uno degli inquirenti. «Quando un imputato patteggia, mette un tassello all’indagine e rinforza il quadro probatorio», aggiunge il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio. E si può dire che oggi, a 4 mesi e 5 giorni dagli arresti del 4 giugno scorso – a cui poi sono seguiti quelli di Lia Sartori (il 2 luglio), di Marco Milanese (il 4 luglio) e appunto di Giancarlo Galan (il 22 luglio) – la strategia della procura di Venezia ha funzionato: 35 erano stati i soggetti arrestati e ben 22 hanno presentato un’istanza di patteggiamento, compresi Giacarlo Galan e Paolo Venuti, gli ultimi arrivati a Venezia, e compresi Emilio Spaziante e Roberto Meneguzzo, il cui filone è finito a Milano. Per molti di loro la pena concessa dalla procura di Venezia è stata mite, spesso a due anni (se non meno) con la sospensione condizionale della pena, ma con confische a sei zeri. «Finora abbiamo incassato oltre 12 milioni - dice orgoglioso Nordio - abbiamo privilegiato l’aspetto finanziario alla reclusione, le somme affidate subito allo Stato a pene future che a volte non si scontano nemmeno». Nell’udienza del prossimo 16 ottobre, di fronte al gip Giuliana Galasso, ci saranno 20 dei 22 imputati, quelli «veneziani». Le pene concordate vanno dagli 11 mesi di Giampietro Marchese, l’ex consigliere regionale del Pd accusato di finanziamento illecito (che verserà 150 mila euro), ai 2 anni di molti degli imputati, ma a fare impressione sono soprattutto le cifre incamerate dallo Stato: i 2,6 milioni di confisca di Galan non sono il record, visto che il veronese Alessandro Mazzi, capo della Grandi Lavori Fincosit, verserà ben 4 milioni. Altre somme importanti sono il milione di euro di Luciano Neri, ex segretario del Consorzio, i 676 mila euro di Mario e Stefano Boscolo Bacheto (Cooperativa San Martino), i 700 mila di Gianfranco Boscolo Condadin (Nuova Coedmar), gli 800 mila dell’ex presidente del Magistrato alle Acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, i 600 mila dell’ex dirigente del Consorzio Maria Teresa Brotto, i 100 mila dell’imprenditore svizzero Cristiano Cortella, i 70 mila di Paolo Venuti, fino ai 19 mila di Franco Morbiolo, ex presidente del Coveco. Restano però in piedi ancora altre posizioni importanti. In primis quella dell’ex assessore regionale Renato Chisso e del suo «entourage», cioè il segretario Enzo Casarin (scarcerato dal Riesame venerdì scorso) e Federico Sutto, suo caro amico e successore di Neri. Solo per Chisso e Sutto, gli unici ancora detenuti (il primo in carcere a Pisa, il secondo ai domiciliari), i pm potranno chiedere il giudizio immediato e proprio in vista di questo l’ex assessore sarà interrogato oggi. Il processo lo farà Marco Milanese a Milano, mentre sembrano intenzionati a seguire quella strada anche Lia Sartori, ex europarlamentare, così come l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. Per l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, cui il gip Massimo Vicinanza aveva rigettato il patteggiamento a 4 mesi, è stato invece aperto un nuovo fascicolo ad hoc. «Sono ancora in corso indagini», dice Nordio. Orsoni, infatti, nel suo interrogatorio ai pm aveva scaricato le responsabilità dei finanziamenti sulla campagna elettorale sui vertici del Pd. Il sindaco-avvocato aveva fatto dei nomi precisi di coloro che gli avevano chiesto di farsi dare i soldi da Mazzacurati e dal Consorzio e non è escluso che, una volta indirizzata l’indagine principale, la procura si concentri su di loro.
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