Caso Ipea, parte II: prosegue l'inchiesta sulla formazione in Regione Veneto e sul presunto "Clan Romano" con Elena Donazzan assessore
Lunedi 9 Gennaio 2017 alle 08:55 | 0 commenti
Pubblicato il 4 gennaio alle 21.56. Aggiornato il 5 alle 9.29 e il 9 gennaio alle 8.55. La nostra inchiesta iniziata il 2 dicembre su Formazione in Regione Veneto, presunto "Clan Romano" e ruolo di Elena Donazzan nella "cupola della P.A."» e proseguita il 3 con ll caso Ipea, parte I... si arricchisce oggi di un nuovo capitolo sui fondi in gran parte europei, gestiti dalla Regione Veneto attraverso bandi di concorso rivolti ad enti esterni accreditati nella cui «selezione, nella redazione dei bandi e nel complesso sistema di gestione e controllo interno sarebbero stati distratti più di 100 milioni di euro all'anno, una cifra seconda per importanza solo a quella del bilancio della sanità regionale». L'amministrazione Ipea di Marco Spiandorello e Iles Braghetto, scrivevamo, dopo aver denunciato il presunto malaffare che i precedenti amministratori (Rosario Florio, "amministratore ‘di fatto'", come si legge nel dossier, nonché socio fondatore del cfp insieme alla vicepresidente Anna Maria Rossato) avrebbero attuato ai danni della collettività , si vide sospendere i finanziamenti regionali.
I due soci presentarono, tra dicembre 2012 e quello successivo, due esposti alla Procura della Repubblica di Venezia, evidenziando tra l'altro che i funzionari regionali preposti ai controlli ispettivi avrebbero agito con magnanimità verso l'amministrazione Florio-Rossato, decurtando i finanziamenti pubblici con mano più leggera del dovuto. I funzionari, secondo Braghetto e Spiandorello, avrebbero "incomprensibilmente ritenuto ‘opportuno' procedere a contenuti tagli, seppur di consistente entità , derivati da una presumibile ‘compiacente' attività ispettiva di accertamento dei costi reali del fornitore Camouflage srl" mentre "sarebbero ricorsi gli estremi giuridici che avrebbero consentito a Regione del Veneto di revocare l'accreditamento all'ente Ipea".
Per la nuova amministrazione, invece, i controlli si sarebbero fatti più severi: all'inizio dell'anno scolastico 2014-2015 Ipea venne sospesa dall'accreditamento regionale a causa del "mancato rispetto dei requisiti di affidabilità economica-finanziaria", come scrisse Giovanni Cagnassi sulla Nuova Venezia il 1° ottobre 2014. Sarebbe stato un Durc, documento unico di regolarità contributiva, ma irregolare secondo gli ispettori regionali, a far sospendere l'accreditamento. Ma a tempo di record la dirigenza di Ipea presentò il Durc richiesto e così la Sezione Formazione del Dipartimento formazione, istruzione e lavoro della Regione Veneto, sbloccò l'accreditamento nonostante mancassero dei chiarimenti richiesti, in merito al corretto impiego dei fondi comunitari nel periodo 2011-2014. L'attenzione degli impiegati regionali passò, quinsi, sulle sedi scelte da Ipea, anche queste prima inadeguate e poi messe a norma a tempo di record, e sui contratti stipulati. Vennero quindi convocati i rappresentanti del cfp per una "ordinaria verifica finanziaria a campione in merito al corretto impiego dei fondi", ma Iles Braghetto replicò denunciando "una non meglio precisata 'violazione da parte di ignoti nell'archivio documentale' tale da rendere impossibile la verifica programmata".
Secondo le verifiche effettuate dalla Polizia Tributaria, un sistema analogo a quello denunciato da Braghetto-Spiandorello avrebbe agito durante la loro amministrazione: forniture di beni e servizi fatturate da Carpenteria Padovana, di cui è titolare Luca Marco Spiandorello, nipote dell'amministratore; Eurotech di Spiandorello Giuseppe, fratello di Marco; due ditte individuali riconducibili a Iana Postolachi, la quale "parrebbe essere legata da un rapporto sentimentale con lo Spiandorello Marco, cui avrebbe dato una figlia naturale".
Intanto i crediti vantati da Ipea nei confronti della Regione Veneto aumentavano, e con essi i debiti nei confronti dei lavoratori e dei fornitori del cfp. Braghetto e Spiandorello parlarono di "accanimento burocratico" che costrinse Ipea a tagliare i corsi nelle sedi di Verona, Treviso e Padova. Il ridimensionamento coincise con una decurtazione del contributo regionale, passato da 2 milioni di euro a poco meno di 750 mila euro. Secondo Braghetto e Spiandorello, due pesi e due misure sarebbero stati utilizzati dalla Regione nei loro confronti rispetto a quanto fatto verso Florio e Rossato: la nuova amministrazione di Ipea sosteneva di aver subito "una interpretazione peggiorativa rispetto alla normativa, ovvero una decurtazione del 20% sul totale del contributo complessivo spettante e non del singolo corso".
Partì un'inchiesta della magistratura che portò all'iscrizione di Braghetto e Spiandorello nel registro degli indagati per il reato di truffa aggravata. Rosario Florio aveva contrattaccato con un esposto, nel quale sosteneva di essere stato estromesso da Ipea grazie a conoscenze negli uffici regionali che Braghetto e Spiandorello avrebbero usato a loro favore. Accuse e controaccuse con il medesimo oggetto tra gli ex amministratori e quelli subentrati. Le sedi legali di Ipea, insieme alle abitazioni di Braghetto e Spiandorello, furono perquisite dagli investigatori che cercavano documentazione relativa agli anni 2011-2014.
La sospensione dell'accreditamento venne meno a fine settembre 2014, così come la revoca della sospensione dei rendiconti sui progetti finanziati. Ma sotto la lente degli ispettori finì anche l'anno scolastico successivo, così da causare un credito superiore ai 2 milioni di euro che Ipea vantava dalla Regione Veneto. Il nucleo della Polizia Tributaria di Venezia, che compì un'indagine su entrambe le amministrazioni di Ipea, scrisse, stando al dossier sul tavolo di Zaia e Ciambetti, che la coppia Braghetto-Spiandorello "avrebbe addirittura preso a omettere di corrispondere ai docenti buona parte dei dovuti pagamenti per le attività d'insegnamento svolte, limitandosi a erogare una serie di 'acconti' parziali mai saldati se non, in alcuni casi, a seguito di azione civile di responsabilità promossa dalle docenti interessate".
Mancava anche la presentazione della dichiarazione del sostituto d'imposta per gli anni 2012-2013, e tale inadempienza, secondo gli agenti della Tributaria, "non può in alcun modo essere imputata alle criticità 'ereditate' dalla precedente gestione". Marco Spiandorello avrebbe addirittura cercato di far ricadere la responsabilità di tali inadempienze sulla società "che prestava all'epoca assistenza informatica all'Ipea", accusata di "manomettere la contabilità dell'ente allo scopo di comprometterne i pagamenti da parte della Regione Veneto".
Nell'estate del 2015 Ipea venne definitivamente tolta dal registro degli enti accreditati dalla Regione Veneto, nonostante l'anno scolastico 2014-2015 si fosse concluso con "i doverosi complimenti ai ragazzi e ai loro insegnanti" da parte degli uffici regionali.
Conlcuso l'anno scolastico sì, ma non l'esame del dossier. A domani...
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