Matteo Renzi si dimette subito dopo l'esito del referendum dando un grande esempio: "ora chi ha vinto proponga cosa fare". Ma fronte variegato del No forse non ha capito la sua sfida beffarda: al voto vincerà lui col 40%
Lunedi 5 Dicembre 2016 alle 00:56 | 0 commenti
Chi mi conosce sa che non ho mai idolatrato Matteo Renzi pur apprezzandone la sua volontà di fare, magari spesso non bene, e non quella altrui solo di parlare, magari sempre di fuffa. Ma stasera il presidente del consiglio che ha concesso, appena è parso chiaro l'esito del referendum, la "vittoria" al fronte del No variegato, ma non certo in senso positivo come il gelato variegato a qualcosa, ha dato anche una lezione a tutti i politici che si sono coalizzati, senza un progetto comune per il futuro, contro di lui e la riforma che alcuni, Forza Italia, avevano votato, salvo cambiare idea per beghe e calcoli utilitaristici, per trovarsi ora drammaticamente davanti alla responsabilità che il voto ha concesso loro e che Renzi ha materializzato con le sue immediate dimissioni.Quest'ultimo forse sì, da come è sembrato cadere nel vuoto dopo che Renzi ha parlato passando il testimone a chi oggi festeggia il No e che domani non potrà dic erto offrire una qualunque alternativa congiunta al popolo italiano.
Il presidente del consiglio, con significativamente accanto, sia pure defilata, la moglie, ha, infatti, detto sostanzialmente questo: "non ha perso chi si batteva per le idee che propugnavo, ma io ho perso e lascio, quindi, a chi ha vinto gli onori che gli spettano e gli oneri conseguenti. È più facile fare politica contro qualcosa e qualcuno, è più bello anche se più difficile fare politica costruendo qualcosa per qualcuno". Come non essere d'accordo con lui stasera, come non apprezzare il primo politico italiano che perde e non gioca con i numeri?
E come non preoccuparsi per l'Italia che ora dovrebbe essere governata da Bersani e Grillo, da Dalema e Berlusconi, da Salvini e Fratoianni?
Quest'ultimo, tra l'altro, è sembrato chiaramente sbiancare e cadere nel vuoto dopo che Renzi ha parlato passando il testimone a chi oggi festeggia il No e domani non potrà di certo offrire una qualunque alternativa congiunta al popolo italiano.
Dobbiamo aggiungere per onestà intellettuale una considerazione: il collega de Il Fatto Quotidiano, il giornale che ha fatto sua con durezza la battaglia del no e i pentastellati, pur manifestando soddisfazione per l'esito del referendum, non hanno partecipato alla bagarre indegna a cui stiamo assistendo su varie reti tv, in particolare su Rai Tre, dove Maurizio Gasparri ha portato il confronto sul piano delle vendette e delle rappresaglie che sanno tanto delle sue origini politiche che di tutto potrebbero consentirgli di discutere fuorchè di Costituzione democratica e repubblicana.
Ma, pur felici della massiccia partecipazione al voto, speriamo che la frattura che sancisce porti tanti italiani, almeno tutti coloro che sono andati alle urne, a riprendere a discutere di politica senza rimanere più al suo davanzale consentendo ad altri di decidere per tutti.
P.S. Tutto si può sostenere fuorchè la scarsa intelligenza dell'ex premier, che perde incassando, però, il 40% dei consensi praticamente da solo, una percentuale che, se ripetuta alle politiche, lo riporterebbe al vertice da trionfatore.
Qualcuno ci ha pensato tra Bersani e Grillo, tra Dalema e Berlusconi, tra Salvini e Fratoianni?
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