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Morire di lavoro: i quattro della Lamina fanno notizia, le altri 31 morti bianche fino ad oggi rimangono anonime...

Di Giorgio Langella Venerdi 19 Gennaio 2018 alle 10:33 | 0 commenti

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In 18 giorni sono 35 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro col quarto operaio deceduto alla Lamina di Milano. La strage continua. Questa tragedia del lavoro ha avuto risalto sugli organi di informazione nazionali e no. Giusto! Subito sono state riportate le condoglianze di chi occupa i più alti incarichi istituzionali. Tutti a commuoversi, a battersi il petto, a giurare e spergiurare che bisognerà pur fare qualcosa, a dichiarare che non si può morire così. Che bisogna investire nella sicurezza, educare...

Già oggi tutto o quasi sta tornando al silenzio. A quel colpevole torpore che nasconde le cosiddette "morti bianche" (un modo "elegante" e "asettico" per definire quelli che sono troppo spesso e troppo simili a omicidi). Tutto torna in quella normalità che vuole queste morti derubricate a fatalità, a una sorte malevola che non ha nessun responsabile. Che succedono perché "è così", perché "è sempre successo", perché "è normale" considerare il lavoro sempre e comunque "pericoloso".

Quattro lavoratori morti in un solo incidente è qualcosa che, comunque, fa notizia. E bisogna scrivere qualcosa.

Ma si sappia che ci sono decine di lavoratrici e lavoratori che muoiono ogni mese a causa di infortuni nei luoghi di lavoro. Sono già oltre 30 da inizio anno. E sono persone senza nome né volto. Persone, sì, che nuoiono da sole, per le quali chi "occupa" le istituzioni non versa neanche una lacrima, non pronuncia nessuna frase, neppure quelle di circostanza che hanno detto qualche giorno fa per i tre operai morti a Milano.

E questo è sconvolgente. Intollerabile che sempre e comunque si muoia per lavoro e di lavoro. Intollerabile che non si faccia poco o nulla. Intollerabile che, passate qualche ora dal fatto, tutto ritorni come prima. Intollerabile che il lavoro sia diventato una condanna. Intollerabile che la sicurezza sia considerata un costo. Che la stessa vita umana sia, per "lorpadroni", un costo. Intollerabile che siano il "mercato" e il "profitto" a dettare le regole della vita di ognuno di noi.

Intollerabile, infine, che il solo obiettivo che ci vogliono costringere a perseguire sia quello del "dio mercato" e del profitto ad ogni costo.

Ricominciamo a pensare.

Il lavoro non può essere una condanna. E neppure un fine (e, per molti, la fine della vita). Il lavoro è un diritto. Il primo diritto costituzionale. Uno strumento che permetta la crescita personale di ognuno e collettiva di un popolo. Il lavoro non può né deve essere mai schiavitù né sfruttamento.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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