Bugie con gambe corte e elenco soci lungo: ecco i Montebelluna Papers di Veneto Banca, i Panama Papers al contrario. Diocesi di Treviso perde meno di Ferretto ma più di Trinca con Consoli non pervenuto: Zonin pare un martire
Mercoledi 27 Aprile 2016 alle 23:17 | 0 commenti
Che le bugie abbiano le gambe corte è un vecchio proverbio. Che di bugie le banche, in primis le due Popolari venete, abbiano subissato i loro poveri soci, circa 200.000 in tutto, azzerando di 10 miliardi il loro patrimonio è cosa altrettanto risaputa. Ma, dopo aver creduto alle sue risposte in passato (societarie ma anche su pressioni presunte, ma negate, sui suoi vertici e contro di noi da parte di una dinastia vicentina, vecchia ma non tanto da essere beccata recentissimamente con le mani nel sacco dopo aver evaso 71 milioni di euro), ci sorprende che Veneto Banca, che avevamo sempre immaginato come migliore (meno peggiore?) di altre dica bugie.
Mentre diffonde una nota sdegnata su presunte bugie altrui, che pubblichiamo a parte per distinguere la cronaca dai commenti, "con riferimento... a un esposto presentato alla Procura della Repubblica, a Consob e alla Banca Centrale Europea da parte di un Azionista..." e in cui "Veneto Banca smentisce categoricamente e con fermezza che l'Istituto stia promuovendo la raccolta forzata di deleghe in qualsivoglia modalità ...", ci e vi ricordiamo che il 3 aprile scorso abbiamo pubblicato una risposta della banca trevigiana, che, alla nostra richiesta di sapere perchè non fosse disponibile l'elenco soci in Camera di Commercio, a differenza di quello da noi prelevato e pubblicato sui colleghi "beffati" della Banca Popolare di Vicenza, ci motivò l'attribuzione nella relativa visura camerale del 100% della azioni allo stesso Istituto affermando che la comunicazione alla Camera di Commercio dell'elenco dei soci è "obbligatoria solo entro il mese successivo all'approvazione del bilancio e nel caso che la banca non venga quotata in quel mese", nel qual caso l'obbligo di "pubblicità " decadrebbe.Â
"Ora - scrivevamo, quindi, il 3 aprile di Veneto banca - dovendo approvare il bilancio 2015 il 5 maggio, quando rinnoverà anche il Cda, non ha anticipato la comunicazione dei dati dei soci e probabilmente potrà non farlo visto che entro un mese dal 5 maggio dovrebbe anche quotarsi in Borsa...".
Eppure un elenco soci, forse trasmesso in camera di Commercio, di fatto negato il 3 aprile da Veneto Banca e anzi dichiarato come non necessario, c'è e addirittura più completo, perchè totale, di quello dei 999 soci (998 più uno).
La scritta in cima all'elenco ufficiale, che, incuriositi dalla "stranezza", abbiamo cercato e ottenuto, riporta "Estrazione dati da Libro Soci di Veneto Banca S.p.A. Saldo Possessi al 18/03/2016", con tutti i dati nominativi, fiscali e, soprattutto, di quote possedute.
Sono ben 1.108 pagine di dati, una quisquilia per chi si è "studiato" i milioni di documenti dei Panama Papers ma certo moltissime visto che raccolgono decine di migliaia di nomi.
Uno studio accurato come quello da noi fatto dei "999 soci top di BPVi" ma ancora più rispettoso, perchè ci sono dentro i drammi di tutti i soci e non solo di quelli top, va fatto anche di questi Montebelluna Papers, che pubblichiamo qui.
A differenza dei Panama Papers i Montebelluna Papers non riportano i dati dei ricchi presunti evasori offshore ma certificano i nomi e, per la grandissima parte di loro, i danni subiti da chi, decine di migliaia di poveri cristi, i suoi denari non li aveva nascosti in paradisi fiscali ma pensava di averli messi al sicuro, ma in chiaro, in casse di fiducia.
Poi rivelatesi infermali.
Anche per, ad esempio, per iniziare la lettura dei "beffati" in zona vicentina, per Giancarlo Ferretto che a pagina 56 piange le sue 149.715 azioni (alla fantaquotazione di 39,50 euro pre flop erano 5.913.742 euro) e la Palladio Finanziaria che a pagina 70 contava su 1.862.504 euro per le sue 47.152 azioni.
Tanti altri nomi meriteranno attenzione ma anche qui varie istituzioni senza scopo di lucro, civili e religiose, e la curia non hanno scherzato: la diocesi di Treviso, per esempio, ha direttamente 50.577 azioni per 1.997.791 euro non spesi in tipiche opere di bene, a meno che queste non siano consistite nel contribuire alle retribuzione dei vertici e dei dirigenti che hanno portato la banca al collasso.
L'ex Ad Vincenzo Consoli o l'ex presidente Flavio Trinca ad esempio?
Comunque, leggendo leggendo, se non è un omonimo quello trascritto sull'elenco, Vincenzo Consoli forse per effetto delle transazioni fatte per uscire o per possederle invece con diverse denominazioni, di azioni ne ha solo 1.000 (39.500 eurini) mentre l'ex presidente Flavio Trinca, con gli stessi dubbi di cui prima, di azioni ne ha ben 43.442 che una volta valevano 1.715.959 euro.
Cifre che, se i loro emolumenti e i loro benefit vari precedenti fossero confrontabili con quelli dell'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, fanno apparire addirittura un "martire" Gianni Zonin, che di azioni della BPvi a lui "riconducibili", disse Iorio, ne ha "ben" 74.000 a 62,50 (fu)euro.
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