Le "primarie": una debacle "incorona" Moretti candidata. Ma non del centro sinistra
Lunedi 1 Dicembre 2014 alle 22:17 | 1 commenti
Si sono svolte "elezioni primarie" che hanno visto l'affermazione di Alessandra Moretti che diventerà , così, una dei candidati alla presidenza della Regione. Il responsabile organizzativo del PD di Vicenza, Gianni Rolando, con una buona dose di entusiasmo, afferma che i 40.000 voti scarsi a livello regionale sono «un risultato più che soddisfacente, che conferma il valore politico intrinseco delle primarie nonostante condizioni non facilissime» (foto d'archivio).
E poi continua facendoci sapere che «ora Alessandra Moretti è la candidata di tutto il PD e del centrosinistra per provare a battere dopo vent'anni la destra e Lega, per conquistare la presidenza della giunta regionale, per cambiare davvero il Veneto secondo valori di uguaglianza, trasparenza, solidarietà .»
Di fronte a queste affermazioni è necessario porsi alcune domande.
Prima di tutto, cosa vuol dire che c'è stato un buon risultato (ovvero più che soddisfacente)? Visto che, nel 2012 (sfida Bersani-Renzi per la segreteria del PD), c'erano stati circa 34.000 voti nella sola provincia di Vicenza e circa 170.000 in Veneto, il risultato di ieri non sembra certo "soddisfacente". Non è neppure "sufficiente". In altre occasioni si sarebbe detto che ci si trova di fronte a una vera e propria debacle. Viene da pensare, però, che, nella concezione del PD, qualsiasi risultato sarebbe stato comunque buono. Del resto, anche nelle recentissime elezioni regionali in Emilia-Romagna che ha visto l'astensione di oltre il 62% degli elettori, l'eclatante "non voto" è stato definito un "fatto secondario" da Matteo Renzi.
E poi, cos'è, per Rolando, il «centrosinistra»? E, soprattutto, esiste ancora una coalizione che può definirsi tale? In effetti, appare quantomeno stravagante pensare che la Moretti sia candidata di tutto il centrosinistra (quindi anche di quelle organizzazioni che si sentono ancora - e sono realmente - di sinistra) dopo una "consultazione" così parziale, sostanzialmente interna al PD e senza un confronto serio tra forze politiche e sociali esterne a quel partito. Un partito che, ormai, è talmente distante rispetto alla sinistra che, forse, neppure si può considerare di centro. Il PD di Renzi è, oggi, completamente omologato al liberismo trionfante e porta avanti una politica che in tempi normali sarebbe stata catalogata come chiaramente di destra. Si può affermare che Renzi sta portando a compimento il progetto berlusconiano di un "cambiamento" che colpisce i lavoratori, i pensionati, i giovani ed elargisce favori e privilegi ai padroni. Le varie scaramucce tra Berlusconi e Renzi appaiono false e atte a fornire al governo in carica una sorta di paravento che serve a coprire la vergogna di patti concordati sottobanco. La stessa, sedicente, sinistra PD appare poco più di un sussurro inutile. Pronta a fare dichiarazioni nelle quali si dovrebbe percepire un forte malumore nei confronti degli atteggiamenti e delle decisioni di Renzi, è altrettanto veloce a votare qualsiasi fiducia al governo stesso. La decisione di negare la fiducia al governo e, conseguentemente, uscire dal PD - scelta che sarebbe coerente con le ormai abituali dichiarazioni dei vari Civati, Fassina e altri - viene sempre rinviata e, quindi, resta tra gli annunci di qualcosa che non avviene (e, difficilmente, avverrà ).
Si abbia almeno il buongusto di chiamare le cose con il loro nome. Si prenda atto che l'attuale dirigenza del PD è da un'altra parte rispetto alla sinistra storica (ma anche a quella attuale) italiana e non solo. Si eviti di confondere l'elettorato e i cittadini. Ieri, alle primarie, ha vinto Alessandra Moretti che sarà una dei candidati alla poltrona di presidente della Regione Veneto. Ha vinto dopo sue dichiarazioni raccapriccianti sul fascino, la bellezza (sua e di altre esponenti di primo piano del PD) e, quindi, sulla necessità di andare settimanalmente dall'estetista. Queste caratteristiche sono, a suo avviso, un valore aggiunto determinante per ottenere successo politico ed elettorale. Francamente, però, sembrano del tutto insufficienti per poter governare una regione così importante qual è il Veneto.
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