Manovre di corridoio
Mercoledi 4 Gennaio 2012 alle 03:36 | 0 commenti
Che cosa sta succedendo in seno al Pdl vicentino? A che cosa si deve la cosiddetta bufera delle tessere? Ormai la vicenda, al di là delle schermaglie mediatiche è chiara. La componente che fa riferimento all'europarlamentare Lia Sartori da mesi perde terreno nei confronti di quella che fa capo ad un altro eurodeputato dell'alto Vicentino, Sergio Berlato. E da mesi al contempo la compagine più organizzata del Pd, quella che fa capo al sindaco berico Achille Variati, ha intavolato una serie di rapporti più o meno visibili proprio con la fazione sartoriana.
Il tutto in una vision, neo democristiana e neo socialista, che si è concretizzata più e più volte: dalle nomine in Aim ai rapporti con gli industriali sino agli intenti pressoché comuni nell'approcciare la tematica degli appalti nella sanità e nelle opere pubbliche in genere. E giù giù in fondo sino alle consulenze affidate agli amici degli amici, spesso comuni. Un progetto che vede tra le teste pensanti i big dell'Assindustria veneta, la Fondazione Nordest per giungere tra gli altri a Massimo Cacciari e ad Achille Variati e che ha come fine anche quello di relegare in un angolo coloro che in Sel, sinistra, IdV e Lega non vogliono uniformarsi o vogliono continuare a gestirsi in proprio.
Ora con i sartoriani (legati a filo doppio all'ex governatore veneto, l'azzurro Giancarlo Galan) ancora nei posti di potere più importanti, ma con la prospettiva di perderne il controllo, è palese la manovra di corridoio pensata nell'entourage della Sartori per rovesciare il tavolo. Con un duplice obiettivo. Uno, scassare il banco per bloccare comunque l'ascesa degli aficionados di Berlato ed impedire loro di accedere ad importanti posti chiave. Due, scassare il banco per togliere credibilità al Pdl locale in vista di convogliare strutture di potere, apparati e consenso nel nuovo contenitore, pronto a ricevere la benedizione di Galan e di quel pezzo del Pd che ha in Gianni Letta (Pdl) ed Enrico Letta (Pd) gli sponsor nazionali silenziosi, trasversali e imparentati, di una manovra avvolgente che vede abbracciati, in un futuro a medio termine, anche Fli, il club Montezemolo, l'Udc e altri affini.
Per questo motivo Berlato sa benissimo che un Pdl cui manca sempre più, seppur di riflesso, l'effetto dell'algoritmo berlusconiano, diventa una piattaforma che può sicuramente contare a livello locale sulla potenza di fuoco elettorale dei cacciatori e dei loro fiancheggiatori. Ma che poggia su un terreno tufaceo che comincia a scricchiolare. Ora poiché di guerra totale ormai si tratta, ne è riprova l'atteggiamento del GdV, l'eurodeputato è in una condizione particolare. Per rompere l'accerchiamento e sbaragliare gli assedianti può fare una sola cosa. Rivelare le combìne e gli inciuci trasversali su infrastrutture e sanità , di fatto attribuiti da lui stesso all'altro schieramento, per disarticolare e neutralizzare lo stesso. Se invece Berlato blandirà il deterrente senza usarlo, allora l'uomo finirà prigioniero di una nave vicina alla secca. O meglio, cambiando metafora, riuscirà l'operazione di deviarlo verso un binario morto, senza linea elettrica. Questo è lo scenario in termini tattico-strategici; se poi si vuole allargare l'immagine all'etica allora le cose cambiano. La politica da tempo ormai è un oggetto immaneggiabile e mefitico, ma la cosa è arcinota. Basti pensare alle recenti beghe nate in casa leghista all'avvicinarsi del congresso regionale.
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