Liberazione non deve chiudere. Il governo cancella la pluralità del pensiero
Giovedi 29 Dicembre 2011 alle 21:51 | 0 commenti
Riceviamo da Irene Rui e Guido Zentile e pubblichiamo.
La libertà di stampa è seriamente in pericolo. Non bastano le censure, i ricatti o le intimidazioni nei confronti di testate e giornalisti; vecchi metodi - pur ancora usati - dei precedenti governi di destra, ma ora con il decurtamento di oltre il 30% del contributo alla stampa si ha un'ulteriore chiusura di giornali. Il nostro Paese - secondo il rapporto Freedom House - è al 75esimo posto con il Namibia per la libertà di stampa su 196 stati.
Or dunque a meno che non ci siano eventi straordinari, il prossimo quotidiano a saltare sarà "Liberazione". Sabato andrà infatti, in edicola l'ultimo numero di "Liberazione" in versione cartacea. Nel frattempo la tradizionale prima pagina di "Liberazione" dovrebbe essere ospitata da "Il Manifesto" e "L'Unità " che in questi giorni hanno offerto la loro disponibilità .
La mancanza dello stanziamento di fondi per l'editoria non solo vanifica tutti gli sforzi fatti dalla redazione di "Liberazione" per portare il quotidiano al pareggio, ma mette Rifondazione in serie difficoltà per il mantenimento della testata, vista la sua esposizione per il debito di 5milioni di euro, contratto nella gestione Sassonetti, al quale Rifondazione deve far fronte pur non ricevendo alcun contributo dal governo, anzi vantando dallo stato ancora dei crediti elettorali. Tutto questo costringe a sospendere la pubblicazione e a mettere in cassaintegrazione dei lavoratori. Non ci resta che far nostre le parole di Haidi Giuliani "Ora mi tolgono anche la voce" Le lotte, le iniziative e i dibattiti, le notizie dei e sui movimenti, migranti, rom, sinti e le voci fuori campo vengono così imbavagliate. Le poche pagine di "Liberazione" che davano voce, denunciano, pungono e fanno riflettere, le vogliono toglierle di mezzo e per farlo come dice Haidi "non usano più taniche di benzina e olio di ricino, ma un sistema più elegante: tagliano i fondi e cancellare i posti di lavoro".
La libertà di stampa è in Italia, sotto attacco non solo per la sospensione di "Liberazione", ma anche di un centinaio di testate destinate a chiusura se non trovano ulteriore finanziamento, come "Il Manifesto" e "L'Unità ", ma anche "Il Secolo d'Italia" e "La Padania"
Con la loro chiusura è la libertà di pensiero ad essere messa in pericolo. Quella pluralità che è considerata pericolosa ai regimi della Repubblica Liberale e ma non per quella che fu democratica.
Liberazione con le altre testate, non deve chiudere. Si deve garantire la pluralità del pensiero. Aiutiamo "Liberazione a sopravvivere e partecipiamo alla campagna di finanziamento che sarà messa in atto da gennaio, diventiamo "amici di Liberazione" e ristabiliamo noi cittadini quel finanziamento che il governo ha cancellato.
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