Le crepe non ci sono più: l'edificio crolla. Come le promesse di Achille Variati
Lunedi 15 Agosto 2016 alle 20:16 | 0 commenti
Nel primo cinquecento, 1539, Lucrezio Beccanuvoli parlava di una "splendida città vicentina" ed erano gli anni nei quali il giovanissimo Andrea di Pietro della Gondola, detto da Gian Giorgio Trissino "Palladio" iniziava la sua luminosa carriera che a Vicenza tanto lustro diede e dà . Ma non fu il solo, tanti altri le hanno dato onore e fama con i loro scritti, tanto che se Padova è città di dottori quella berica lo è di scrittori. Città tranquilla dopo che si era data a Venezia e che tranquillamente coltivava i propri affari, interessi di ogni genere compresi quelli culturali. Una città piccola ma adatta al ben vivere. Questa tranquillità , proseguita nei secoli, ebbe solo nel 1848 un gran scossone, ma era per una grande idealità , quella dell'Unità d'Italia, che si realizzò quasi vent'anni dopo.
La prima e la seconda guerra portarono lutti e distruzioni, ma non ne intaccarono la serena tranquillità . Il 1968 interessò più Valdagno e Schio che non Vicenza tanto che le si addiceva l'antico motto: alia gerunt bella, tu felix Vicetia negotia (gli altri fanno la guerra, tu felice Vicenza fai affari). Una prosperità che nel secondo dopoguerra ha raggiunto livelli enormi e in politica ha espresso il secondo Capo del governo d'Italia, quel Mariano Rumor, di cui la città si è liberata dell'archivio, per dimenticare in realtà il protagonista. Ebbe Rumor amici e diversi nemici anche a casa sua, alcuni degli ultimi con dialettica politica leale, ma altri che non intesero la sua idealità cercarono e cercano più che il potere... le poltrone, alleandosi con chiunque per far lucella (piccoli guadagni).
Chi ebbe modo di conoscere la città berica, che si affidava alla Madonna di Monte Berico, fino al 2008 la considerava bene e si viveva in pace. Ma la pace fu scossa. gruppi, che si dicevano e pure si dicono cristiani, lottarono, in nome della pace dicevano, contro una possibile base americana, che, l'Italia perduta la seconda guerra, aveva quasi l'obbligo di ospitare. Si ideò un parco della pace e un politico, quasi dimenticato dalla città perchè per essa poco aveva fatto negli anni in cui era stato sindaco con cambi di alleanze, cavalcò l'onda e promettendo che a breve si sarebbe fatto il parco e si sarebbero risolti i problemi, fu creduto e così si insediò a Palazzo Trissino. Fu pure rieletto senza nulla aver compiuto, se non l'inaugurare ciò che altri avevano predisposto. Il parco non procedeva che a rilento e così tutto, ma le promesse venivano continuamente elargite anche nei quartieri. Il politico sperava che la tradizione di tranquillità continuasse e che l'assessore alla sicurezza potesse ricevere stipendio senza problemi.
A otto anni dalla presa della pastiglia vicentina, il politico che molto tuona, grida, s'indigna si ritrova una città che non ha eguali nel Veneto. Le promesse non sono mantenute, le vie anche quelle centrali sono sempre più insicure, si deturpano affreschi che raffigurano Gesù Cristo, ma che cosa volete quando in una città si fa spettacolo di una donna che utilizza la croce per piaceri non propriamente santificanti, ma che sono parte di un testo "da approfondire" proferì il sindaco vicentino.
Ma non è solo questo, turbe di mendicanti infastidiscono ad ogni ora del giorno e non sono poveri bisognosi cui provvede la carità , ma spesso arroganti che insultano se non si dà loro qualcosa, che dormono sporcando la città e in particolare il Campo Marzo, dove traffici e spaccio dominano, e che sembra antesignano di quel parco della pace dove si vorrebbe, gestito da opportuna cooperativa, progettare e realizzare avvenimenti nazionali, chissà di che tipo.
Nelle vie verso la periferia gentili "signorine" offrono se stesse, ma vengono, da apposita grida del sindaco, multate, con spreco di personale della politica urbana, di carta, inchiostro e pratiche e nulla si ottiene.
L'elenco è lungo, ma i sostenitori del sindaco, in primo luogo il Partito Democratico, a gran voce dice che non vi sono "crepe", viene da pensare che certo queste non ci sono, perché l'effimero edificio costruito con poca spesa e molte parole (promesse) date in pasto a interessati "capetti" da Achille Variati, non regge più.
Così una bella città non trova pace nemmeno nel futuribile parco, in compenso tanto degrado che, come ben sa il Sindaco, non è solo all'esterno, ma anche all'interno di pubblici edifici.
Chiedere per l'ennesima volta le dimissioni del sindaco e degli assessori e chiedere al partito Democratico di esigerle? Servirebbe a poco, perchè costoro non si volgono mai indietro a verificare se ciò che hanno promesso, sia stato realizzato, ma intendono proseguire, cambiando solo il cognome del reggitore.
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