Meglio "tasere" ovvero meglio tacere. Fu così nel 2000 anche per Gian Antonio Stella su BPVi, Gianni Zonin & c. Ma anche no
Giovedi 22 Settembre 2016 alle 10:23 | 0 commenti
Il maggior esperto di fenomeni che riguardano gli "schei", Gian Antonio Stella (Nino Foto copyright), non è ancora intervenuto in modo preciso e analitico (anche se non mancano suoi lucidi interventi come "Imprese, azionisti, famiglie. La lunga illusione" su Il Corriere della Sera del 7 febbraio 2015), come è capace, sulla vicenda della Banca Popolare di Vicenza. Sarebbe interessante leggere quanto potrebbe scrivere, proprio lui che dell'ormai "mitico" Nordest sa tutto e in particolare lo sa sulla capacità di accumulare denaro propria dei Veneti, come ricorda ancor oggi Giorgio Bocca nella Prefazione dove loda dell'Autore "il patrottismo veneto". Interessante poi la Nota dell'Autore all'edizione del 2000 di "Schei. Dal boom alla rivolta: il mitico Nordest" (Mondadori, 2000"), dove fin dall'inizio riassume l'orgoglio imprenditoriale veneto:" Que'o lo go fato io. Anca que'o lo go fato mi". Il saggio di Stella ebbe un'eco immediata e diverse furono le edizioni; qualche imprenditore non gradì i giudizi, ma ciò che intendeva compiere il famoso giornalista era quello di fare una "fotografia" commentata" di come una zona d'Italia da poverissima nel dopoguerra, era riuscita a diventare impresa internazionale e ad accumulare "schei" a più non posso.
L'Indice dei nomi annesso al testo ci aiuta a comprendere quali furono gli imprenditori e quali le imprese e i diversi personaggi in qualche modo coinvolti nella realtà del Nordest (cfr. L. Breznev o Morisgima Michio), non mancano poi anche riferimenti a personaggi storici (A. Hitler, K. Marx) o a uomini di cultura come M. Cacciari, I. Diamanti , il vescovo P. Nonis e il papa Giovanni Paolo II o dell'arte come L. Pavarotti e perfino a regnanti Elisabetta II; da ultimi ai politici come M. Rumor, A. Bisaglia e ai giudici F. Casson e a tanti altri dei più svariati settori.
Gli interessati commenti salaci di F. Bandini accompagnano qua e là le analisi di Stella. Le attività bancarie sono ricordate ed in modo preciso in ordine: Banca Antoniana, Banca Cattolica del Veneto, Banca Popolare Veneta, Banca Popolare di Verona, Banca popolare Udinese, Banco Ambrosiano Veneto, la Cassa di Risparmio di Venezia, di Verona, Vicenza e Belluno, di Padova, di Udine, di Pordenone e di Gorizia, la Banca d'Italia e tra le straniere la Deutsche Bank. Ciò che stupisce è che la Banca Popolare di Vicenza non sia mai ricordata, eppure in quegli anni stava assumendo un grande ruolo nell'imprenditoria vicentina e non solo.
Ciò era dovuto anche alla scomparsa di altre banche a controllo "veneto", ma non manca invece il giudizio sul Presidente di allora, Gianni Zonin, ma, stupisce ancor di più, non in relazione al suo ruolo nella banca stessa. Mistero forse o era meglio "lasciar stare?.
Interessante però notare come Stella, dopo aver riportato un pesante giudizio di F. Bandini sulla città di Vicenza dove manca "ogni progetto, ogni tensione etica o politica, ogni visione che vada al di là del piccolo cabotaggio gestionale", delinea la figura di Gianni Zonin proprio in relazione alle parole bandiniane: "Val la pena - afferma il giornalista - di berci su. Per lenire il rimpianto per le città e le campagne e i villaggi che non ci sono più. Per brindare a chi è riuscito, sia pure a caro prezzo, a lasciarsi alle spalle secoli di miseria - povera Venezia e i suoi zecchini -. A proposito: è vicentino (e ti pareva...) anche uno dei primi produttori di vino europei. Si chiama Gianni Zonin, è partito da una piccola cantina sui colli di Gambellara e oggi ha sette tenute in Italia e una negli Stati Uniti per un totale di 900 ettari, tratta a ogni vendemmia 21 milioni di chili d'uva di oltre trenta vitigni, ha 350 dipendenti, fattura intorno ai 100 miliardi (di lire), ha una quota export del 30% e tra Amarone, Chianti, Chardonnay, Riesling e così via vende 38 milioni di bottiglie l'anno."
Chissà come mai nessuna parola sull'ascesa bancaria ecc. di Gianni Zonin e del sistema imprenditoriale e politico che farà riferimento a lui. Forse le ultime parole del saggio di Gian Antonio Stella che considerando gli "ex poareti (i veneti) s... senza tante fisime ideologiche, dopo aver fatto bene i conti." seguiranno "quel proverbio che da sempre illustra magnificamente il rapporto con la politica" e annessi: "Fin che ghe n'è, viva il re. Se no ghe n'è più, in mona anche lu."
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