Luca Zaia ministro sorride su pagine patinate
Martedi 2 Marzo 2010 alle 08:01 | 4 commenti
Riceviamo da Matteo Quero e pubblichiamo
Luca Zaia ministro sorride in giacca e cravatta fra le spighe di grano su pagine patinate e profumatamente pagate (450.000euro di soldi pubblici) dai contribuenti.
Luca Zaia candidato sorride su migliaia di manifesti con cui ha tappezzato tabelloni, fermate dei tram, stazioni, strade, ponti e qualsiasi superficie piana verticale in Veneto, formando un interminabile prato verde virtuale (il verde reale la Lega preferisce cementificarlo, vedi operazione Cis a Montebello Vicentino).
Zaia ministro e candidato sorride perché è l'unico leghista nato a più di 100 chilometri da Varese ad essersi attovagliato al tavolo dei ministri a Roma, e così pensa di avere le carte in regola per guidare la Regione Veneto.
'Prima il Veneto' scrive ovunque (prima di 'Prima il Veneto' si era inventato 'Prima i veneti', ma gli hanno fatto notare che era un filino razzista e così ha aggiustato la mira).
E intanto nel simbolo della Lega c'è stampato, anche questa volta come sempre, 'Bossi'. Tanto per far capire chi comanda veramente, la Lega Lombarda.
Un esempio? Appena il veneto ministro Zaia si è azzardato a dire 'ni' invece di sì al nucleare, il lombardo ministro Calderoli lo ha subito bacchettato e riportato in riga da bravo soldatino.
Zaia sorride perché il suo sorriso ce lo propongono ogni giorno tutte le televisioni ed i giornali della penisola, perché lui è ministro, e se non ci vanno in televisione i ministri, chi ci deve andare.
Zaia sorride perché spera che un sorriso cancelli ricordi più tristi: i suoi compagni di partito che invocano la pulizia etnica, propongono leggi per trasformare medici e infermieri in poliziotti e spie a caccia di 'clandestini', fanno la figura dei pagliacci nell'Europarlamento e vengono cacciati dall'aula, innalzano ampolle di acqua sacra del 'dio po' e si sposano con rito padano-celtico.
Zaia sorride.
Effettivamente alcuni comportamenti dei leghisti fanno sorridere.
Gli altri, invece, fanno paura.
E fanno paura "prima ai veneti".
Matteo Quero
Quero ha sbagliato non sottoponendosi all'alcol test, Quero ha ammesso l'errore, Quero si è dimesso dal suo incarico di assessore comunale (anche se avrebbe potuto farne a meno), Quero ha pagato fino in fondo le conseguenze del suo errore.
Zaia si fa pagare la campagna dal suo Ministero, Zaia dice che il suo Ministero non ne sapeva niente, Zaia non ammette l'errore, Zaia continua a sfruttare il suo ruolo di ministro e le strutture pubbliche del Ministero per farsi fare la campagna elettorale a spese dei cittadini, giovani e anziani, bianchi e neri, veneti e senegalesi
Caro Carlo Rigon, qual'è l' "esempio" migliore per i giovani?
Forse quando ritroverà la la bussola che cita accanto al suo nome riuscirà a orientarsi meglio?
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