Le quote rosa sono parità o discriminazione? Nè l'una nè l'altra
Sabato 4 Giugno 2011 alle 15:55 | 0 commenti
Irene Rui – FdS (PRC e PdCI) Vicenza - Non è strano discutere di quote rosa in questo mondo meritocratico, poiché esiste una falsa meritocrazia. Pur vivendo nel XXI secolo le donne in Italia sono considerate (e tal volta si considerano) ancora una sottospecie da coccolare, da domare, da destinare al compito pur gravoso, della cura della famiglia, ma non a ruoli di vertice politico, sociale, aziendale ecc. poiché tropo faticoso far coincidere il ruolo tipicamente italiano di brava madre e moglie, con quello di manager, onorevole, ministra, sindaca, consigliera ecc.
Ecco che raramente le donne italiane pur meritevoli, salgono ai vertici di aziende, associazioni o hanno incarichi di peso istituzionale, diventano primarie o giudici e via dicendo.
Pur riconoscendo che “le quote†possono esprimere un senso distorto di inserimento, in quanto danno una percezione di esclusione da un insieme globale, un senso di “altroâ€, stessa sensazione per il riconoscimento di una minoranza etnica, di fatto sembrano l'unico modo per poter incentivare e spingere alla presenza delle donne in quei posti di vertice che si merita, senza dover dare il doppio o il triplo di se stessa o usare metodi lesivi per la sua intelligenza e il comune senso del pudore.
Le “quote†diventano così un mezzo positivo per permettere alle donne di superare quel “tetto di vetro†che le blocca nella carriera nei sotto vertici. Un tetto virtuale costruito da un mondo al maschile, in virtù di assurde motivazioni legate al fatto che le donne si devono occupare della famiglia, dei figli, che non hanno quella taratura manageriale necessaria, non sono e non possono sostenere determinati ritmi di vita, determinate fatiche, non possono far coincidere la loro natura procreativa con le esigenze di determinati ruoli ecc. Di fatto non esiste una seria motivazione, se non legata a stereotipizzazioni storiche e consuetudinarie.
Le quote rosa sono parità o discriminazione?
Non sono né l'una né l'altra, sono un mezzo e i Paesi della Mitteleuropa ce lo insegnano: per raggiungere lo scopo antidiscriminante e paritetico, un diritto a lungo negato di uguaglianza diventano una necessità .
Irene Rui – FdS (PRC e PdCI) Vicenza
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