L'opinione di Ciambetti su Piazza Venezia
Sabato 5 Settembre 2009 alle 13:10 | 0 commenti
Ciambetti Liga Veneta. 5 settembre 2009Â Â Â Â
In articoli, apparsi sulla stampa, si legge che tra le varie proposte per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia 1861-2011, vi è anche l'idea "di cambiare nome a piazza Venezia a Roma per ribattezzarla piazza dell'Unità d'Italia". L'idea nasce vecchia, e non portò particolarmente bene, al proponente del secolo scorso; durante il Ventennio, Mussolini, ribattezzo la piazza con il nome di "Foro d'Italia", salvo poi, dopo i noti eventi del secondo conflitto mondiale, qualcuno di buonsenso riportò al vecchio nome di piazza Venezia.
Siamo proprio nel centro geometrico di Roma, strategico nell'urbanistica della città papale e non a caso qui abitava Michelangelo Buonarroti, qui venne a vivere gli ultimi suoi anni Letizia Bonaparte, madre di Napoleone: originariamente chiamata Platea Nova, poi Piazza della Concha e infine piazza Venezia, perché fino a tutto il XIX secolo lo spazio era delimitato ai due lati da palazzetto e palazzo Venezia, quest'ultimo originariamente sede del cardinale titolare della basilica di San Marco, quindi residenza papale e poi sede ufficiale dell'Ambasciata di Venezia.
Palazzo Venezia fu il primo edificio rinascimentale eretto a Roma, rappresenta l'intervento architettonico più importante dell'intero Quattrocento romano, voluto dal cardinale veneziano Pietro Barbo, già vescovo di Vicenza, eletto poi papa con il nome di Paolo II.
Siamo, nel cuore di Roma, non solo urbanistico ma anche culturale e non a caso nella seconda metà dell'Ottocento il Regno Sabaudo per autocelebrarsi, rimarcando la sua presenza per segnare la discontinuità con il passato, volle una radicale trasformazione e sventramento di questo spazio denso di memorie: trasformando piazza Venezia si tentava se non di cancellare, almeno di violentare la memoria di un luogo simbolico, legato a momenti straordinari nella storia della città , come la singolarissima coabitazione, appunto a palazzo Venezia, tra pontefici e ambasciatori veneziani, coabitazione protrattasi dal 1564 fino allo spostamento dei Pontefici al Quirinale. Veneziani e papi assieme, quasi a ricordarci che c'era una storia prima degli anonimi, e alquanto scialbi, Savoia, una storia, che parlava di Giulio II e Michelangelo oltre che della Serenissima e via via per i secoli.
Con la realizzazione del Vittoriale, fu sventrata la piazza, abbattuti e spostati edifici, tra i quali anche palazzetto Venezia, per permettere la prospettiva sul monumento a Vittorio Emanuele II: con quello sventramento i Savoia entravano anche monumentalmente e in maniera pesante nella storia di Roma.
Ora, con la proposta di trasformare Piazza Venezia in Piazza dell'Unità d'Italia, si cerca anche di cancellare la memoria, ingombrante per l'Italia, della Repubblica di Venezia. Ingombrante per un fatto chiaro, visto che Venezia aveva e ha ciò che mancava ai Savoia e all'Italia Unita: una storia, un passato, un ruolo nelle grandi vicende europee. Il mutare nome a piazza Venezia per le celebrazioni del 1861, quando l'Italia si unì (e il Veneto dipendeva da Vienna: nel 1861 noi non eravamo ancora sabaudi) mi sembra se non un insulto ai veneti, di certo uno sgarbo spiacevole.
Chiedo al Presidente Napolitano, uomo di cultura e di buonsenso, di far soprassedere, i proponenti, di questo revisionismo toponomastico.
Lancio un appello al presidente Galan: palazzo Venezia, per accordi internazionali, alla caduta della Serenissima, passò ai francesi quindi all'impero austroungarico prima di essere confiscato dal Regno Sabaudo durante la Prima Guerra Mondiale. Non so se la Regione Veneto, come ideale erede della Repubblica di Venezia, possa vantare qualche diritto sull'edificio: di certo ha il dovere, morale, di difenderne la memoria storica.
Roberto Ciambetti
Capogruppo Regionale
Liga Veneta-Lega Nord
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