Morti sul lavoro, l'analisi di Rifondazione Comunista di Vicenza
Giovedi 5 Dicembre 2013 alle 11:32 | 0 commenti
Roberto Fogagnoli, segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista - Oggi pomeriggio 4 dicembre, alle ore 14.00 i nostri compagni del circolo “Gramsci†di Vicenza stavano facendo attività di volantinaggio davanti alle Acciaierie Valbruna quando sono venuti a conoscenza della tragedia sul lavoro avvenuta all’interno della fabbrica: un operaio di una ditta esterna addetta allo smaltimento rifiuti è stato travolto e ucciso da un mezzo meccanico.
Gli operai che uscivano dalla fabbrica erano sconvolti; parlando con noi essi, pur non accusando la ditta, sottolineavano come le morti sul lavoro continuano a verificarsi quotidianamente in tutti i posti di lavoro; gli operai sono consapevoli che lavorare in fabbrica, alla catena di montaggio, nei cantieri, sulle strade è diventato sempre più pericoloso.
Ci sono dati terrificanti: dall’inizio dell’anno sono documentati 539 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro e oltre 1.150 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere (stima minima su percentuali rispetto ai morti sul lavoro che ogni anno si rilevano costanti).
I dati diffusi dall’osservatorio Indipendente di Bologna sui morti sul lavoro dicono che dal 2008 ad oggi sono 7.200 le morti sul lavoro accertate, quindi più di 1.000 l’anno. E’ una strage senza precedenti, e l’incidente mortale accaduto oggi si inserisce in questo quadro drammatico.
Noi non siamo stati testimoni oculari del fatto, restiamo alle parole dei lavoratori che hanno detto che molto probabilmente si è trattato di errore umano, ma siamo sempre più convinti che gli errori umani sono molto spesso causati da altri fattori: gli alti ritmi di lavoro imposti ovunque, la mancanza di un riposo adeguato, turni snervanti, lavoro straordinario che diventa ahinoi lavoro ordinario poiché i lavoratori che ancora mantengono il posto di lavoro devono sopperire alla scarsità di personale che finte, o vere – ha poca importanza-, ristrutturazioni aziendali hanno causato.
Ormai il profitto non si ottiene più con la diminuzione del costo del lavoro pro capite ( leggasi riduzione dei salari in termini assoluti, sempre più inadeguati sia al lavoro prodotto che al costo della vita), ma attraverso licenziamenti e super sfruttamento della mano d’opera rimasta operativa.
Sono saltati i diritti dei lavoratori, sono peggiorate le condizioni di lavoro, i lavoratori sono vulnerabili e ricattabili: questa è la situazione che causa cosi tante morti sul lavoro.
Il Partito della Rifondazione Comunista, rivolge alla famiglia dell’operaio deceduto e ai suoi compagni di lavoro il proprio cordoglio di uomini e donne ma anche di comunità politica e in quanto tale sente che questa morte ha anche un aspetto collettivo: fino a che la sicurezza nei posti di lavoro, la tutela della salute dei lavoratori non tornerà ad essere una priorità ineludibile nei contratti collettivi nazionali di lavoro noi saremo testimoni impotenti di altre morti quotidiane come questa.Accedi per inserire un commento
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