Libertà, come la si intende a Vicenza
Martedi 28 Dicembre 2010 alle 09:05 | 0 commenti
Storia di Antonio Giuriolo e del Vescovo Carlo Zinato (VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 204)
Fondata nel 1696 dal nobile vicentino Giovanni Maria Bertolo, che donò alla città i suoi novemila volumi, la Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza è oggi una grande e magnifica biblioteca pubblica, che accoglie, tra l'altro, autografi di Giacomo Zanella e Antonio Fogazzaro, oltre ad un'amplissima scelta di opere su Andrea Palladio. Chi ne salga lo scalone d'ingresso troverà , sopra la porta che conduce alle sale di lettura, una lapide, appostavi subito dopo la fine della guerra, in memoria di Antonio Giuriolo.
Nato ad Arzignano (VI) nel 1912, Giuriolo frequentò il celebre Liceo Ginnasio "A. Pigafetta" di Vicenza, si laureò in Lettere a Padova nel 1935, ma non poté entrare nei ruoli dell'insegnamento perché rifiutò la tessera del Partito Nazionale Fascista. Dopo l'8 settembre del 1943, entrò nella Resistenza, e col nome di battaglia di ‘Capitan Toni' combatté sull'Altopiano dei Sette Comuni, organizzando una formazione di studenti universitari chiamata dei ‘Piccoli Maestri'. Morì in azione il 12 dicembre 1944, ed è Medaglia d'Oro al Valor Militare. Su Giuriolo scrisse bellissime pagine il grande Luigi Meneghello, che gli dedicò tutto il settimo capitolo dei suoi "Fiori italiani" e un intero romanzo, intitolato appunto "Piccoli maestri" (da cui anche un film di Daniele Luchetti del 1997, con Marco Paolini nella parte di Giuriolo) . La lapide in Bertoliana recita così: "In tempi servili/qui cercava rifugio/nella storia e nella poesia/qui nell'attesa/insegnava la dignità del cittadino/Antonio Giuriolo/cresciuto e caduto per la religione/della libertà "; Arzignano 12/2/12- Lizzano in Belvedere 12/12/44; Medaglia d'Oro. Chi si arresti un attimo ad esaminarla con un po' d'attenzione, noterà che la vernice che ricopre le parole "religione della" è più brillante di quella del testo rimanente. Si tratta forse di una misteriosa degenerazione chimica? No: più semplicemente, e più miseramente, si tratta di una degenerazione della libertà , che colpì Vicenza poco dopo la guerra, quando il sangue di Giuriolo era ancora fresco e la libertà conquistata proprio grazie a quel sangue ancora giovane. Si racconta infatti (ma nessuno ve lo confermerà . Ricordate: Vicenza è terra di antiche ‘tradizioni' democristiane: se fa ma no se dixe ...) che l'allora Vescovo della città , il ‘famoso' Carlo Zinato (noto più per le sue battaglie veterocattoliche ed ‘antimoderniste' che per particolari virtù personali o culturali) abbia allora ‘ordinato' (come i vescovi-conti!) che quelle parole venissero cancellate, con la motivazione che ‘di religione ce n'è una sola'. Ripristinata successivamente nella sua integrità , quella lapide costituisce oggi una doppia testimonianza: del sacrificio nobilissimo di tanti come Antonio Giuriolo, che garantirono la libertà anche a reazionari come Carlo Zinato, ma anche - verrebbe da dire amaramente, di fronte a storie come questa - del fatto che forse quel sacrificio non è servito a gran che.
Se venite a Vicenza, visitate la Biblioteca Bertoliana, e rivolgete un pensiero ad Antonio Giuriolo, "cresciuto e caduto per la Religione della Libertà ".
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