L'imperativo: l'Italia deve rifondarsi sul lavoro
Martedi 6 Dicembre 2011 alle 19:10 | 0 commenti
Nicola Giangregorio, Comitato C.R.E.DI.C.I. - Da una parte acconto Irpef più leggero, circa 400 euro in più, dall'altra il boccone amaro della manovra, fiato spezzato e noi che ripartiamo dalla casella di partenza. Lo sconto Irpef accolto dal mondo imprenditoriale come una boccata d'ossigeno, e su cui le agenzie di marketing avevano costruito sondaggi per comprendere ed indirizzare le future spese natalizie, ci aveva regalato un filo di speranza,
Ma la realtà è stata più dura, imponendoci una riflessione da cui ripartire: l'Italia è una Repubblica fondata "ancora"sul lavoro?
Il lavoro è ancora la stella polare immaginata dai nostri padri costituenti, che orienta le politiche di crescita e benessere per le generazioni future?
L'eredità di una situazione economica palesemente ignorata, impone la capacità di smantellare il castello di carta, l'urgenza di un reddito certo, per una famiglia non più fondata sul debito, ma sulla sicurezza lavorativa. La voce del cambiamento avrebbe dovuto gridare alle nostre famiglie "non spendeteli quei soldi poichè nel 2012 li dovremo restituire".
Era questa la casella da cui ripartire, andare oltre Berlusconi significa andare oltre i lustrini, gratta e vinci e slot machine, significa chiedere sacrifici a chi gli è andata di lusso, per ricostruire una società aderente alla realtà , stimolando interventi specifici per dare un posto di lavoro ai giovani, rivalutando nel contempo il ruolo atavico della famiglia, da sempre luogo di certezze e valori.
Sotto i colpi della crisi sono evaporati migliaia di posti di lavoro e le famiglie in questi anni hanno perso la capacità di risparmio, dirottando le proprie risorse per aiutare i figli e successivamente verso la famiglia stessa. In questo contesto, in molte famiglie si è insinuata prepotentemente l'idea del vincere facile, lo stato si è fatto bisca, e sono proliferati i compro oro, tutti segnali inequivocabili di un declino morale ed economico che le ha coinvolte ed a volte degenerate.
Oggi le scelte credibili, devono supportarsi con la volontà di non proporre l'effimero, devono incidere sulle abitudini che sono al di sopra delle nostre possibilità , colpendo senza paura i Signori ed i vassalli di una classe politica che banchetta a nostre spese senza alcun merito, colpendo il mondo bancario che ci tiene per gli attributi.
E come tutti i cambiamenti si inizia dalle piccole cose, dal nostro Veneto, dove, quello che a Roma sembra essere il passato, qui resta un tragico presente, fatto di sagre e griglie roventi, a discapito dei malati di cancro e del sostegno ai disabili, dove le famiglie affollano i market cinesi poiché non possono permettersi la qualità dei prodotti Italiani.
L'imperativo è: l'Italia deve rifondarsi sul lavoro.
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