Marzotto dopo condanna rimarrà in Fiera, BPVi e Cuoa? Langella: in un paese normale non sarebbe possibile
Mercoledi 17 Febbraio 2016 alle 21:00 | 1 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella, Segretario PCdI Veneto, e pubblichiamo
Matteo Marzotto è stato condannato per evasione fiscale. Al di là del termine "presunto" che ricorre nella notizia ANSA* (anche se la condanna è avvenuta e, quindi, per i giudici l'evasione fiscale è stata provata), della sospensione condizionale e della "non menzione" (grazie alle quali la fedina penale del Matteo non sarà "sporcata"), come la metterà Matteo Marzotto con le cariche che attualmente ricopre (Fiera di Vicenza, CUOA ecc. ecc.)?
Qualcuno dei suoi "colleghi" ne chiederà le dimissioni? Non mi sembra "normale" che un condannato, seppur in primo grado, per reati che interessano la collettività (il non pagare le tasse dovute è uno dei più odiosi) possa continuare a ricoprire incarichi così prestigiosi.
In un paese normale non sarebbe possibile, ma siamo in Italia dove ai ricchi potenti raramente si chiede di farsi da parte. E Matteo è sia ricco sia potente.
Intanto, anche se il Marzotto oggi condannato non era imputato in quel processo, il pensiero va a tutte le vittime della Marlane-Marzotto che non hanno avuto giustizia.
*(ANSA) - MILANO, 17 FEB - Matteo e Diamante Marzotto sono stati condannati a 10 mesi con la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel processo milanese con al centro una presunta evasione fiscale scaturita dalla vendita del marchio Valentino Fashion Group al fondo Permira. Anche un terzo imputato, Massimo Caputi, è stato condannato a 10 mesi. Il giudice della seconda sezione penale di Milano ha disposto anche il dissequestro e la restituzione delle somme che erano state sequestrate agli imputati. Il processo vedeva al centro una presunta omessa dichiarazione dei redditi, relativa alla vendita del marchio Valentino Fashion Group da parte dei Marzotto e Donà Delle Rose, avvenuta nel 2008, al fondo Permira. Secondo l'accusa, con la vendita del brand sarebbe stata realizzata una plusvalenza di 200 milioni di euro, ottenuta in Lussemburgo (attraverso la società Icg) senza pagare tasse per circa 71 milioni di euro. "Faremo appello convinti della loro innocenza" hanno commentato gli avvocati.
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