Morelli, GdF, su dichiarazioni al GdV di ieri: discreditano contribuenti rispettosi norme
Sabato 12 Marzo 2011 alle 10:43 | 0 commenti
... e oggi giunge puntuale la replica secca ed etica del Comandante provinciale della Guardia di Finanza, il colonnello Antonio Morelli, all'intervista provocatoria (e ... invitante, almeno per chi non vuol pagare le tasse, prima di discuterle!) de Il Giornale di Vicenza di ieri al commercialista Mario Pietrangelo coinvolto in Reset per il quale «evadere il fisco è una necessità , praticamente un obbligo».
Il nostro commento di ieri era satirico, quello di Morelli è ... Ufficiale.
Lo riportiamo di seguito.
«Evasione, danno al mercato» di Ivano Tolettini
POLEMICA. La replica del comandante della Finanza, col. Morelli, al commercialista che ha detto che non pagare le tasse è una necessità . «Simili affermazioni gettano discredito sui contribuenti e gli imprenditori che rispettano le norme, considerati sciocchi» ANTONIO MORELLI
La provocazione del commercialista Mario Pietrangelo, «evadere il fisco è una necessità , praticamente un obbligo», nell'intervista di ieri dove stigmatizza la spropositata pressione impositiva e la discrezionalità con la quale gli uffici finanziari "patteggiano" con il contribuente le sanzioni in presenza di redditi non dichiarati, non poteva passare sotto silenzio. È ferma la replica del comandante della Guardia di Finanza. Sia per il rispetto dovuto alle norme che il Parlamento emana, sia per le ricadute sociali che il messaggio contiene. Pietrangelo, 73 anni, maresciallo in pensione della Finanza, è coinvolto nell'inchiesta Reset sulla corruzione dei funzionari all'Agenzia delle Entrate di Arzignano. Ha ammesso di avere pagato tangenti. Alle sue dichiarazioni, pertanto, fanno da contraltare quelle del colonnello Antonio Morelli. «Non entro nel merito degli esempi tecnici portati dal professionista - spiega l'alto ufficiale -, sui quali peraltro avrei da ridire, ma vado alla sostanza delle questioni per quanto mi compete, poiché il giudizio sull'entità della pressione fiscale spetta ad altri».
Che cos'è che respinge del ragionamento di Pietrangelo?
È un ragionamento che ovviamente non posso condividere. Sono uomo delle istituzioni e credo in uno Stato giusto e forte. Innanzitutto, simili affermazioni gettano discredito, secondo me, sui contribuenti e gli imprenditori che rispettano le norme tributarie. E sono la stragrande maggioranza. Parlare dell'evasione fiscale in questi termini equivale a sostenere che chi paga le imposte è uno sciocco. Invece le cose non stanno così. Rifiuto questa logica aberrante.
Dal suo osservatorio che cosa vede, invece?
Tocco con mano che oggi c'è una coscienza civica diffusa, in tutte le classi sociali, consapevole che l'adempiere all'imposizione fiscale mette nelle stesse condizioni tutti i cittadini, anche coloro che sono meno abbienti, evitando di creare distorsioni sul mercato.
Ciò non toglie, comandante, che l'imposizione fiscale, in particolare per le imprese, è avvertita dal mondo economico come pesante. Se ne parla da anni. Ma è la politica che nelle sedi istituzionali deve farvi fronte. Gli imprenditori, ad esempio, mi pare abbiano i loro canali per far sentite le loro ragioni con attenzione.
Lei sostiene che l'evasione fiscale provoca un doppio danno.
Essa genera conseguenze negative allo Stato per le minori entrate, che servono per i servizi e gli investimenti, oltre al mantenimento delle strutture pubbliche, turbando l'ordine sociale e danneggiando le aziende che rispettano le regole. Il messaggio che l'evasione fiscale è un obbligo non può passare. È bestiale. Lo Stato vive se i cittadini contribuiscono. Come non può passare un secondo messaggio.
Quale, colonnello?
Che secondo il professionista non è la legge a comandare il rapporto tra uffici pubblici e contribuenti, ma la discrezionalità di chi è preposto al controllo e all'accertamento. Vede, il passaggio del "mercato delle vacche" mi ha colpito, perché questa visione appartiene al passato. La discrezionalità non è arbitrio. L'inchiesta che stiamo conducendo nel distretto conciario ha messo in luce una diffusa area di corruzione ambientale che richiedeva il ripristino delle regole. Il rapporto del contribuente col Fisco è regolato da una trasparenza che un tempo non c'era. Di questo sono fermamente convinto.
Il rispetto delle regole dev'essere duplice, del contribuente e dell'accertatore.
È alla base di un corretto rapporto cittadino Stato. Guardi che su questo punto si sono fatti passi in avanti notevoli. Lo dicono i fatti. Piuttosto, la classe imprenditoriale vicentina e veneta in particolare, e quella nazionale sul piano generale, hanno la forza per rimodulare eventualmente l'imposizione fiscale. Ma se finora non è successo è perché il problema è molto complesso sotto il profilo tecnico.
Rispetto al passato la Guardia di Finanza ha strumenti operativi superiori per combattere l'evasione fiscale.
La tecnologia aiuta molto. Inoltre, è cresciuto il livello professionale dei nostri uomini. Moltissimi nostri sottufficiali sono laureati, abbiamo possibilità di accesso a banche dati notevoli e strutture a livelli di progetti centralizzati e periferici dove monitoriamo i fenomeni più significativi. Com'è avvenuto per la concia, dove ci sono stati fenomeni di emulazione.
Tuttavia, le statistiche del Paese ci dicono che l'illegalità contributiva è molto diffusa.
Esiste, è innegabile, ma c'è un vasto strato di opinione pubblica, maggioritaria, che è contraria. Chi dice che l'evasione fiscale è un obbligo afferma una bestialità .
Ivano Tolettini
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