M5S e poteri forti: se li conosci ti rispettano. Lo dice Peter Gomez a Di Maio & c.
Sabato 23 Luglio 2016 alle 11:30 | 0 commenti
di Peter Gomez, da Fatti Chiari de Il Fatto Quotidiano
Luigi Di Maio, se lo ha fatto, non deve illudersi. Per quanti incontri possa tenere in Italia e all'estero il Movimento 5 Stelle non riuscirà mai a ottenere il gradimento dell'establishment. Il potere è conservatore per natura. Le élite anche quando ammettono il loro evidente fallimento, come è accaduto con Carlo De Benedetti in una recente intervista al Corriere della Sera, non sono disposte a cedere terreno da sole. Da sempre, anzi, chi si presenta sostenendo di voler cambiare il sistema viene prima osservato, poi vezzeggiato e, se non si piega alle lusinghe, regolarmente bocciato. Nonostante questo è importante la girandola di meeting che ha portato il vicepresidente della Camera in Inghilterra, in Germania, Israele e, mercoledì 20 luglio, a partecipare come relatore al seminario organizzato dalla società di lobby e associati. Quei faccia a faccia, nati dal timore che suscita la forza elettorale dei 5Stelle, rappresentano un'occasione per guadagnare il rispetto di tutti quei poteri, forti o deboli, che oggi vedono Di Maio solo perché preoccupati dai sondaggi o dalle vittorie di Roma e Torino.
In democrazia essere rispettati pure da chi ti avversa non è secondario. Governare, semmai i 5Stelle riusciranno ad arrivare a Palazzo Chigi, significa spesso mediare tra interessi diversi per trovare poi la soluzione migliore. E solo chi è rispettato può sperare di farlo con successo.
Come possono allora i pentastellati guadagnarsi il rispetto di tutti, in un sistema che, a partire dai media, è quasi totalmente loro ostile? Molto, se non tutto, dipende da loro. Accanto all'obbligo di evitare gaffe e uscite infelici come quella che giovedì ha portato Di Maio a porre in contrapposizione la "lobby degli inceneritori" con quella dei "malati di cancro" questione chiave si chiama programma. Per un dovere di chiarezza nei confronti dei cittadini, e per dimostrarsi diversi dagli altri partiti che pensano ai programmi solo sotto elezioni, i 5Stelle dovrebbero cominciare subito a discutere ed elaborare un documento sul futuro italiano per come lo immaginano. Rispetto alle Politiche del 2012 molto è cambiato.
Una serie di punti del vecchio programma sono stati superati dal tempo, altri allora non erano stati semplicemente affrontati. Oggi però i pentastellati hanno 3 anni di esperienza parlamentare alle spalle. Sanno, o dovrebbero sapere, cosa rientra nel libro dei sogni e cosa no. È giusto che tutte le loro idee in materia di economia, giustizia, politica estera, fisco, diritti civili e ambiente, vengano chiarite in modo organico. Ed è opportuno che accanto alle votazioni in Rete e alle discussioni tra militanti, si tengano incontri continui con esperti, tecnici, professionisti, sindacati e categorie sociali, con lo scopo dichiarato di arrivare a un progetto di Paese.
Un movimento per scrivere il futuro italiano può anche essere utile per individuare o convincere a uscire allo scoperto chi un domani potrà assumersi materialmente le responsabilità di governo. L'esperienza di Roma, dove la giunta è partita a rilento non solo per gli scontri tra le diverse fazioni grilline, ma anche per le difficoltà incontrate nel formare una squadra di livello, dimostra quanto i 5Stelle abbiano bisogno di aprirsi verso l'esterno. Quando arriveranno le Politiche per essere da tutti rispettati dovranno dire subito quale è il team. Quali sono gli uomini e le donne che proveranno ad attuare il programma condiviso. Quel tempo si avvicina a grandi passi. Mettersi al lavoro ora conviene.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.