Massimo Malvestio, il profeta del futuro Nordest ci aveva azzeccato
Mercoledi 11 Maggio 2016 alle 12:27 | 0 commenti
Malvestio nel 2007 scrisse in suo editoriale “Zonin nella sua politica con consensi plebiscitari e con massicce adesioni ai ripetuti aumenti di capitale […] ha avuto sempre il supporto della struttura che ha raccolto i voti e convinto i clienti a sottoscrivere tutte le azioni che venivano offerteâ€. La vera incognita che poneva Malvestio era come l’ex monarca di Bpvi avrebbe potuto conservare la struttura della banca con una politica di governo non indiscutibile.
È successo tutto quello che aveva previsto ed ora?
Il problema di oggi, intendo delle banche, è vedere come riusciranno a creare redditività . Come si potrà ancora tirar fuori guadagni dal sistema del credito. Bisogna capire se Alessandro Penati con il suo Atlante riuscirà a strutturare  modelli in grado di remunerare il capitale adeguatamente e il rischio.
Penati dice che il modello è quello scandinavo, pochi costi, struttura snella.Â
Il problema è che qui il modello scandinavo lo puoi applicare fino ad un certo punto.  Noi abbiamo costruito l’impossibile e anche se c’è una ripresa dell’immobiliare, le garanzie che stanno sotto quei finanziamenti sono molto più bassi del valore a cui che erano stati considerati nel momento in cui sono stati erogati. Ci sono ancora stock di perdite accumulate che devono venir fuori. Il Veneto ha perso Bpvi, rischia di perdere Veneto Banca e la situazione del Banco non promette possibilità di tenere qui la testa del post fusione con Bpm. Certo abbiamo dissipato i centri decisionali, ma visti i risultati forse è meglio così. Â
Ma questa perdita avrà impatto sul territorio, non è una faccenda priva di conseguenze.
Ovvio! Ma i centri decisionali sono buoni se portano ricchezza al territorio, se portano miseria meglio che siano altrove. Ed è chiaro a tutti che se non siamo in grado di avere le persone capaci di assolvere a questo compito il problema è nostro. E noi abbiamo dimostrato di non avere figure all’altezza di questo compito. Abbiamo dimostrato il peggio di noi stessi.
E quindi siamo condannati ad un futuro di depauperamento, senza possibilità di mettere una diga per arginare quest’onda di piena.
Io ho fiducia nella capacità di lavorare dei veneti, non ho fiducia nel quadro normativo, tributario e culturale che rende difficile fare impresa. Una volta i giovani facevano la rivoluzione, oggi se ne vanno. Abbiamo un problema culturale, una classe burocratica di borbonici e sessantottini al tempo stesso e viviamo in un ambiente ostile all’impresa. Il Veneto è naturalmente predisposto all’impresa, ma quello che sta attorno è nemico di questa attitudine. Ma se in Veneto c’è una cultura naturalmente disposta all’impresa deve esserci anche tutto il resto, una burocrazia, un sistema tributario, un sistema bancario diversamente non c’è benessere per nessuno. Dobbiamo invertire le condizioni, e tramutarle da ostili al mondo imprenditoriale a favorevoli.
Negli ultimi vent’anni qui sei è conosciuto uno sviluppo straordinario. Studiato in tutto il mondo, un miracolo economico, senza eguali. Si potevano lastricare d’oro le strade con tutti i soldi che sono stati fatti. Non si è fatto niente. Ed ora rischiamo di ritornare ad essere una Cenerentola, una periferia.Â
La cultura del territorio e tutti i suoi limiti sono stati espressi ampiamente. Se pensiamo che dalle associazioni imprenditoriali usciva la governance di queste banche allo sfacelo abbiamo una eloquente descrizione che qui la cultura non c’è. Noi non siamo stati capaci di esprimere cultura e leadership. E sì ritorneremo una periferia, ci impoveriremo nel tempo. Perché se sei capace di fare i soldi, di fare impresa, ma non sai chi sei, da dove vieni e dove vuoi andare il tuo destino è segnato. In Fondazione Cassamarca c’è un signore che starà lì a comandare fino a 89 anni, questo è il Veneto, questo siamo noi, il nostro futuro. L’unica speranza è che sorga finalmente una classe dirigente. Non ci sono tante altre formule magiche. Serve un modello culturale alternativo che incorpori i valori dei questa terra, che ha avuto successo, ma senza una visione. Deve riuscire a disegnare quella prospettiva che finora non è stata capace di darsi.
Di Sofia de Marchi da Venezie Post
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.