Categorie: Interviste, Libri

Miseria e consumismo, l'America secondo Parise

Di Luca Matteazzi Giovedi 31 Dicembre 2009 alle 08:59 | 0 commenti

Pino DatoA partire dal misconosciuto viaggio coast to coast del 1961, in "L'ultimo anti-americano" Pino Dato ricostruisce il complesso rapporto tra lo scrittore de "Il prete bello" e gli Stati Uniti: ne viene fuori una visione sostanzialmente negativa, assolutamente non ideologica e ancora estremamente attuale

 

"Perché non possiamo non dirci americani". Pino Dato parafrasa uno dei più celebri aforismi di Benedetto Croce per introdurre la sua ultima fatica letteraria, L'ultimo anti-americano (edizioni Aracne, 14 euro), in arrivo nelle librerie proprio in questi giorni. Un libro che ad un primo sguardo può apparire meno vicentino di tanti suoi lavori precedenti - dalla collezione di ritratti di Vicenza, briganti e gentiluomini all'analisi di Vicenza, la città incompiuta - ma che in realtà è profondamente intriso di vicentinità.

L'ultimo antiamericanoPerché, come chiarisce il sottotitolo ("Goffredo Parise e gli Usa: dal mito al rifiuto", ) è dedicato a Goffredo Parise, uno degli orgogli letterari della città. E perché è tutto costruito sull'analisi del complesso rapporto tra lo scrittore e l'America, rimandando così ad un questione come quella nel nostro rapporto con gli Stati Uniti che, anche a quasi trent'anni dalla morte di Parise, continua ad essere quanto mai attuale.

"A metà circa del Novecento - scrive Dato nel prologo - William Saroyan scrisse un giorno un racconto importante ed emblematico, scolastico e semplice. Ma profondo già nel titolo: Che ve ne sembra dell'America? Una vera domanda, fatta per avere risposte. Ma poche risposte sono arrivate [....] Goffredo Parise, a distanza di qualche anno, ha risposto, con la schiettezza di cui poteva essere capace solo un grande scrittore, alla bella domanda posta da William Saroyan. Le sue risposte non possono essere lasciate cadere nell'oblio, sono troppo significative e importanti ancor oggi: è questa la ragione di questo libro".

 

Coast to coast

Goffredo Parise (foto da Wikipedia)Il titolo del libro, L'ultimo antiamericano, lascia intuire subito a che tipo di risposte sia giunto Parise. Ma il merito del lavoro di Dato sta nella ricostruzione accurata del percorso che porta l'autore del Prete bello e dei Sillabari dall'entusiasmo e dalla curiosità iniziali nei confronti dell'America ad un rapporto conflittuale e, in fondo, segnato dalla delusione. "Vorrei che fosse ben chiaro che si tratta di una lavoro scientifico, basato su testi, documenti, fatti; non di una raccolta di mie opinioni", puntualizza Dato. E in effetti la sua ricostruzione passa in rassegna tutti gli scritti dedicati da Parise agli Stati Uniti. Da Gli americani a Vicenza, di cui Dato aveva già parlato in un suo precedente lavoro, agli otto articoli scritti nel 1975 da New York per il corriere della Sera. In mezzo c'è il viaggio, fondamentale, che Parise compine negli States nel 1961. Un viaggio poco considerato, finora, dalla critica. Ma è proprio a questo viaggio, e alle lettere che lo scrittore invia a Vittorio Bonicelli, che Dato dedica la maggior attenzione. Con solide motivazioni. "Nel 1961 Parise, che aveva da tempo il desiderio di visitare l'America, trova finalmente l'occasione - racconta l'autore -. Pagato dalla casa cinematografica di Dino De Laurentis, parte insieme al regista Gian Luigi Polidori per un viaggio coast to coast che avrebbe dovuto essere la base per un futuro film. È un viaggio creativo, di ricerca. Ed è un viaggio straordinario, perché quella visione dell'America non l'ha mai modificata. Con quella esperienza la sua idea maestra, che era già in fieri, si cristallizzerà. Quel filtro visionario del 1961, Parise non lo smarrirà più. E quando quattordici anni dopo, percorrerà le strade di New York, sarà sempre accompagnato dall'America vista e somatizzata nel 1961".

