Galan deve le tasse su soldi patteggiamento. Da Equitalia 12 milioni per nuove indagini
Sabato 11 Ottobre 2014 alle 10:59 | 0 commenti
Di Alessio Antonini
Equitalia non è certamente l'agenzia più amata dai veneti. Ma, ogni tanto, le leggi riservano qualche sorpresa, e vista la rabbia dimostrata nei confronti dei protagonisti della vicenda Mose, qualcuno sarà anche contento di sapere che i dodici milioni di euro incassati dalla procura di Venezia con i patteggiamenti saranno gestiti proprio dai funzionari più temuti del Paese per finanziare nuove inchieste, nuove indagini, nuove intercettazioni e soprattutto per bastonare altri politici e imprenditori corrotti.
Sia chiaro: le indagini non le farà Equitalia (o meglio Equitalia Giustizia, la società partecipata da Equitalia che custodisce il fondo unico di giustizia in cui confluiscono i soldi dei patteggiamenti e delle confische), ma le procure e le forze dell'ordine. In virtù di una legge del 2008, infatti, l'agenzia versa le somme recuperate al ministero degli Interni e a quello della Giustizia perché a loro volta le assegnino alle diverse forze dell'ordine e ai pubblici ministeri. A colpi di patteggiamenti (che fanno risparmiare i soldi del processo nella nuova ottica della spending review), la procura lagunare ha dunque arricchito il fondo nazionale (che vale più di 2 miliardi e mezzo) con dodici milioni. Tutto qui? Nemmeno per sogno. Le somme versate per i patteggiamenti infatti non sono esentasse. Almeno secondo la Guardia di Finanza che nei conti correnti dell'ex governatore Giancarlo Galan non ha trovato traccia dei due milioni e 600 mila euro promessi per il patteggiamento. Il ragionamento delle fiamme gialle dunque è semplice: se quei soldi sono il prodotto delle tangenti, Galan non ci ha pagato sopra le imposte che si devono applicare con un aliquota del 46%. Il totale da versare arriva quindi a 3 milioni e 800 mila a cui si potrebbero aggiungere anche le somme che verranno contestate prossimamente dalla Corte dei Conti visto che Galan aveva un incarico pubblico. Un sacco di soldi, insomma, che lasceranno senza dubbio il segno, forse anche di più dei due anni e dieci mesi di condanna pattuita se il gip accetterà la proposta di patteggiamento. Ma anche qui occorre fare una puntualizzazione alla luce delle proteste di tanti lettori per quella che è considerata «una pena troppo esigua». Per arrivare a due anni e 10 mesi bisogna infatti fare un calcolo complesso. Partendo dal fatto che i reati contestati prima del 22 luglio del 2008 (quelli, guarda caso, in parte confessati) sono tutti caduti in prescrizione per effetto della legge Severino, il punto di partenza sono 4 anni e tre mesi per la tangente da un milione di euro del 2009 a cui si aggiungono quelle del 2010 e del 2011 (e quindi anche la reiterazione di reato) e le operazioni societarie con Adria Infrastrutture e Nordest Media (Paolo Venuti ha ammesso di essere suo prestanome). In totale queste violazioni valgono appunto 51 mesi, a cui però se ne devono togliere 17 per uno sconto di un terzo della pena previsto dal patteggiamento e dal fatto che, per quanta la rabbia possa serpeggiare tra i veneti, Galan fino a ieri era incensurato e durante la detenzione ha dimostrato una buona condotta. 51 meno 17 fa 34, appunto due anni e dieci mesi. Sempre che per il gip tornino questi conti. E se il giudice dovesse rifiutare? «In tal caso Galan sarà ben lieto di affrontare il processo», dice l'avvocato Antonio Franchini aggiungendo che (per dare forza alla richiesta di patteggiamento) verranno anche chiesti i servizi sociali per l'ex governatore. L'udienza è fissata per il 16 ottobre. E Galan avverte già che non sarà in aula.
*Da Il Corriere del Veneto
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