Moretti "trae il dado": se non vinco rimango comunque in consiglio regionale. Ora la guida l'agenzia di Renzi, ma in futuro sarà libera?
Sabato 6 Dicembre 2014 alle 14:05 | 0 commenti
Stamattina l'europarlamentare vicentina Alessandra Moretti, che, dopo aver vinto largamente le primarie del centro sinistra, sarà l'avversario princiaple, M5S a parte, di Luca Zaia per la presidenza della Regione, è intervenuta in direzione regionale Veneto PD a Padova ha ufficializzato che resterà in regione che vinca, ovvio, o che non vinca.
Questa decisione, più volte reclamata da molti ambienti politici, interni ed esterni al centrosinistra, per rendere più credibile e serio l'impegno dell'avvocatessa verso l'ennesima candidatura, sembrerebbe il primo effetto della "guida diretta" assunta dallo staff di Renzi della candidata veneta dopo le sue numerose gaffes, cuminate in quella diventata un cult video sulle sue cerette esibite alle massaie e ui suoi improvvidi "sberleffi" verso una signora della politica quale è, comunque la si pensi, Rosy Bindi, già bersaglio "estetico" di Berlusconi, allora duramente condannato dal PD.
Anche l'attenzione prestata in direzione alle future elezioni per il rinnovo dei consigli comunali a Venezia e Rovigo (date di voto possibili tra il 15 marzo e il 17 maggio) e le parole del segretario Regionale Roger De Menech sulla necessità di compattare su programmi e alleanze le forze contro gi avversari e sulla "cura" dovuta alle liste («dovranno essere competitive e non solo con teste di liste di potenziali consiglieri ma essere le più forti possibili capaci di attrarre più voti ma con la necessaria sobrietà in campagna per le spese elettorali e con una particolare attenzione verso le liste civiche non in competizione con quelle del Pd...») sono passate in second'ordine rispetto all'annuncio della rinuncia al paracadute dell'europarlamento da parte di Alessandra Moretti, che in caso di sconfitta rimarrà , a differenza degli ultimi candidati battuti del Pd, tra i banchi di Palazzo Ferro Fini a rappresentare l'opposizione, ben supportata, comunque, da uno stipendio e da benefit non lontani da quelli di Bruxelles.
Ragione in più, questa, per lottare fino in fondo per strappare le regione allo storico predominio del centro destra o, nel caso, peggiore per rimanere legata rispettosamente ai suoi elettori, che in passato l'hanno vista ballare tra un seggio e l'altro.
Questa è stata la volontà di Moretti, ma questo deve essere stato anche l'input di chi è arrivato in soccorso della candidata del Pd, cioè, come ha scritto Marco Bonet sul Corriere del Veneto del 3 dicembre, "niente meno che i super consulenti della Dot Media srl, l’agenzia di comunicazione a cui si affida da sempre il premier Matteo Renzi. Hanno iniziato a seguirlo nel 2008, quando si è candidato a sindaco di Firenze e non l’hanno lasciato più, in un’ascesa parallela che ha portato il primo cittadino da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi e la società da un fatturato di 9 mila euro nell’anno del fatidico incontro ai fasti di una delle agenzie più conosciute d’Italia, con clienti come Google o Menarini. La transizione dall’autogestione mista famiglia-Pd (da sempre il principale consigliere della Moretti è il fratello Carlo) ai nuovi spin doctor non è stata facile e difatti gli scivoloni sono continuati: dall’annuncio che se eletta creerà in Regione un’autorità anti corruzione («Esiste già », è stato il laconico commento di Palazzo Balbi) all’ipotesi di rinviare le elezioni a maggio così da «aiutare l’esecutivo a completare le riforme, recuperando la fiducia dei cittadini», fino all’uscita contro «preti, suore e famiglie cattoliche» che avrebbe voluto essere una stilettata all’avversaria delle primarie, Simonetta Rubinato, ma ha finito per rivelarsi un boomerang doloroso nel Veneto che fu la sacrestia d’Italia. Moretti d’altronde è così: empatica, aperta, le piace stare «tra le gente». Ma ogni tanto finisce per inciampare. Per la gioia dei leghisti, che raccontano di aver già messo da parte un corposo archivio: «Tutto tornerà utile al momento opportuno». Adesso, però, le cose sono cambiate: «Sono arrivati i romani - ridacchiavano i colonnelli del Pd domenica sera, durante lo spoglio delle primarie - per voi è finita la pacchia!». Precisato che sono «i fiorentini», più che «i romani» (Dot Media ha aperto una sede nella centralissima via degli Scialoja, a due passi da piazza del Popolo, ma il quartier generale è rimasto a Firenze), certo il cambio di rotta s’è visto. Punto uno: la vittoria non si festeggia a Padova, nella sede regionale, dove attendono Rai, giornalisti e agenzie, ma nella più intima Vicenza, «tra amici». Punto due: non si parla più a braccio, specie se in preda all’euforia. E difatti Moretti, arrivata in sede quando già si sapeva tutto quel che c’era da sapere, si è rinchiusa in uno stanzino per uscirne solo con un testo scritto dall’Apparatcik in stile l’ Ecclesiaste: «C’è un tempo per la gioia e uno per i grazie...». Lo firmava Patrizio Donnini, ex socio di Dot Media (la moglie Lillian Mammoliti lo è ancora, al 50%, lui ha venduto il suo 20% ad Alessandro Conticini, fratello del cognato di Renzi) ed ora consulente del Pd. Niente domande, con buona pace della diretta tivù. Punto tre: le interviste? «Prima devo sentire Roma», avverte la Moretti. Le risposte? Messe a punto dai consulenti e comunque «di questo non parlo, parliamo di proposte politiche».
Che Moretti abbia deciso o abbia subito la decisione di rivolgersi all’agenzia che nel 2012, quando lei era la rampante portavoce di Bersani per le primarie, allestì la campagna per Renzi, che si batteva proprio contro Bersani, è il suggello, almeno per il momento e salvo future... sbandate, del suo percorso pieno di curve politiche, oltre che di quelle, più aggraziate, del suo fisico, «grazioso, non bello, a parte quello che imprdentemente lei dice di se stessa, ci sottolineava due dieci giorni or sono l'arguto senatore e penalista Renato Ellero.
Se poi Alessandra Moretti si farà guidare da terzi solo per vincere o se terzi ne guideranno l'azione da eventuale governatrice, questo il dubbio maggior di Ellero e non solo, lo si saprà solo a partire dal giorno successivo alla proclamazione del presidente di un Veneto, già storpiato dal duo Galan Sartori, i cui promoters ora sono alla ricerca di nuovi referenti.
Ruolo, così concluse il prof. Ellero nella sua intervista, che «Luca Zaia ha rifiutato...».Â
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