 

Il mistero di Vittorio

Immagine di New York del 1961 (New York Times)I ricordi e le impressioni di quel viaggio sono fissati in otto lettere pubblicate per la prima volta dall'espresso nel 1987, e poi riedite da Mondadori e da Rizzoli a cavallo tra i primi anni '90 e i primi anni 2000. Ma sempre in modo incompleto. Nell'Espresso ci sono vari tagli, e l'ottava lettera è sostituita da uno scritto sulla cui autenticità ci sono molti dubbi. Nelle edizioni da libreria si era persa, invece, la memoria del destinatario. Dato, che ha visionato gli originali delle lettere nella casa museo di Ponte di Piave, rimette a posto cronologia e dettagli mancanti (chiarendo una volta per tutte che il Vittorio a cui sono indirizzate è Vittorio Bonicelli, che nel 1961 seguiva il viaggio di Parise e Polidoro per conto della De Laurentis). E Restituendo al carteggio anche il suo giusto valore letterario. "Sono lettere bellissime, di assoluto valore", precisa. Quello che ne viene fuori è l'America secondo Parise. "Tra Parise e l'America c'è un rapporto conflittuale - racconta -. Lui ha scoperto un'America lontana anni luce da quella che aveva sognato e che aveva fatto nascere in lui il desiderio di visitarla, un'America che in pochi avevano scoperto e che non corrisponde alle visioni classiche. Tant'è vero che una delle poche cose che gli piacciono sono le comunità nere di New York e di New Orleans. In generale ne viene fuori un'immagine prevalentemente negativa, ma non in senso ideologico".

 

L'odore della miseria

Squarcio vecchia e 'nera' New OrelansRiassumere quell'immagine in poche righe è praticamente impossibile. Ma il "manifesto" del viaggio può essere considerato questo passaggio, che Parise ha scritto al rientro in Italia. "È l'odore della miseria, più miseria di tutte le miserie: più miseria della fame, delle malattie, della povertà ischeletrita e della morte. Più miseria di tutte perché non è miseria umana, biologica, naturale, antica anche se spaventosa, ma è miseria disumana, chimica, vecchia senza essere antica, è miseria morale, è schiavitù delle schiavitù. Come un castigo di Dio questo odore emana, sgorga dalla dinamica della vita americana, dalla sua sostanza morale, dalla ragione stessa e più intima per cui l'America vive: il consumo". Un passaggio che, sottolinea Dato, "è la sintesi più autentica della sua visione d'America. C'è tutto il lessico parisiano che conta: la miseria, l'odore, la morte. Il tutto nel regno di un unico padrone monocratico: il consumo per il consumo. In questo la sintonia con Pasolini è perfetta e lui stesso lo ricorda a un anno di distanza dalla morte del grande Pier Paolo.".

 

Americanismo e antiamericanismo

Barack Obama, Zio samAlla fine, la grande questione attorno a cui ruota tutto il libro, spiega ancora Dato, è "il problema dell'America: l'America oggi è importante perché viene fuori sempre, in ogni questione c'è un problema americano. Per questo dico che siamo in epoca americana. Tutto viene dall'America: le merci, le mode, la contestazione, la migliore letteratura, quella che va davvero al fondo delle cose. Per questo ho ripreso quella frase di Croce. E per questo il libro è così attuale". Anche, se non soprattutto, in una città come Vicenza, che negli ultimi quattro anni si è confrontata e divisa con il caso Dal Molin. "Cosa avrebbe pensato Parise? Sarebbe stato scandalizzato. Era scandalizzato dai 'palombari' in piazza dei Signori; in questo caso sarebbe stato doppiamente scandalizzato", conclude l'autore. Purtroppo, aggiungiamo noi, di Parise che si scandalizzano non ce ne sono più.

Leggi tutti gli articoli su: Goffredo Parise, Pino Dato, L'ultimo antiamericano

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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